Cronaca

La beffa dello ‘split payment’ a danno delle imprese edili

A parole tutti, governo, enti locali, parastatali e statali, dicono di voler aiutare le imprese private, prostrate da tre mesi e passa di ‘lockdown’, ma poi nella realtà accade tutto il contrario. Basta vedere la levata di scudi di tutte aziende dello Stivale, da Nord a Sud, contro l’ipotesi di proroga dello ‘split payment’ che il Governo avrebbe fatto all’Unione Europea. La ‘scissione dei pagamenti’ o ‘split payment’, appunto, altro non è che il sistema in vigore da circa un lustro di liquidazione dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) e che viene applicata nei rapporti di vendita o acquisto tra imprese e Pubblica Amministrazione. Ebbene, questa modalità (inclusa nella Legge di Stabilità 2015) permette che sia l’ente pubblico a versare l’IVA allo Stato. “Se veramente sarà confermata, la richiesta di proroga dello split payment che il Governo avrebbe avanzato in Europa, sarà l’ennesima prova che invece di voler aiutare le imprese si fa di tutto per farle chiudere soprattutto in questo momento”,  dice senza mezzi termini l’architetto Beppe Fragasso, presidente di Ance Bari e BAT, la maggiore associazione in rappresentanza delle imprese edili sul territorio. E non basta. “Se questo è lo spirito che anima il Governo negli Stati generali dell’economia che si aprono domani allora non c’è da stare tranquilli”, continua Fragasso. “Sono anni che ci battiamo per l’eliminazione di una norma ingiusta che drena 2,5 miliardi di euro all’anno alle imprese con la scusa che si vuole combattere l’evasione: menzogna! Serve solo per fare cassa e subito a danno di tante imprese oneste”.  Infatti, con l’entrata in vigore della fatturazione elettronica, che consente di controllare in modo capillare i versamenti, è venuta meno anche la motivazione originaria che aveva spinto 5 anni fa il legislatore ad adottare questa misura che peraltro a detta di Bruxelles doveva e poteva avere solo carattere temporaneo. Inoltre, visto che l’Italia è fanalino di coda dell’Ue per rimborso Iva (63 settimane di media contro quella europea di 16) significa che le imprese dovranno aspettare anni per riavere il proprio credito. “È evidente che si vuol far pagare ancora una volta alle imprese i costi sostenuti dallo Stato: con una mano ci danno liquidità, peraltro in tempi lunghi e in modo non efficiente, e con l’altra ce la tolgono subito”. Altro che stati generali e mano tesa alle imprese: anche nel Mezzogiorno d’Italia, anzi soprattutto nel nostro Sud, chi governa e muove le leve dell’economia, con una mano dà e con l’altra toglie…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 13 Giugno 2020

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