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Edilizia giudiziaria, il vero buco nero è l’ipotesi del polo unico alle casermette

A Bari inseguire il mirabolante sogno di un unico “Polo edilizio” in cui allocare tutti gli Uffici giudiziari cittadini è il “buco nero” che negli ultimi trent’anni ha portato utenti ed operatori di giustizia (magistrati, avvocati, funzionari di cancelleria, ecc.) all’attuale situazione di disagi, che vede l’esercizio delle funzioni giudiziarie sparse in ben otto sedi sul territorio, di cui alcune anche in due Comuni, Bitonto e Modugno, limitrofi al capoluogo. E questa, infatti, è la conclusione a cui è giunto il dibattito pubblico promosso dal comitato civico “Giustizia al Libertà “ (GaL), svoltosi ieri (ndr – per chi legge giovedì) nell’aula a disposizione dell’Ordine degli avvocati, al sesto piano del Tribunale di piazza Enrico De Nicola, nel cuore dello storico quartiere Libertà di Bari, ed avente  – per l’appunto – a tema: “L’accorpamento delle sedi della Giustizia al Libertà”. L’incontro di ieri, organizzato dal Comitato di professionisti e comuni cittadini baresi che da anni si batte per il mantenimento ed il potenziamento degli Uffici giudiziari nel quartiere Liberta, è stato aperto dal presidente dell’Ordine degli avvocati di Bari e provincia, Giovanni Stefanì, che, dopo i saluti di rito ed una breve introduzione al tema, ha lasciato spazio al coordinatore del Comitato organizzatore, il professor ed avvocato Nicola Colaianni, a cui sono poi seguiti nell’ordine quelli dei relatori, l’avvocato Giovanni Di Cagno, l’architetto Arturo Cucciolla e l’ingegner Raffaele Coniglio, dirigente della Ripartizione industriale del Comune di Bari fino al 2001, che per anni in passato è stato il rappresentante tecnico dell’Amministrazione barese nell’apposita Commissione di manutenzione istituita presso la Corte d’Appello del Tribunale di Bari.  Come si ricorderà, il comitato “Giustizia al Libertà” segue da anni l’annosa problematica dell’edilizia giudiziaria barese, chiedendo il recupero sia di alcuni immobili di proprietà pubblica presenti nello storico quartiere e già in uso alle funzioni giudiziarie, sia di altri edifici pubblici ivi esistenti, ma attualmente in abbandono o sottoutilizzati, e che invece potrebbero essere anch’essi utilizzati per lo svolgimento delle funzioni giudiziarie, senza che queste vengano spostate in altro quartiere più periferico della città e, per altro, già o sovraccarico di altri servizi pubblici, oltre che intasato di traffico e non sufficientemente attrezzato, dal punto di vista urbanistico e viario, per ospitare nuove mega strutture giudiziarie, come invece vorrebbe fare l’amministrazione Decaro con la sua proposta di “Polo unico” della Giustizia al quartiere Carrassi, sull’area delle ex caserme militari “Milano” e “Capozzi”. E la richiesta dell’Associazione “GaL” di una soluzione “Arcipelago” della Giustizia anziché di un Polo unico è non soltanto di ragioni di carattere storico-sociale che suggerirebbero di non svuotare un contesto semicentrale già adesso in condizioni precarie sotto diversi aspetti, ma anche di carattere pratico e temporale, oltre che – ovviamente – di natura economico, per il consistente risparmio di denaro che comporterebbe per le casse pubbliche, a parità di superfici utili complessive a servizio della Giustizia barese. Infatti, hanno sostenuto i relatori di “Giustizia al Libertà”, per risolvere effettivamente in tempi rapidi il problema dell’edilizia giudiziaria cittadina occorre conciliare esigenze di varia natura. Ossia, allocazione dignitosa per la funzione ed i suoi operatori, consona per gli utenti, ma anche fattibile da un punto di vista economico e realistica in base ai tempi di realizzo ed alle disponibilità finanziarie immediate. E per fare ciò l’unica soluzione possibile  – hanno spiegato i relatori – è mantenere l’utilizzo del Palazzo di Giustizia di piazza De Nicola, che con i suoi 33mila mq di superficie è tutt’ora una delle sedi migliori di Tribunale a livello nazionale, per la solo Giustizia civile, a cui si dovrebbe affiancare la realizzazione di un secondo Palazzo di Giustizia in corso della Carboneria, sempre nel quartiere Libertà ed ad appena 200mt da piazza De Nicola, di 60mila mq e già dotato di un progetto definitivo, costato ben 6 milioni di Euro ai contribuenti, perché già pagato dal Comune di Bari. Un secondo Palazzo, quest’ultimo, che potrebbe quindi essere realizzato nel giro di qualche anno e con costi assai più contenuti di quelli che invece servirebbero per il “Polo” alle ex casermette di Carrassi e che servirebbe solo per la Giustizia penale. E nell’eventualità, poi, di voler una sede a se stante per la Procura della Repubblica, ci sarebbe anche la possibilità di riprendersi dall’INAIL il Palazzo di via Nazarianth, una volta messo in sicurezza ed a norma. Ipotesi, questa, che probabilmente darebbe anche la possibilità al Ministero della Giustizia di chiudere rapidamente ed a condizioni forse anche vantaggiose il contenzioso tutt’ora pendente con l’Istituto di Stato proprietario di quell’edificio. Come sede definitiva del Tribunale dei Minorenni, attualmente ospitato in un edificio privato di circa 4mila mq in via Tommaso Fiore, il comitato di “GaL” suggerisce l’antico Palazzo sede un tempo della Procura e del Tribunale Militare, situato in via San Francesco D’Assisi, di circa 12mila mq complessivi. Mentre per l’Archivio giudiziario e gli Uffici del Giudice di Pace attualmente allocati anch’essi in un immobile privato al quartier San Paolo di Bari, la soluzione proposta da “Gal” è quella di utilizzare uno dei tanti immobili pubblici presenti sempre al Libertà, ma ora abbandonati o sottoutilizzati. Soluzioni queste che, è stato sottolineato da tutti i relatori, sono non solo a portata di mano, ma sarebbero anche economicamente di molto più vantaggiose rispetto all’odierna e mirabolante proposta dell’Amministrazione Decaro di realizzazione di una “Cittadella della Giustizia” a Carrassi. D’Altronde, è stato rilevato dall’avvocato Di Cagno, in tutta Italia (tranne che a Firenze) non c’è alcuna città con una sede giudiziaria unica. Ma le responsabilità dell’attuale situazione barese – ha rilevato lo stesso Di Cagno – non sono soltanto politiche, delle diverse Amministrazioni che a Bari si sono succedute dal 1988, ma anche di alcuni vertici locali della Magistratura, che nel corso degli anni passati hanno sottovalutato il problema e talvolta financo trascurato le manutenzioni ordinarie e straordinarie al Palazzo di piazza De Nicola, perché si pensava ad “Polo” unico per la Giustizia barese. Nel frattempo sono andate anche perse risorse economiche consistenti e già disponibili  (vedi, ad esempio, 87 miliardi di vecchie Lire agli inizi degli Anni Duemila, per costruire un secondo Palazzo di Giustizia, o 5 milioni di Euro pronti dal 2008 ed fortunatamente ancora disponibili, per la messa in sicurezza ed a norma del funzionale e tuttora funzionante Palazzo di piazza De Nicola). L’ingegner Coniglio, in fine, ha evidenziato l’assenza di un vero e proprio studio di fattibilità per la soluzione del “Polo” unico perorata dall’attuale Amministrazione comunale, che è invece in possesso solo di due step di fattibilità, che però non contengono affatto alcuna comparazione tra le diverse soluzioni possibili. Mentre – ha sottolineato lo stesso Coniglio – esiste dal 2008 un atto del Comune che approva la soluzione “Arcipelago” della Giustizia al Libertà come la migliore possibile per risolvere il problema, sulla base di un’analisi congiunta effettuato all’epoca da un’apposita Commissione tecnica composta da esponenti del Comune stesso, della ex Provincia di Bari e della Regione. Non è sfuggito ai presenti l’assenza all’incontro-dibattito (almeno a livello si solo ascolto) di un rappresentante istituzionale dell’Amministrazione barese. A conclusione, uno dei presenti fra il pubblico ha chiesto (ricevendo subito dopo anche un caloroso applauso dalla platea): “Fino a quando Bari deve essere ostaggio delle lobby edilizie ed iper-speculative?” Ma questo è, quasi sicuramente, il motivo vero per cui nel capoluogo pugliese non si riesce da ben 31 anni a risolvere un problema che nel giugno scorso,  verosimilmente, – come si ricorderà – ha fatto ridere tutta l’Italia, per  una “Giustizia amministrata sotto le tende”. Per cui l’interrogativo è sempre lo stesso. Ossia, quanto tempo ancora dovrà trascorre affinché Bari risolva definitivamente il problema degli spazi per Amministrare dignitosamente e comodamente la Giustizia? Problemi, come è noto, presenti già dalla prima metà degli Anni Ottanta del secolo scorso e tuttora non solo irrisolti, ma addirittura peggiorati al punto da ricorrere la situazione emergenziale.

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 7 Marzo 2019

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