Primo Piano

Da “Realtà” a “illusione”, il sogno svanito di Oliveri

Da “Realtà” a “Illusione”. E’ questa la rappresentazione ironica con cui alcuni addetti della politica locale definiscono ormai il partito civico fondato qualche anno fa dall’ex consigliere regionale barese Giacomo Olivieri, eletto in Forza Italia nel 2005 e poi nell’Idv nel 2010. Infatti, tale formazione civica trasversale allo schema bipolare di centrodestra e centrosinistra (che alle amministrative baresi del  2014 ebbe forse più di alte liste un ruolo determinante per la vittoria a sindaco di Antonio Decaro e, quindi, dello schieramento di centrosinistra) nonostante il buon risultato politico conseguito con l’elezione di ben 3 consiglieri nell’aula “Dalfino”, in meno di 24 mesi è sublimata, sia a livello di peso che di incisività politica, in quasi tutti i consessi istituzionali dove è presente con propri rappresentanti. E tale situazione ora è fin troppo evidente anche al Comune di Bari, dove la formazione civica di Olivieri è presente, ma evidentemente solo come sigla politica perché come compattezza è ormai ridotta ai minimi termini. Infatti, alla luce dell’ultima seduta di consiglio, pare di capire che financo il rappresentate di Ri in giunta, Vincenzo Brandi, non risponda più al suo gruppo di emanazione politica, oltre che sicuramente al patron della sigla, Olivieri per l’appunto. Come si ricorderà, nel 2014 il gruppo di Ri era addirittura passato da 3 a 4 consiglieri, avendo acquisito sin dalla prima seduta di consiglio un esponente, Vito Lacoppola, eletto con il partito di Angelino Alfano nelle fila del centrodestra, ottenendo successivamente (evidentemente anche per il numero di componenti del gruppo) la delega di vice sindaco per il proprio assessore Brandi. Lo stesso che nella seduta consiliare di giovedì scorso è stato duramente attaccato dal capogruppo di Ri, Alessandra Anaclerio, per la sua recente ambigua collocazione nello scenario politico comunale. Infatti Anaclerio, sapendo di non poter contare sull’esito positivo di una pur possibile mozione di sfiducia all’assessore ancora di Ri (sulla carta), si è limitata a chiedere le sue dimissioni. Infatti, il capogruppo di Ri dopo aver premesso che la posizione del vicesindaco Brandi non è più chiara, avendo appreso dalla stampa della nomina a coordinatore cittadino di Bari della formazione di “Centro democratico” del consigliere del terzo Municipio, Domenico Derenzo, che ha dichiarato di essere stato avvicinato al movimento dal coordinatore nazionale di tale sigla politica, un tale Vincenzo Brandi. Per cui Anaclerio ha invitato il vice di Decaro a chiarire la sua posizione, ricordandogli pubblicamente nella seduta di consiglio che il suo nome non è stato scelto dal sindaco “perché tecnico e idoneo professionalmente a rivestire il ruolo che oggi ha”, ma perché è stato il partito di Ri a suo tempo ad indicarlo. “La sua nomina è politica, non tecnica” ha ribadito in aula giovedì scorso l’esponente consigliare di Ri, che ha poi concluso esortando che “qualora dovesse confermare la sua appartenenza al Centro democratico, che si dimetta dal suo incarico”. Ma Brandi, che a dimettersi evidentemente non ci pensa minimamente, non si scompone affatto. Infatti, né chiarisce la propria attuale posizione politica, né tantomeno smentisce le notizie di stampa riferite dal capogruppo di Ri o ne accoglie l’invito a lasciare l’incarico. Anzi, Brandi replica alle sottolineature politiche di Anaclerio con una risposta che, a giudizio di qualche fine addetto ai lavori della politica, sembra più una sfida a Ri che una giustificazione delle sue “non dimissioni” e dichiara: “Sono il vicesindaco e ho un dovere nei confronti di chi mi ha votato e del sindaco Antonio Decaro che mi ha conferito questo incarico. Continuerò quindi a dare corso al mio mandato, finché il sindaco non lo riterrà opportuno”. In effetti il vice di Decaro, per permettersi di ignorare tutte le richieste del capogruppo di Ri, sa per certo evidentemente che 3 dei 4 consiglieri comunali di Ri (Giuseppe Neviera, Vito Lacoppola e Giuseppe Di Giorgio) sono apertamente schierati a difesa della giunta, pur essendo il leader della sigla che rappresentano, Olivieri per l’appunto, posizionato invece da tempo su un fronte critico.  Per cui il patron di Ri, che, oltre ad essere il fondatore del partito, è stato anche l’inventore di Brandi come segretario politico cittadino prima e poi consigliere comunale della suddetta formazione civica, sa bene che il gruppo da lui messo su nel 2014 nell’aula “Dalfino” è una forza che evidentemente non risponde più ai suoi ordini, in quanto 3 dei 4 consiglieri probabilmente non lo hanno seguito politicamente nell’alleanza con il sottosegretario barese al Lavoro, Massimo Cassano, del partito di Ap-Ncd. Quindi, l’attuale gruppo di Ri nel consiglio comunale barese è per Olivieri più una presenza virtuale che reale, potendo contare in un’eventuale fronda a Decaro quasi sicuramente solo sul capogruppo Anaclerio e non anche sugli altri 3 esponenti. Anzi, è pure possibile che, in caso di forzatura, Ri resti seppure con un solo consigliere comunale, Anaclerio per l’appunto, perché gli altri 3 sono come numero autosufficienti per costituire un nuovo gruppo consigliare. Pertanto all’ex consigliere regionale, forzista prima e dipitrista dopo, fondatore e leader di Ri non resta che prendere atto dei tanti suoi errori commessi nelle scelte anche dei nomi da mandare avanti politicamente, per rappresentare il suo movimento civico trasversale, e leccarsi le ferite fino alla prossima tornata elettorale amministrativa, se il suo movimento civico sopravviverà alla sua attuale sublimazione. Infatti Olivieri, da ex militante della vecchia Dc vicino al defunto leader pugliese Vito Lattanzio, avrebbe dovuto sapere che, soprattutto in politica, per certi personaggi vale l’antico detto “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. E lui se per Decaro, dopo essere stato determinante alla sua elezione a sindaco, era obbligato a fidarsi, per chi doveva mettergli a fianco avrebbe dovuto fare una scelta più oculata e meditata. Pensando magari a se stesso, che alle primarie del centrosinistra per il candidato  sindaco, nel febbraio del 2014, con la sola sigla di Ri si era classificato appena qualche mille voti in meno di Decaro, sostenuto dal Pd e da tutte le altre sigle del centrosinistra barese. Ora, infatti, è troppo tardi per tale indicazione. Ma, forse, non per cambiare idea e strategia. 

Giuseppe Palella  


Pubblicato il 11 Giugno 2016

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio