Cronaca

Ferrovia Bari-Torre a Mare: quella tratta con variante del mistero

Una storia infinita quella del collegamento ferroviario tra Bari/Sud e l’ex frazione di Torre a Mare. Anzi, una “storia italiana” densa di domande ancora senza risposta e documenti introvabili o, come dice qualcuno, secretati. Di certo Rosa D’Amato, Eurodeputata del gruppo ‘Greens/EFA’ ha deciso di acquisire l’intero carteggio riferito a quei lavori… un carteggio tuttora incompleto! La D’Amato, per essere più precisi, ha chiesto l’acquisizione del fascicolo relativo a varianti e progettazione, giusto per capire meglio i passaggi previsti dall’iter burocratico. <<Per coglierne gli aspetti rilevanti ed eventualmente mettere a fuoco ciò che non va>>, ha chiarito l’europarlamentare, anche perché si parla di fondi europei, ricalibrati sotto la onnipresente voce Pnrr. <<Fondi pubblici, soldi di tutti>>, insiste lei. Andiamo per ordine, partendo dalla richiesta alla Regione Puglia copia di verbale della conferenza dei Servizi del 2009 dove si discuteva d’una variante in pratica ancora aderente alle aspettative “ambientaliste” di cittadini che, legittimamente, agivano e agiscono a tutela dell’interesse collettivo. Una variante poi superata (…ma perché?) da quella poi divenuta cardine del progetto e dunque bisogna capire bene le ragioni di questo presunto cambio di passo. Anche alla luce della bocciatura a opera del Tar/Puglia che, accogliendo il ricorso di alcuni cittadini, al momento ha bloccato tutto. Insomma, serve un verbale che, però, nessuno finora ha tirato fuori. <<Abbiamo anche fatto richiesta di accesso agli atti della Presidenza del Consiglio (Cipe) ma ci è stato risposto che la conservazione di quei documenti è di competenza del Ministero del Trasporti. A sua volta, il Ministero ci ha risposto che in realtà è la Rete Ferroviaria Italiana a dover integrare la documentazione in possesso… del Ministero. In attesa che questa linea burocratica Bari-Roma, e ritorno, le carte trovino il giusto incrocio… ecco una breve ricostruzione dei fatti sostenendo ovviamente le tesi dei ricorrenti che muovono la loro azione a tutela del paesaggio e dei cittadini che in quella tratta ferroviaria intravedono più danni che benefici. Istanza legittima, non a caso i giudici hanno ordinato lo stop>>, incalza ancora Rosa D’Amato. Ora di questa vicenda se ne occuperà il Consiglio di Stato, che dovrà approfondire un’opera  ora finanziata anche dal Pnrr. Una decina di anni fa risultava finanziata dal Cipe (delibera n.104 del 2012). E’ il nodo ferroviario di Bari,  precisamente la tratta Bari Centrale – Bari Torre a Mare e in ballo -come detto – c’è una bella fetta di fondi europei. Per la precisione parliamo di un finanziamento da 391 milioni di euro, di cui 204 garantiti infatti dal Pnrr. Una partita che coinvolge un nutrito gruppo di enti pubblici, da Rete Ferroviaria Italiana, Regione Puglia, a Ministero della Cultura, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero delle Infrastrutture, Soprintendenza Archeologica Belle arti e Città Metropolitana. Gli aspetti da approfondire maggiormente sono quello urbanistico e trasportistico che esprimerà cambiamenti a sud di Bari in direzione Torre a Mare, liberando dai binari le zone di Japigia e Madonnella. Ma anche l’aspetto ambientale-paesaggistico, ovvero l’impatto pesante che l’opera potrebbe rappresentare su un’area di valore anche storico e archeologico come Lama San Giorgio. E’ comunque tutto fermo perché il Tar/Puglia con una decisione che ha avuto parecchio clamore ha accolto il ricorso di chi si oppone alla realizzazione (tra questi l’associazione Vedette della Lama che mi ha posto il caso) invitando a «valutare altre soluzioni in area Lama San Giorgio» Ora la parola passa al Consiglio di Stato. I giudici amministrativi di primo grado hanno infatti annullato l’autorizzazione paesaggistica della Regione Puglia e quindi la deliberazione di Giunta Regionale del 15 febbraio 2022, n. 130 (Infrastruttura strategica ai sensi della legge 443/2001. Nodo di Bari: Bari Sud, tratta Bari Centrale – Bari Torre a Mare) non è più efficace. Ed è un fatto importante perché si tratta dell’autorizzazione che ha dato il via alla progettazione Rfi chiamata “Variante 3SF”. Una variante dai contorni fin troppo incerti, ancora da chiarire.

Francesco De Martino


Pubblicato il 15 Dicembre 2022

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