Cultura e Spettacoli

Da una sponda all’altra

 

A Bari si dice anche: ‘da la vocche o muss’, per indicare una distanza modestissima fra cose, idee o fatti. Il modo di dire ha un sinonimo: ‘da ddò, dà’.” ‘Nobilitato in un ‘Da do da’ che fa tanto filastrocca-scioglilingua per bambini, l’antico detto nostrano è stato elevato a titolo di un film di Nico Cirasola. Realizzato nel 1994 e sceneggiato da Lucia Roma, Vito Riviello e dallo stesso Cirasola (nell’immagine, un fotogramma), ‘Da do da’ è una delle pochissime pellicole girate in Puglia a ‘trazione’ interamente pugliese. Classificato come appartenente al genere fantastico, ‘Da do da’ è film imprendibile come pochi. La storia è questa: Curioso dell’umanità, ogni cento anni Giove si veste di spoglie mortali e scende tra gli uomini. Nella seconda metà del Novecento elegge la Puglia a territorio d’indagine. Concupiscente e immaturo come da tradizione, il padre degli Dei s’innamora di Asteria, con cui poi copula. In realtà la tipa è l’incarnazione della Statua della Libertà (il che spiega perché ‘The Star Spangled Banner’ sia tema musicale ricorrente). Allertata da un’indovina, la gelosissima Giunone incarica gli indigeni, cioè noi, di cui è ben nota la fama di ladruncoli-traslatori di far sparire la statua-rivale… L’idea di partenza, calare l’Olimpo in una dimensione pugliese-casareccia, è abbastanza originale. Tanto per non smentirsi Cirasola sviluppa (rovina, secondo alcuni critici) lo spunto a modo suo muovendosi tra surrealità e goliardia. Un Olimpo da luna-park, che occhieggia al carnevale (di Putignano) viene qui irriso al punto che certe ingenuità possono passare per accettabili acuti demenziali. Qualche trovata buffa fa perdonare parte dei limiti strutturali. Il folto cast rende nella misura in cui viene diretto. Va riconosciuto a Cirasola il merito d’aver ben ambientato le cose scansando i luoghi comuni della Puglia e della pugliesità. Dunque, niente mozzarelle e caciocavalli, cattedrali e castelli, grotte e trulli. A fare da sfondo all’ennesimo braccio di ferro tra i più litigiosi coniugi del Mito è la Puglia delle glabre ondulazioni murgiane, delle marine dell’ostunese ricche di macchie e calette, delle masserie in abbandono invece che restaurate a beneficio di riccastri, convegnisti e neo sposi in vena di grandeur. Resta infine da spiegare il perché di quel titolo. Il sottotitolo recita:  ‘Da una sponda all’altra’, con evidente riferimento a questo migrare dal mondo degli Dei a quello degli uomini. Cosa li separa, un abisso? Il Mito (che mette a nudo le miserie dell’Olimpo) suggerisce che a separare i due mondi sia invece un sottilissimo diaframma. E allora ‘da ddò, dà’ ci sta tutto.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 8 Dicembre 2020

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