Cronaca

E’ morto Giuseppe Polititi, presidente nazionale Cia fino a febbraio scorso

E’ deceduto mercoledì sera in una clinica di Bitonto, all’età di sessantaquattro anni, una figura conosciuta del comparto sindacale agricolo italiano, Giuseppe Politi, fino allo scorso febbraio presidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori (Cia), la nota organizzazione nazionale degli imprenditori e produttori agricoli di area riformista fondata nel dicembre del 1977 e guidata per quasi un ventennio dall’ex deputato socialista campano Giuseppe Avolio. Con Politi scompare un personaggio che ha caratterizzato in maniera tangibile l’agricoltura italiana ed europea degli ultimi dieci anni. Infatti Politi, che ha trascorso l’intera sua carriera professionale al servizio della Confederazione fondata da Avolio, è sempre stato impegnato in un ruolo di raccordo tra tutela del reddito degli agricoltori ed esigenze di sviluppo nell’ambito di un’economia globale nella quale grande industria e finanza tendono a fare la parte del leone nei confronti del settore primario. Per tale ragione – ricorda la stessa Cia in una nota biografica di commemorazione – l’impegno del compianto ex presidente Polititi “era costantemente teso a valorizzare il ruolo dell’impresa agricola nel contesto economico e produttivo, ma anche a far crescere il settore e con esso l’intero sistema agroalimentare”. A Politi – ricorda sempre la Cia – vanno ascritti, in particolare, due grandi meriti. Il primo di autoriforma dell’Organizzazione sindacale di categoria, da lui guidata al massimo livello  dal luglio del 2004 a febbraio 2014, con il compimento del progetto, avviato nel 1992, di mettere gli imprenditori agricoli alla guida direttamente della Confederazione di cui fanno parte ed il secondo per la costituzione di “Agrinsieme”, organo di coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane dell’agroalimentare. Questi, infatti, sono stati i due più importanti obiettivi che Politi ha perseguito con fermezza e ostinazione nel corso dei suoi mandati da presidente nazionale della Cia. Ad onor di cronaca ricordiamo pure che Politi era pugliese, nativo di San Pietro in Lama (Lecce) dove agli inizi degli anni Settanta, per un breve periodo, era stato consigliere comunale del Psi e vice sindaco del paese d’origine. Nato nel gennaio del 1950 da una famiglia di coltivatori diretti, si laureò all’Università di Bari in Scienze politiche e durante l’esperienza politica nel Psi ebbe modo di conoscere il deputato socialista Claudio Signorile, che nel 1977 da vice segretario nazionale del partito lo mise in contatto con Avolio, esponente di spicco dell’associazione sindacale “Alleanza contadini” e che proprio in quel periodo si stava adoperando per l’unificazione  delle rappresentanze rurali di sinistra a matrice social comunista. Dall’unificazione delle Organizzazioni agricole collaterali a Psi e Pci nacque, come è noto, la Confederazione italiana coltivatori (Cic), da cui è poi nata, nel giugno del 1992, l’odierna Cia. E Politi sin dall’inizio entrò a far parte di questa nuova Organizzazione voluta da Avolio non solo per fronteggiare il blocco tradizionalista e conservatore rappresentato in maniera compatta dalla “Coldiretti” di Bonomo e Lobianco, ma anche per meglio organizzare la rete di assistenza e servizi che le originarie Organizzazioni contadine di sinistra avevano sul territorio nazionale e, soprattutto, la loro presenza nei diversi consessi istituzionali in cui avevano diritto di rappresentanza. Politi nonostante la giovane età fu scelto nel 1977 per ricoprire il ruolo di presidente pugliese della Cic e da allora si dedicò stabilmente all’attività associazionistica e sindacale in agricoltura, abbandonando necessariamente la vita attiva di partito, pur rimanendo sempre fedele agli ideali e principi in cui credeva. Comunque la sua vita professionale, soprattutto da quando era giunto al vertice nazionale della Cia, si è caratterizzata nel segno dell’unità del mondo sindacale agricolo e, quindi, per un effettivo superamento degli steccati ideologici del settore e che lo avevano caratterizzato ai tempi della Prima repubblica. Durante gli anni della presidenza nazionale Politi è per due mandati, vicepresidente del Copa (Comitato delle organizzazioni agricole europee) e membro dell’Oma (Organizzazione mondiale degli agricoltori), con incarico ai rapporti con i paesi del Bacino mediterraneo. In Italia è stato membro del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), componente del Consiglio di Amministrazione di Unisalute, del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto “Alcide Cervi” e del Consiglio di Amministrazione Unipol Banca. Nel marzo del 2014 l’Accademia dei Georgofili di Firenze (dove nel 2013 tenne un’interessante lettura sul ruolo dell’agricoltura nel mondo) lo ha nomina accademico. Politi è stato anche collaboratore di diversi giornali specialistici del settore agricolo ed autore di alcuni libri e saggi sul settore, oltre che di un testo sulla storia della Confederazione che rappresentava. Alle politiche del 2008 l’allora segretario del Pd, Valter Veltroni, offrì a Politi un posto sicuro per l’elezione a deputato nelle liste del partito, ma lui declinò l’invito per continuare a svolgere il suo lavoro e per rimanere coerente con l’attività svolta, finalizzata all’effettiva indipendenza delle rappresentanze sindacali dai partiti e dall’azione di governo od opposizione a questo. Con Politi scompare certamente la figura di un grande protagonista pugliese del mondo sindacale rurale italiano, oltre che il personaggio lascia un’eredità importante per la Cia, nella cui storia ha ricalcato un’orma indelebile. E nel contempo un vuoto notevole nel futuro delle relazioni e collaborazioni intersindacali del comparto agricolo nazionale ed europeo. La cerimonia funebre si terrà oggi pomeriggio a San Pietro in Lama e sarà celebrata da don Luigi Ciotti.        

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 1 Agosto 2014

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