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Da Moi al Maab tra furti, abbandono e degrado

<<A partire da venerdì 3 aprile prende il via il servizio di accesso controllato alla struttura del mercato ortofrutticolo di via Caracciolo. All’ingresso ci sarà un servizio di sorveglianza per verificare il possesso di dispositivi di protezione e la temperatura degli utenti che frequentano il mercato all’ingrosso. Il servizio di vigilanza sarà effettuato da un’associazione contattata dagli stessi operatori che lavorano all’interno della struttura>>, giurava in piena pandemia l’assessora comunale al Commercio Carla Palone. Niente, o quasi, di tutto ciò. Il servizio controllo mascherine e temperatura c’è stato, è vero, ma è durato solo qualche giorno e non è stato svolto da alcuna associazione contattata da chicchesia, bensì dai volontari del ‘118’. I quali, in ogni caso, sono spariti dall’ingresso di via Caracciolo quasi subito. Eppure ogni giorno, al Moi, entrano centinaia di persone, operatori ma anche abusivi (…e tanti, in barba a quel cartello posto bene in vista all’entrata) che alla prima occasione depredano furgoni e furgoncini lasciati incustoditi all’interno del mercato. I furti di centinaia di cassette ogni santo giorno, ecco un’altra ‘brutta, bruttissima piaga’ del vecchio mercato generale barese di cui nessuno parla e di cui, forse, la Palone nemmeno conosce l’esistenza. Eggià, bisogna gettarsi giù dal letto che è ancora buio e recarsi di persona senza codazzi, all’interno di una struttura ormai troppo vetusta rispetto alle esigenze di un mercato che potrebbe garantire ben altri giri di affari, agli operatori all’ingrosso di Bari, ma anche a quelli al dettaglio, rispetto a mercati che vengono preferiti ogni giorno di più, dagli addetti ai lavori. Ci riferiamo, dopo avere parlato proprio un paio di giorni fa con alcuni operatori, alle strutture più accoglienti e meglio organizzate di Conversano e Fasano, ma anche Monopoli. Tuttavia da via Caracciolo nessuno vuole spostarsi, anche se dal 2009, anno dell’inaugurazione, a oggi il megamercato all’ingrosso (in acronimo MAAB) che dovrebbe soppiantare il mercato generale del capoluogo – costruito anch’esso come tante altre grandi opere in città in piena epoca fascista – è ancora chiuso, a Mungivacca. E a brillare per la sua proverbiale assenza, tanto per cambiare, è l’Amministrazione comunale, per un’opera costata circa 32 milioni euro: sono più di dieci anni che il Comune di Bari dichiara di voler realizzare al MAAB la nuova struttura destinata a sostituire il fatiscente MOI di via Caracciolo. Poi nei fatti si muovono solo parole, impegni e promesse su giornali e tv locali. Per capire meglio, bisogna sapere che la struttura del mercato inaugurato e mai entrato in funzione a Mungivacca contava altri sedici box realizzati con il Primo lotto e avrebbe dovuto prevedere, quindi, altri due lotti con la realizzazione di successivi trentadue box di uguali dimensioni. Almeno fino ad ottantaquattro box per un totale di 54 milioni di euro. Insomma, di tutte queste chiacchiere, per cui le Opposizioni della precedente Consigliatura hanno anche scritto al Prefetto, resta solo un presunto danno erariale per una struttura pagata a peso d’oro e mai aperta. Una struttura più volte vandalizzata e sempre ripristinata, nella speranza che potesse veder luce. Non ultimi i ladri del rame che hanno divelto tutta la rete elettrica del Mercato. Ma negli anni, nonostante tutto questo, non è stato individuato alcun responsabile per l’utilizzo di questi fondi europei, nessun responsabile per lo sperpero di risorse pubbliche dovuto alla gestione di una struttura chiusa, ma con bilanci sempre in rosso. Nel frattempo il MOI cade a pezzi e anche lì manca la strategia sullo storico mercato generale barese, ma manca anche la dignità del luogo abbandonato al completo degrado.

Francesco De Martino


Pubblicato il 21 Luglio 2020

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