Cultura e Spettacoli

I saccheggiatori, i nemici dei relitti

Tre giorni fa, sul fondale sabbioso dell’Area marina Protetta di Porto Cesareo, grazie all’attenzione di un pescatore professionista è stato individuato un relitto del XII o XIII secolo. Dalle prime valutazioni degli archeologi subacquei l’imbarcazione, quasi interamente in legno, è lunga una ventina di metri e larga meno di cinque. Era un procaccino, una fusta o una galeotta? Chiamato anche brigantino, il procaccino era una nave piuttosto veloce, pensata per servizi di scorta e di trasporto ; il suo nome derivava dall’essere particolarmente adatta alla guerra di corsa, ovvero l’attività svolta da corsari nell’interesse del Governo che li assoldava. Gli altri due modelli erano varianti della galea (per dimensioni, il procaccino si collocava fra galea e galeotta). Pur armate di vela latina, entrambi procedevano a remi (due file di banchi a uno o due rematori). Per la sua maneggevolezza la fusta era utilizzata principalmente per il controllo costiero e, occasionalmente, per la guerra di corsa . La galeotta, invece, aveva funzioni diverse : poiché per ragioni di spazio non poteva imbarcare un contingente di soldati, in caso di necessità l’equipaggio passava dai remi alle armi ; ciò faceva della galeotta una preziosa unità di ‘pronto intervento’. Il relitto di Porto Cesareo era un nave della Serenissima o dei pirati barbareschi?  E a mandarla a fondo fu una tempesta, una collisione o un ben centrato fuoco di artiglieria? Le ricerche che a breve verranno avviate consentiranno di rispondere ad alcune di questi appassionanti interrogativi. Purché quei resti rimangano al posto loro… Il pericolo in questi casi ha il nome peggiore : saccheggiatori. Non tutti manifestano la stessa sensibilità dinanzi ad un relitto, che sia una nave oneraria romana o un incrociatore dell’ultima guerra. Se per alcuni un relitto è fonte di emozione, per i saccheggiatori esso è soltanto una nave che non naviga più. Come tale assume un valore differente : quello di una miniera. Un’ancora rugginosa, un’anfora, un elmo, un boccale o un sestante ricoperti di incrostazioni possono valere una fortuna. Ma per rinvenire queste cose bisogna frugare negli angoli, scavare nella melma restando insensibili al fatto che ogni relitto è quasi sempre un sepolcro, che andrebbe rispettato. Impunemente, le mani avide dei saccheggiatori scompongono resti umani in cerca di qualunque cosa possa trovare valore sul mercato clandestino (lo stesso dei reperti archeologici). Per questo motivo le coordinate del relitto non sono state pubblicizzate. Speriamo che basti, che non si debba arrivare alla più drastica delle misure, come già è successo : adagiare sul relitto un sarcofago di cemento.

Italo Interesse


Pubblicato il 30 Dicembre 2015

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