Cultura e Spettacoli

Il siluripèdio è una cosa seria

Lungo poco meno di due chilometri, alto sul mare 45 m., il ponte Punta Penna Pizzone di Taranto, conosciuto anche come ponte Aldo Moro, è la struttura che dal 1977 congiunge Punta Penna con Punta Pizzone nel punto in cui un restringimento naturale crea i due seni del Mar Piccolo. A ridosso delle sue arcate, a poche decine di metri dalla riva, sospesa su pilastri che la fanno sembrare una palafitta, si leva, ormai fatiscente, una palazzina dalla linea elegante. Poiché i più hanno perduto memoria (se mai ne hanno avuto contezza) della funzione di quel fabbricato, intorno allo stesso sono fiorite voci fantasiose. La più clamorosa, che sta in piedi da quasi mezzo secolo, vuole che quello sia un set cinematografico sopravvissuto alle riprese. Ovvero : quella sarebbe la casa della Fata Turchina che appare in ‘Le avventure di Pinocchio’, lo sceneggiato RAI diretto da Comencini nel 1972. Chiacchiere. L’autentico set, smantellato al termine dei lavori, fu eretto in  riva al lago di Martignano (Lazio). L’equivoco nacque a seguito di una visita di Comencini a Taranto avvenuta nel 1970 forse allo scopo d’individuare una location per una produzione diversa da ‘Le avventure di Pinocchio’. Precisato questo, chiediamoci ora come si spiega quella ‘palafitta’ nel Mar Piccolo, una presenza che per la linea ricercata spicca nell’austerità architettonica dell’area militare. Ebbene, quel fabbricato era un siluripèdio, tipo di struttura oggi non più in uso. Con questo termine s’intende un impianto pensato per il collaudo dei siluri. I siluripedi erano situati in quegli specchi di mare naturalmente protetti dove fosse possibile delineare con boe un ‘campo di lancio’, al termine del quale era posizionato il bersaglio. Nell’immagine si può notare un pontile rotondo : lì trovava posto il tubo lanciasiluri. Gli ordigni scagliati non avevano testata esplosiva e l’impatto contro il bersaglio non ne comportava la distruzione. Il bersaglio, infatti, era costituito da una robusta rete metallica contro cui il siluro spegneva la propria spinta una volta esaurita la carica d’aria compressa. Tutto questo senza che la torpedine patisse il minimo danno. Il che ne consentiva il recupero. Superato il test, il siluro poteva essere armato e caricato a bordo di sommergibili e navi. Se invece l’arma non centrava il bersaglio, non se ne allontanava più qualche centinaio di metri a causa della limitata carica di aria compressa ; così poteva essere recuperata e tornare in officina per le modifiche o le riparazioni del caso. La presenza di un siluripèdio a Taranto lascia immaginare che in quell’Arsenale fosse attiva una fabbrica di siluri, o silurificio.

Italo Interesse


Pubblicato il 13 Giugno 2020

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