Cultura e Spettacoli

La Macchia delle Forche

L’aspetto dei luoghi accende la fantasia a seconda degli stereotipi. Cosa ispirano se non l’amore un tramonto sul mare e un arenile deserto? Così, un sito archeologico richiama alla mente la vertigine del Tempo, un cimitero delle auto solletica l’idea dell’imprudenza al volante, la visione delle piramidi evoca il sospetto delle civiltà extraterrestri e così via. E i castelli, possibilmente diroccati, magari a notte, con la luna piena, mentre piove, e tuona, e tira vento…?  Torre Navarino è un casale (vedi immagine) della metà del Cinquecento che sorge nel territorio di Molfetta, al confine con quelli di Terlizzi e Bisceglie, in contrada Macchia di Gadaleta : quest’ultimo è il cognome degli antichi proprietari del casale. Quasi abbandonato, il vasto immobile versa in condizioni di grave degrado. Il fatto, poi, d’essere lontano dal centro abitato e immerso in campagne disabitate ne fa un luogo dall’aspetto sinistro. Potevano a queste condizioni non fiorire intorno a Torre Navarino storie di spettri? C’è chi pretende addirittura d’averne fotografato uno, vicino ad un camino (nessuno ha mai visto questa foto). Alcuni degli audaci che hanno messo piede nel casale parlano di ombre, sospiri, suoni ed altri elementi che attesterebbero ‘presenze’. Tutto nasce dal fatto che nel 1749, “durante una notte tempestosa” (e te pareva), tre malfattori bussavano al casale spacciandosi per pellegrini. Andò ad aprire l’abate Giulio Gadaleta che li accolse. Una volta all’interno, i tristi misero giù la maschera e arraffarono offerte e candelieri in argento prima d’andare via. Ma l’esatta descrizione che il religioso fece dei malviventi consentì alla Gendarmeria di risalire ai colpevoli. Processati, i tre vennero condannati a morte e impiccati ciascuno ad un ulivo, nelle vicinanze del casale. Una lapide infissa sul portale ricorda, in latino l’episodio: “Il 4 luglio 1749 Re Carlo III di Borbone fece in Loco Alberini impiccare tre ladroni : M. Arcieri, A. Cariati e C. Piturro a tre alberi di ulivo” (quell’agro, da quel giorno, venne ribattezzato : Macchia delle Forche). Di qui le dicerie di cui sopra. Quanta prevedibilità. Insomma, esiste un casale bellissimo e ricco di storia, ma non lo si può visitare perché di proprietà privata. Ugualmente, i proprietari non se ne curano e l’immobile è ridotto a un rudere. Della sua storia si sa quasi nulla – tranne la storia dei tre malfattori – giacché nessuno avvia ricerche. In compenso la Rete è piena dei resoconti dei curiosi che penetrano al suo interno o delle incursioni degli immancabili ‘tecnici’ dell’occulto col loro immancabile corredo di apparecchietti che pulsano e fanno bip. E meno male che nessuno pretende d’aver anche individuato quei tre olivi…

Italo Interesse

 


Pubblicato il 20 Giugno 2018

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