Cronaca

Sulla Rotonda la preghiera comune per la pace in Medio Oriente

 

Una rotonda sul mare. “Scippiamo” al confidenziale Fred la nota canzone a ragione di una parte della location della visita papale a Bari del prossimo sette luglio. Sulla Rotonda, infatti, si terrà la preghiera comune per la pace in Medio Oriente. Ci fosse stata anche la ruota panoramica di Decaro, sai che bellezza.  Facezie a parte, abbiamo interpellato sul tema ‘visita’ il noto teologo e liturgista barese don Nicola Bux, molto esperto in cultura e relazioni col mondo ortodosso.

Don Nicola, il Papa viene a pregare con i Patriarchi d’Oriente e Occidente per la pace in Medio Oriente. Sortirà effetti?

“Bisogna precisare che la preghiera non è un’ arma mediatica ma spirituale, e quindi molto potente per ottenere quanto è umanamente impossibile. La forza della preghiera non dipende dallo spettacolo. Il Signore ha chiesto di pregare nel segreto – bisogna che su tutto non prevalga l’evento“.

Cioè?

“Che non si finisca per dare più rilevanza all’evento mediatico che al fine della venuta papale: la preghiera. Nella società odierna si usa molto, a sproposito, il termine evento: ciò ha contagiato la Chiesa. L’insistenza della liturgia moderna sull’evento (cioè sul nunc,ora) è andata a scapito della permanenza del sacro (hic,qui), cioè dell’affezione al Divino: così anche il rito avviene e non dura; raramente lascia traccia nei fedeli, come dimostra l’immoralità diffusa nella società e la secolarizzazione dei chierici. Eppure il linguaggio della fede ha chiamato mistero questa eccedenza riguardo al mero istante storico e ha condensato nel termine mistero pasqualeil nocciolo più intimo dell’avvenimento redentivo”.

E’ pensabile che tanta gente andrà più per vedere il Papa che per pregare?

“Indubbiamente è possibile anche questo, ovvero che molti ci vadano per il Papa e non per la preghiera. Ma questo avviene ormai anche a piazza San Pietro. Mi auguro che prevalga l’ interiorità, perché sono più efficaci i gesti di piccole dimensioni che non le manifestazioni di massa. Il cardinal Caffarra amava ricordare che dalla Rivelazione biblica si capisce che il Signore, normalmente, opera in silenzio e con poche persone”.

Lecito, come dicevamo sopra, che questa preghiera produca risultati a breve?

“L’efficacia non dipende dal numero degli intervenuti e dai media presenti, bensì dalla grazia divina. Quando si prega, raramente arriva il riscontro immediato, anzi. La mamma di Sant’Agostino, Monica, ha aspettato molto tempo, pregando, che il figlio si convertisse. Non basta una sola preghiera, ma una continua e insistente. Lo sanno gli ortodossi, che nella liturgia usano formule che a noi sembrano ripetitive e interminabili”.

Gli ortodossi come vedono, a suo giudizio, questo incontro?

“Non saprei, fanno bene sicuramente a partecipare.  Nella loro mentalità è maggiormente utile la liturgia solenne e ben celebrata”.

Immigrazione, vi è stata qualche polemica sulle parole del cardinale Ravasi..

“A mio avviso, ha interpretato il brano del Vangelo di Matteo sul Giudizio Universale, decontestualizzandolo e strumentalizzandolo. La carità che Cristo chiede ai cristiani, non è la solidarietà, ma quella che discende dal riconoscerlo nei suoi fratelli più piccoli, cioè i suoi discepoli, appunto i cristiani. Tutta la tradizione patristica l’ha spiegato così quel brano, in primis Sant’Agostino. I cristiani sono tenuti ad aiutare il prossimo ‘a causa del Suo Nome’. Gesù ha detto di essere venuto ad evangelizzare i poveri, cioè quelli che non conoscono Dio. La povertà più grande è questa, e quindi questa è la missione della Chiesa: altrimenti non sarebbe in nulla diversa da quella di un ente assistenziale. Per questo la Chiesa, da sempre, non si è limitata ad assistere gli stranieri e i bisognosi in genere, ma a catechizzarli e portarli ai sacramenti. Spetta poi allo Stato dosare l’aiuto, secondo ragione, con buon senso e in proporzione alle compatibilità di coesistenza col suo popolo. Per esempio: è sbagliato accogliere indiscriminatamente in Europa i musulmani, che per religione e cultura non sono compatibili e non si integrano. I patriarchi e i Vescovi del Vicino Oriente, che convivono da secoli con l’islam in stato di sottomissione, hanno detto – quando potevano – che i musulmani approfittano delle leggi democratiche dell’Occidente per invaderlo, e usano le loro leggi teocratiche per sottometterlo. Gesù Cristo ha risolto per dir così, la questione dell’integrazione predicando la conversione: solo così non c’è più discriminazione tra giudeo e greco…e avviene l’integrazione. Ma oggi, la conversione è diventata un tabù nella Chiesa “.

Bruno Volpe


Pubblicato il 20 Giugno 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio