Cultura e Spettacoli

La profezia dell’Uomo-Medusa

Al Nuovo Teatro Duse è stato in cartellone ‘The Heartless’, un lavoro scritto e diretto da Mimmo Mongelli

Può l’uomo vivere senza cuore? Ebbene sì, e persino diventare immortale, purché involva in quel tipo di medusa che ritrovandosi in condizioni di naturale deterioramento oppure di scarsità di nutrimento, evita la morte regredendo alla fase larvale, dalla quale comincia a risalire il ciclo biologico. Nella fantasia di Mimmo Mongelli qualcosa del genere capita a un uomo come tanti il quale un giorno senza il minimo trauma o preavviso si risveglia ‘diverso’ : Il cuore non gli batte più nel petto e per il semplice motivo che è sparito, senza un perché… L’imbarazzante stato di cose non gli impedisce di continuare ad esistere, per quanto adesso sia adesso una persona dal sentire anestetizzato e destinata a diventare un fenomeno da baraccone, oltre che il profeta del mondo prossimo a venire. Un caso singolarissimo il suo, un fenomeno isolato, oppure ?… Novella Cassandra, l’uomo-senza-cuore (e senza nome), annuncia il domani, il prossimo scalino di decadimento di un genere umano sempre più indurito ed avviato sulla via del non ritorno. Metafore a parte, la prospettiva è di quelle da perdere il sonno e l’appetito. Miliardi di uomini impermeabili all’emozione, è questo che ci aspetta ?… Su questo dubbio inquietante sfuma ‘The Heartless’, un monologo di Mimmo Mongelli che la scorsa settimana è stato messo in scena al Nuovo Teatro Duse (una produzione Babele Produzioni Teatrali). Investito d’un buon testo, Nicola Eboli raccoglie una sfida di prim’ordine offrendo un’interpretazione intrisa d’una indolenza incredula, sospesa tra scetticismo e sarcasmo. Settantacinque minuti di parole lente, accompagnate da gesti ripetitivi e a scatto che, non ci fosse di mezzo l’idea del tipico movimento della medusa, potrebbero passare per stereotipie nevrotiche. L’effetto è straniante, vuoi pure per il disagio infuso dal disegno luci, vuoi per l’intrigante lavoro svolto dalla costumista (Rossella Ramunni). Avvolto d’un abito bianco dalla foggia vagamente ieratica, lo sconosciuto dà costantemente l’impressione di volersi strappare la maschera. Non lo farà mai. Tanto tiene sulle corde la platea, suscitando un ribrezzo, almeno potenziale, superiore a quello procurato dallo svelarsi, ad esempio, dell’Uomo Elefante filmato da Linch o dal ‘Predator’ di John McTiernan. E tanto eccita pure l’idea che il nostro uomo altri non sia che un povero ricoverato da manicomio pre-Basaglia, colto mentre delira al chiuso della sua cella. Idea rassicurante che scaccia quella di una umanità col cuore a regime ridotto e ragionevolmente prossima alla perdita definitiva del proprio centro emozionale. A parte qualche lungaggine, un lavoro che prende. Nicola Eboli è bravo nel mantenere costante il colore della profezia dell’Uomo-Medusa (chiamiamolo così).

 

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 24 Aprile 2024

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