Primo Piano

I tecnici sanitari delle strutture private lamentano l’esclusione dal piano vaccinale

Sono circa mille i sanitari operanti in strutture sanitarie private delle province di Bari, Taranto e Bat ancora esclusi dal piano vaccinale Covid della Regione Puglia, con gravi rischi sul piano della salute e pesanti ricadute economiche. A darne notizia con una nota è il presidente dell’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Tsrm e Pstrp) interprovinciale di Bari-Taranto-BAT, dr. Domenico Avezzano, che in rappresentanza e tutela di diciannove professioni sanitarie, per un totale di oltre settemila iscritti, ha denunciato la grave lacuna del piano vaccinale regionale. “Molti di questi liberi professionisti – ha affermato Avezzano – non sono stati inseriti, a nostro parere incoerentemente, nel programma vaccinale”. “Si tratta di operatori – ha spiegato nella nota il presidente dell’Ordine di Bari, Taranto e Bat delle citate categorie sanitarie – che svolgono la loro attività necessariamente a distanza ravvicinata o addirittura a contatto del cavo orale, trattando pazienti fragili in età evolutiva, adulta e geriatrica”. “Pazienti – ha sottolineato Avezzano – che spesso non sono in grado di sopportare i dispositivi di protezione individuale negli studi professionali o a domicilio”. E, quindi, parliamo di categorie di operatori sanitari a notevole rischio di contagio. Però, nonostante l’Ordine interprovinciale guidato dal dr. Avezzano ha sollecitato con varie iniziative l’inserimento di questi professionisti nel programma vaccinale pugliese, anche perché economicamente penalizzati a causa dei lockdown forzati, finora ha ricevuto solo risposte interlocutorie e mai risolutive del problema. Interventi, elencato dettagliatamente dal dr. Avezzano nel comunicato, che sono avvenuti esattamene il 06/01/2021 con una nota congiunta di sollecito all’assessore Lopalco da parte dei quattro Ordini provinciali pugliesi delle citate categorie sanitarie; il 19/01/2021con un incontro diretto dei quattro presidenti degli ordini con l’assessore pugiese alla Sanità, Lopalco; il 20/02/2021 con un sondaggio effettuato tra i liberi professionisti, per censire i non vaccinati Covid delle categorie sanitarie rappresentate; il giorno 21 successivo con l’invio del censimento a tutte le istituzioni preposte (dipartimenti di prevenzione di Bari, Taranto e Bat, centri vaccinali regionali e provinciali); il 5/03/2021 con un meeting on-line tra gli Ordini e l’assessore Lopalco, il direttore del Dipartimento alla Salute della Puglia, Vito Montanaro, e la responsabile del coordinamento dell’Asl Bari, Antonella Caroli, e l’invio del censimento direttamente all’assessore Lopalco; il 5/03/2021 con l’offerta da parte dell’Ordine interprovinciale di Ba-Ta-Bat di gestione autonoma delle vaccinazioni con le proprie risorse strutturali, umane ed organizzative, qualora fossero forte le necessarie dosi di vaccino anti-Covid. “Nonostante ciò – ha lamentato Avezzano -il processo di chiamata va molto a rilento e sono ancora tanti i professionisti che riportano all’Ordine le proprie preoccupazioni”. Perciò, ha avvertito il presidente Avezzano, l’Ordine interregionale di Bari-Taranto e Bat lo scorso 23 marzo ha avviato un secondo censimento tra i professionisti sanitari ancora non vaccinati, ribadendo che “la situazione è fortemente a rischio sia per la salute dei nostri operatori sanitari, sia per il cittadino che ha estremo bisogno dei loro servizi”. E ciò – ha concluso Avezzano – “influisce negativamente sul settore” anche “sotto il profilo economico” di queste categorie di liberi professionisti della sanità locale. Invece, i tre consiglieri regionali pugliesi di Forza Italia, Stefano Lacatena, Giandiego Gatta e Paride Mazzotta, hanno reso noto con un comunicato di aver presentato un’interrogazione urgente al presidente della Regione, Michele Emiliano, ed al suo assessore alla Sanità, Lopalco. I quesiti alla base dell’interrogazione – hanno precisato i tre esponenti del partito di Silvio Berlusconi – sono finalizzati a far chiarezza sui costi delle attrezzature sanitarie per l’Ospedale Covid realizzato dalla Protezione Civile pugliese nei padiglioni della Fiera del Levante di Bari. Un ospedale che – come è noto – alla fine è costato più del doppio nell’importo di quanto era risultato dall’affidamento con procedura straordinaria e quasi il doppio della somma posta a base di gara. Un affidamento che – come ora è pure noto – è sotto la lente d’ingrandimento del nucleo investigativo della Guardia di Finanza e dell’Autorità giudiziaria. In particolare, hanno argomentato i tre consiglieri forzisti pugliesi, “voci insistenti sostengono che la Protezione Civile e la Regione Puglia abbiano acquistato tutte le attrezzatture elettromedicali da destinare alla struttura (ndr – ospedaliera in Fiera) non dalle case madri, ma da alcuni rivenditori”. E “questi ultimi, a quanto sembra, avrebbero a loro volta acquistato i prodotti dalle case madri per rivenderli poi alla Regione, facendo ovviamente un ricarico dei prezzi non indifferente”. “Ci risulta, infatti, – hanno affermato inoltre Lacatena, Gatta e Mazzotta – che fino alla data di inaugurazione non fosse
stata neppure prevista la dialisi, quando è notorio che più del 50% dei pazienti Covid sintomatici rischia l’insufficienza renale acuta”. Precisando anche che “quando, dopo l’inaugurazione, il management si è adoperato per l’acquisto di quanto necessario per garantire la dialisi, sembra che si sia addirittura rivolto, per la fornitura, all’impresa di costruzioni Cobar spa”. E “tale impresa, ovviamente, sarebbe stata costretta a rivolgersi alle sei aziende italiane che operano nel settore della dialisi per la fornitura di un importante numero di reni artificiali e non si sa neppure in base a quali criteri abbia poi scelto di affidarsi alla ditta Baxter” per la fornitura. Quindi, di qui i diversi i quesiti rivolti al governo regionale da parte del Gruppo di Fi alla Regione Puglia, che nell’interrogazione più precisamente ha chiesto di sapere dal presidente Emiliano “se è vero che tutte le attrezzature sono state acquistate da rivenditori e a quale prezzo”, ma soprattutto “quale sarebbe stato il costo, se tali attrezzature fossero state acquistate direttamente dalla casa madre”. Ma nell’interrogazione dei forzisti figura anche la domanda “se è fondata la notizia dell’affidamento ad un’impresa di costruzioni della scelta della ditta da cui acquistare i macchinari per la dialisi” e, in caso affermativo, “quali sono i criteri che hanno determinato, poi, la scelta di un’impresa rispetto ad altre e quale è stato il prezzo pagato”. Insomma, le “nebbie” che si addensano sulla realizzazione in via emergenziale dell’ospedale Covid in Fiera non riguardano solo l’interrogativo di molti sul perché il governo regionale pugliese ha preferito costruire una struttura provvisoria, piuttosto che utilizzare uno dei tanti ospedali già esistenti in provincia di Bari, ma dismessi. Vedi il “Fallacara” a Triggiano, il “Sarcone” a Terlizzi o quello di Bitonto. Oppure, ancora, prendere in locazione la struttura ospedaliera privata che fino a qualche tempo fa ospitava il centro di riabilitazione “Maugeri” a Cassano delle Murge. Ma, alla luce di quelli che sono stati i costi finali dell’ospedale Covid provvisorio nella Fiera di Bari, gli “interrogativi” chi sorgono sono anche altri. Tanti altri! E, forse, siamo solo agli inizi di una polemica politiche che, c’è solo da augurarsi, che resti tale e null’altro. Vedremo.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 30 Marzo 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio