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Emiliano fa il pieno di “no” alla sfiducia grazie al M5S e al gruppo di Calenda

Pericolo scampato del governatore sulla mozione del centrodestra, ma con un'ipoteca di pentastellati e calendiani sul futuro della sua maggioranza

Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sui “no” alla sfiducia, presentata dall’opposizione di centrodestra, ha fatto l’en-plein. Infatti, con 19 voti favorevoli, 30 contrari e due assenti, è stata respinta la mozione di sfiducia nei confronti del governatore pugliese presentata dai consiglieri regionali del centrodestra, ai sensi dell’articolo 22, comma 3, dello Statuto regionale. Le motivazioni alla base della mozione di sfiducia sono state illustrate in Consiglio dal capogruppo di “Fratelli d’Italia”, Francesco Ventola, che ha denunciato il metodo di governo usato dal presidente Emiliano per gestire sia l’Ente che per tenere unita la variegata maggioranza giallo-rossa che lo sostiene. Un metodo che in questi ultimi anni di legislatura si è concretizzato nel proliferare di agenzie, cda, direttori generali, commissari ed incarichi “intuitu personae”, ivi compresi i consiglieri del presidente ed il vice capo di gabinetto che hanno fatto emergere una serie di criticità nel funzionamento e nella gestione delle risorse pubbliche, oltre che in una proliferazione a dismisura di costi che gravano sulle finanze regionali e, quindi, su tutti i pugliesi. Inoltre, Ventola ha rilevato che in ogni settore, a partire da quello sanitario sino alla gestione dei rifiuti, si è registrato una mancanza di visione politica che, con scelte effettuate, ha peggiorato i servizi resi ai cittadini. In particolare, con riferimento al sistema sanitario costruito dall’attuale amministrazione, si sono registrate chiusure e ridimensionamenti di ospedali, ritardi nel costruirne di nuovi (San Cataldo a Taranto ed il Monopoli-Fasano, più volte oggetto di annunciate “inaugurazioni spot” che in realtà sono considerate alla stregua di farsa), il mancato avvio di altri tre nuovi ospedali, come quello di Andria, del Nord-Barese e di Maglie-Melpignano, nel Salento. A ciò, il capogruppo del partito di Giorgia Meloni, ha ricordato il dramma delle lunghissime liste d’attesa ed il disastro nel sistema di accreditamento delle strutture sanitarie private. Tra i motivi della mozione di sfiducia, è stata richiamata da Ventola anche una disastrosa gestione dei rifiuti nella nostra regione, per l’assenza di impianti pubblici, programmati nel Piano e però rimasti inattuati, determinando negli ultimi anni un costante e continuo aumento della Tari a carico dei pugliesi. Infine, nelle motivazioni è stato fatto riferimento anche all’assenza di serenità tra le file della variegata maggioranza giallo-rossa, per poter proseguire la XI legislatura con l’attuale guida, ritenuta dalle opposizioni di centrodestra troppo impegnata a risolvere crisi politiche e ad assegnare incarichi e poltrone a singoli consiglieri, per garantirsi il sostegno nell’Aula di via Gentile. Un metodo, quello di Emiliano, che – per i presentatori della mozione di sfiducia – ha mostrato scarsa attenzione per i problemi della collettività, invece che affrontarli e superarli con le competenze a disposizione della Regione, mentre è stato riservato grande interesse alla mera gestione clientelare del potere e dei risvolti ad esso connessi. A seguire è intervenuta la difesa politica d’ufficio di Emiliano da parte del capogruppo del Pd, Paolo Campo, che nel suo articolato intervento ha evidenziato che la mozione del centrodestra altro non era che un “grave e strumentale attacco al governatore pugliese e non una mozione di sfiducia fondata politicamente. Numerosi gli interventi di consiglieri di maggioranza ed opposizione succedutesi ed attraverso i quali si sono manifestati le rispettive posizioni contrarie o favorevoli alla sfiducia. Particolarmente attese le dichiarazioni del gruppo di Azione e di quello del partito di Giuseppe Conte, il M5S, poiché da entrambe queste forze dipendeva l’esito della mozione di sfiducia promossa dal centrodestra. I tre rappresentanti pugliesi del partito di Carlo Calenda hanno illustrate le motivazioni alla base delle scelte che li hanno portati ad orientarsi con un voto contrario alla sfiducia, evidenziando che la volontà del gruppo di Azione è stata quella di rendere proficuo questo scampolo di legislatura. Infatti, i consiglieri “calendiani” hanno affermato che se qualcuno pensasse di dire oggi che sarà proficuo, ma ha la riserva mentale che proficuo non sarà, deve sapere che loro saranno ancora una volta in campo per segnalare, con tutti gli strumenti che l’ordinamento consente, tutto ciò che ancora non va alla Regione Puglia, al fine di raggiungere gli obiettivi utili al bene delle persone e degli esseri umani, ribadendo che nella loro proposta di buon governo c’è tanta vita che palpita e che si addolora. Invece i pentastellati Movimento 5 Stelle hanno giustificato il loro “no” alla sfiducia con la richiesta di garanzie, accolta da Emiliano, sul fatto che l’azione amministrativa della Regione Puglia sia nel segno della piena legalità e trasparenza. Il M5S, inoltre, ha dichiarato di non voler prestare il fianco a un’iniziativa chiaramente strumentale del centrodestra, da cui naturalmente non accettano alcun tipo di lezione, tantomeno di moralità. I pentastellati hanno annunciato anche di fare un’opposizione costruttiva al governatore Emiliano, votando solo i provvedimenti che riterranno utili per i cittadini e continuando a portare avanti le loro battaglie politiche. Di diversa opinione sul voto della mozione di sfiducia è stata espressa dalla consigliera Antonella Laricchia del M5S, collocata – come è noto – da sempre all’opposizione dell’attuale maggioranza regionale. Il dibattito si è chiuso con l’intervento finale del presidente Emiliano, che nel dire di non meritarsi di essere sfiduciato, ha evidenziato tutte le azioni politiche e amministrative attuate e che hanno portato la Regione Puglia a raggiungere importanti risultati. Per venire incontro alle richieste avanzate dal Gruppo Azione, il governatore ha annunciato un cambio di passo che si tradurrà anche con la rotazione straordinaria di tutti i dirigenti della Regione Puglia che siano da tre anni nello stesso ruolo. E ciò – ha precisato il governatore pugliese – se dal punto di vista contrattuale si profilano le caratteristiche di legittimità e con le tolleranze previste. La decadenza dei direttori generali delle ASL è prevista dalla legge e – ha assicurato inoltre Emiliano – verrà applicata senza se e senza ma, però devono essere distinte le situazioni in cui lo sforamento è avvenuto per colpa o senza colpa, onde evitare contenziosi con i manager potenzialmente interessati dalla decadenza. Quanto ai direttori di Dipartimento, – ha spiegato ancora il Presidente – la necessità di turnazione è condivisa, ma nello stesso tempo risulta un po’ complicata per le competenze specifiche e già acquisite sul campo. E qui il riferimento non dichiarato era verosimilmente all’attuale direttore del Dipartimento della Sanità, Vito Montanaro. Il Presidente della Regione ha concluso chiedendo uno sforzo a tutti i consiglieri del capo largo dei progressisti, per respingere la mozione di sfiducia all’insegna anche del desiderio comune del centrosinistra a costruire per il futuro una coalizione atta a contrastare quella di centrodestra e, quindi, ad essere elettoralmente ancora vincente. Insomma, pericolo scampato per Emiliano, ma con un ampio credito aperto sia nei confronti dei “5 Stelle” che di Azione.

 

 

Giuseppe Palella

 

 

 

 

 


Pubblicato il 8 Maggio 2024

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