Cronaca

Foci, canali e scarichi illegali sul banco degli imputati

Giunta alla sua 27esima edizione, Goletta Verde, la storica imbarcazione ambientalista di Legambiente, continua la sua incessante navigazione tra i mari d’Italia, con lo scopo di difendere il nostro immenso patrimonio marino e costiero, contro i pirati del mare, contro la speculazione edilizia, contro l’abusivismo e le trivellazioni petrolifere. Dunque, sono stati presentati i dati relativi alla Puglia: sono 13 sui 20 esaminati, i punti risultati critici nella regione, secondo quanto emerso dalla fotografia sulla qualità delle acque regionali. Dieci campioni tra questi, sono risultati fortemente inquinati. “Le zone a rischio sono ancora una volta quelle vicino ai depuratori o a foci di fiumi e torrenti. E’ stata rilevata una mancata depurazione – ha spiegato Stefano Ciafani, Vice presidente di Legambiente – soprattutto nei Comuni dell’entroterra, che purtroppo utilizzano fiumi e canali come fossero discariche. Il nostro monitoraggio conferma quanto già emerso dai dati dell’Istat, secondo cui la Puglia con il 60%, è la quartultima regione d’Italia per percentuale di popolazione, servita da un efficiente servizio di depurazione. Si tratta di un dato inferiore alla già modesta media nazionale del 76% ed addirittura più basso del 66%, su cui si attestano le altre regioni del Sud e le Isole. Dei 109 comuni italiani oggetto della recente condanna da parte della Corte di Giustizia Europea – sottolinea il vice presidente Ciafani – sei ricadono in Puglia. Le gravi carenze del sistema di depurazione, non solo danneggiano ambiente e salute, ma impongono al nostro Paese e quindi alle tasche di tutti noi cittadini, il pagamento di multe salatissime con soldi pubblici che vorremmo invece investire in cantieri per il trattamento dei reflui fognari. E’ prioritario intervenire in maniera finalmente efficace anche nell’interesse del settore turistico, perché tutelare l’ambiente e la qualità del mare, è condizione indispensabile ad uno sviluppo sostenibile di quest’attività cruciale per l’economia pugliese”. I sei Comuni fuorilegge che hanno contribuito alla condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea, per il mancato rispetto della direttiva 91/271/CE sul trattamento delle acque reflue, sono Casamassima, San Vito dei Normanni, nel brindisino; Casarano, Porto Cesareo, Supersano e Taviano in provincia di Lecce. La metà di questi ha ricevuto la condanna più grave, in quanto manchevoli di fognature. Il nuovo servizio “SOS Goletta”, inoltre, ha svolto un importante ruolo nell’individuazione delle zone a rischio, offrendo la possibilità ai cittadini di segnalare gravi problemi legati all’inquinamento delle acque, telefonicamente o via mail. “Se tutti i cittadini pugliesi leggessero i nuovi dati raccolti da Goletta Verde, si renderebbero finalmente conto delle profonde problematiche e della gravità dell’attuale situazione ambientale. Non voler aprire un depuratore è come non voler aprire un ospedale, ma oggi noi siamo chiamati a salvaguardare l’ambiente e a riportare in salute le acque della nostra regione. In Puglia, non avendo molti fiumi e torrenti, dobbiamo sfruttare molto di più i depuratori. Una delle piaghe più profonde della nostra regione – ha dichiarato Fabiano Amati, assessore alle Opere pubbliche e Protezione Civile – è legata agli scarichi abusivi, alle cattive abitudini ed è proprio su questo che dobbiamo impegnarci notevolmente di più”. I biologi di Legambiente hanno dunque  rilevato la presenza di situazioni critiche diffuse su tutto il territorio regionale, a partire dal capoluogo, dove, “Pane e Pomodoro”  si riconferma per l’ennesima volta anche quest’anno come punto inquinato. Valori batteriologici superiori ai limiti di legge, sono stati riscontrati in cinque punti campionati nella provincia di Taranto; in tre punti nella zona di Brindisi; tre nella provincia di BAT e, in provincia di Foggia, nel comune di Zapponeta, in località Foggiamare-Lido Rivoli, presso la foce Torrente Carapelle, la situazione di certo non migliora. Anche l’Arpa ha dato il suo contributo, monitorando in particolar modo le zone balneabili della costa pugliese. Si è evinto che circa l’85% delle coste sono destinate alla balneazione, di cui il 98% sono in ottime condizioni; lo 0,8% in buone condizioni; lo 0,7% in condizioni sufficienti e lo 0,4% in scarse condizioni. “Il monitoraggio avviene mensilmente da aprile a settembre. Per comprendere se una zona è balneabile o meno, occorrono circa 4 anni di costante monitoraggio. In Puglia, vi sono 674 tratti distinti in cui c’è il divieto di balneazione, anche se molto spesso, i cittadini non rispettano tale divieto” ha spiegato Massimo Blonda, direttore scientifico di Arpa Puglia. Gli obiettivi che si vorrebbero raggiungere sono tanti, primo fra tutti quello di recuperare e riqualificare quelle zone dove vige il divieto di balneazione, oltre ad una maggiore sensibilizzazione non solo dei cittadini, per mezzo di un’informazione più capillare, ma anche un maggiore rispetto da parte degli stessi Comuni, che troppo spesso non espongono i cartelli di divieto. E’ una battaglia da vincere contro un tendenza tutta italiana, difficile da scardinare.

Nicole Cascione


Pubblicato il 1 Agosto 2012

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