Cultura e Spettacoli

Il Krakatoa insegna (occhio al Vesuvio)

Era il 26 agosto 1883 quando, inattivo da due secoli, il Krakatoa, il vulcano indonesiano dell’isola di Rakata, a est di Giava, si ridestava dopo una serie di eruzioni ravvicinate, l’ultima della quali, di tipo esplosivo, fu valutata nell’ordine di 200 megatoni (un’esplosione da 1 Mt sprigiona l’energia equivalente a quella liberata dall’esplosione di un milione di tonnellate di tritolo). Il boato fu udito nel raggio di cinquemila km. Tra materiale espulso (21 chilometri cubi di roccia, cenere e pietra pomice), maremoti e gas tossici, morirono 36mila persone. L’eruzione definitiva, quella che ridusse di due terzi l’isola di Rakata, fu il risultato della vaporizzazione dell’acqua di mare che, sulla spinta dell’ultimo tsunami, si era riversata all’interno del vulcano attraverso i crateri minori, aperti lungo i fianchi più bassi del cono. Attualmente a Rakata si erge un nuovo edificio vulcanico : l’Anak Krakatoa (ovvero, figlio di Krakatoa). Il nuovo vulcano si sta manifestando degno figlio di tanto padre : le ultime eruzioni risalgono al 2018 e al 2020. Quest’ultima ha prodotto un boato avvertito sino a Giacarta, che dista 150 km, accompagnato da una colonna di fumo e cenere alta 500 metri. Il centotrentottesimo anniversario di quella tragedia sollecita il recente monito dei vulcanologi : occhio al Vesuvio. Il mostro può ridestarsi da un momento all’altro e in termini tali da far impallidire i lutti di Pompei, Stabia ed Ercolano, considerando che quella del Monte Somma e dintorni è una delle zone più antropizzate d’Italia, per cui anche il miglior piano di evacuazione non salverebbe tutti i circa due milioni di abitanti del napoletano (senza considerare i danni materiali). La preoccupazione degli scienziati si fonda sul fatto che il condotto di collegamento tra la bocca del vulcano e la camera magmatica – che si trova a circa 8 km di profondità –  è ostruito da un enorme ‘tappo’ di lava rappresa. Il condotto è ostruito dai giorni dell’ultima eruzione, quella del 1944. Ciò non consente il rilascio dei gas che si sprigionano dalla camera magmatica col risultato di un progressivo aumento di pressione. Quando questa dovesse toccare il livello critico, potrebbe frantumare il ‘tappo’ in modo esplosivo.  L’allarme Vesuvio lanciato dagli scienziati assegna l’80% di probabilità che tale catastrofe abbia luogo entro il presente secolo. Tocchiamo ferro. E la Puglia in tutto questo ? Data la distanza, dovremmo solo preoccuparci di una ricaduta di cenere sotto l’azione delle correnti d’aria. Per quanto il dover dare accoglienza a un tre, quattrocentomila profughi… – Nell’immagine, l’Anak Krakatoa durante l’eruzione del 2008.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 26 Agosto 2021

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