Cultura e Spettacoli

“Il San Nicola dei baresi” e le sue origini storiche

Il 9 Maggio è la data della Traslazione delle ossa di San Nicola a Bari. Ma prende anche il curioso nome, popolare: di San Nicola dei baresi. Per capirne di più, abbiamo interpellato un campione della baresità, il noto attore Nicola Pignataro.

Pignataro, perchè il nove Maggio si chiama San Nicola dei baresi?

“Come noto, la sagra si spalma su tre giorni, dal sette al nove Maggio. Nei primi due giorni i baresi lasciano quasi campo libero ai pellegrini che arrivano da ogni parte di Italia e ora anche dall’ estero. Succedeva che, la sera dell’otto Maggio, questi pellegrini lasciavano la città e dunque il nove restavano solo i baresi a godersi il girno della Traslazione. Un poco come accade nelle nostre case…”.

Cioè?

“Come quando vengono gli ospiti. Tutti siamo felici della visita, ma alla fine spesso non vediamo l’ora di restare soli e tanti dicono: finalmente se ne sono andati. E magari tirano fuori delle cose da mangiare riservate, stipate”.

San Nicola, amante dei forestieri..

“Nicola ama tutti, baresi e non.  In particolare chi viene da lontano. Lo dimostra l’ affetto dei tenti visitatori che giungono qui da Paesi distanti, come la Russia, anche se..”.

Anche se?

“Oggi parliamo, tanto e giustamente, di ecumenismo e quasi ci meravigliamo dell’affetto verso San Nicola. Ma questo sentimento vi è sempre stato, penso ai russi, tanto che gli zar si chiamavano Nicola. Solo che la cortina di ferro comunista e i mezzi di trasporto ancora limitati, non facevano costatare questa realtà”.

Nicola, solo evento religioso?

“No, direi che accanto al lato religioso, importante, c’è quello del folklore, altrettanto rilevante. Non dimentichiamo l’aspetto commerciale. Le ossa del santo, per essere chiari, non furono traslate, ma rubate dai marinai con la scusa della iconoclastia. A quel tempo quasi ogni città di Italia, in particolare quelle di mare, per motivi di commercio, aveva le ossa di un santo forestiero, penso a Salerno o Venezia”.

Che ricordo ha Pignataro della festa?

“Di bambino, quando con i genitori si veniva alla festa e si mangiavano le nocelle. Un bel tempo nel quale, tanto per essere chiari, non vigeva il consumismo. Penso ai matrimoni. Non si faceva il pranzo, ma agli invitati si offriva il panino, il cugno con mortadella e provolone e solo ai testimoni tonno e capperi. Oggi, quando ci arriva un invito al matrimonio, ci disturbiamo per la spesa del regalo…”.

Bruno Volpe


Pubblicato il 9 Maggio 2018

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