Cultura e Spettacoli

Il Guaritore marca visita

In tempi di grandi e globali avvelenatori (della carne, dell’anima e dell’ambiente) il guaritore risponde a un’esigenza primordiale e insopprimibile. Egli però è un uomo, a sua volta ‘avvelenabile’. Chi lo guarirà ? Il medesimo interrogativo si pone anche quando a un certo punto della sua esistenza questa figura si riscopre stanca della ‘missione’ sin lì svolta, inabile alla stessa e desiderosa di spezzare l’assedio dei sofferenti. Il tema del mago alla buona, dello sciamano da case popolari ormai insofferente verso la stupidità umana è centrale a ‘Il Guaritore’, un testo del nostro Michele Santeramo, ormai una delle voci più originali della nuova drammaturgia italiana. Il testo, vincitore della 51esima edizione del Premio Riccione per il teatro, è stato prodotto (per la regia di Leo Muscato) da Teatro Minimo e Fondazione Pontedera Teatro in coproduzione con Riccione Teatro e Festival Internazionale Castel dei Mondi. Folla delle grandi occasioni per un’opera che nell’ultimo fine settimana è stata in cartellone al Kismet. Nella scarna scena disegnata da Federica Parolini il guaritore e i suoi pazienti si fronteggiano sedendo agli angoli opposti di una chilometrica panchina sormontata da una galleria di ex voto (ritratti fotografici) che racconta i successi di un uomo senza nome, vecchio, lagnoso, insofferente, sfiduciato e in cattiva salute. Assistito da un fratello non meno cialtrone (l’atmosfera ricorda quella di ‘Sik Sik l’artefice magico’, tant’è che la cifra interpretativa di Michele Sinisi, il protagonista, ha dell’ ‘eduardiano’) il Nostro non impone mani, non somministra intruglia, non pronuncia formule. Semplicemente, mette in relazione i pazienti in modo che i relativi vissuti si ‘incontrino’. La sua idea è che dalla ‘confusione’ di distinte realtà possono nascerne di nuove e risolutive. Per esempio, se si presentano una coppia che non può avere figli e una ragazza che non vuol sapere del figlio che porta in grembo, l’unica è che quest’ultima porti a termine la gravidanza e dopo lasci in affido il bambino ai due. Tale ‘tecnica’, che ha luogo all’interno di una sorta di Stanza Della Guarigione, trova suggello nell’abito nuovo col quale i guariti tornano alla vita (a cucire il quale provvede il fratello-sarto del Guaritore). Ma il Guaritore, dicevamo, esausto di questa manfrina, intende spezzare il circolo vizioso che lo obbliga a fornire prestazioni a favore di un’umanità deludente. Alla fine, troverà il modo di evadere facendosi uccidere dal paziente messo peggio. ‘Il Guaritore’ si chiude con un gesto di resa dopo ottanta drammatici minuti stemperati da oasi comiche. La possente e contagiosa stanchezza del protagonista si propaga a uomini e cose sino a impregnare la messinscena e a corromperne la linearità, sì che il lavoro funziona un poco a intermittenza. Splendido Michele Sinisi, efficace Vittorio Continelli nel ruolo del pugile suonato. Altrettanto all’altezza della situazione Simonetta Damato, Gianluca Delle Fontane e Paola Fresa.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Novembre 2013

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