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La scissione di Renzi divide il Pd pugliese più sulle valutazioni che tra gli esponenti

Nel Pd pugliese la scissione operata recentemente da Matteo Renzi più che dividere il partito sta provocando, tra i diversi esponenti locali rimasti fedeli al segretario Dem, Nicola Zingaretti, soprattutto una divisione nei giudizi, che risultano essere, in taluni casi, addirittura di segno opposto sull’iniziativa politica dell’ex-premier di abbandonare il Pd, per fondare una nuova ed autonoma forza politica da lui guidata. Infatti, finora la decisione di Renzi di costituire propri gruppi parlamentari distinti ed autonomi, nella nostra regione escludendo le eclatanti adesione ad “Italia Viva” della senatrice pugliese e neo ministra alle Politiche agricole, Teresa Bellanova, ed il deputato e sottosegretario agli Afffari esteri, Ivan Scalfarotto, non sembra aver provocato grandi e particolari emorragie al Pd di Zingaretti che, fino al giorno prima dell’annunciata scissione, in Puglia pur aveva al suo interno un nutrito gruppo di esponenti (consiglieri regionali, consiglieri comunali e sindaci, ma anche parlamentari) che, almeno sulla carta, si dichiaravano di matrice filo renziana. E tra questi basti ricordare, oltre a Bellanova e Scalfarotto (per altro, entrambi non eletti nel 2018 in Puglia), il senatore salentino Dario Stefano ed il segretario regionale del Pd, il barese Marco Lacarra, eletto a marzo del 2018 alla Camera nel listino proporzionale in quota renziana. Senza dimenticare, poi, i quattro consiglieri regionali renziani del Pd, Fabiano Amati, Donato Pentassuglia, Sergio Blasi e Ruggero Mennea, il renzianissimo Primo cittadino di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, oltre a tanti altri rappresentanti locali di realtà comunali minori che, per brevità, non citiamo. Sta di fatto, però, che nessuno di questi esponenti pugliesi del Pd precedentemente vicini all’ex premier e ora leader di “Italia Viva”, Renzi, non lo hanno (almeno per ora!) seguito nella costituzione del nuovo partito, preferendo rimanere sotto la sigla politica con cui sono stati eletti nei rispettivi incarichi istituzionali. Ciò, però, non significa affatto che tutti quelli che nel Pd pugliese sono finora rimasti fedeli al partito di Zingaretti abbiano definitivamente “tagliato i ponti” con Renzi o abbiano a priori abiurato alla sua recente iniziativa di uscire dal Pd e far parte di un nuovo partito di centrosinistra non più dilaniato, al suo interno, da personalismi correntizi e tribù intende più a far guerra tra loro che a costruire una linea politica unitaria. Infatti, anche in Puglia (come nel resto d’Italia) nel Pd, tranne i parlamentari che hanno già dichiarato la loro adesione ad “Italia Viva”, sono in molti che a livello locale non si sono ancora espressi, né tantomeno lo faranno a breve, visto che è stato lo stesso Renzi a dichiarare che la sua, al momento, è solo una neo-formazione parlamentare che farà il suo debutto elettorale solo alle prossime politiche, perché nelle competizioni locali intermedie non è interessata a presentare liste autonome né per le comunale, né tantomeno per le regionali. Infatti, come è noto, l’ex premier ora leader di “Italia Viva” ha pure dichiarato che nell’immediato la sua neo formazione non sarà divisiva nelle competizioni locali, assicurando il proprio sostegno ai candidati del Pd ad essa più affini o a quelli di liste civiche che in futuro sono interessate al progetto politico nazionale di “Italia Viva”. Posizione, questa, che già rende bene l’idea di come Renzi intende strutturare il suo nuovo partito sui territori e, soprattutto, qual è la sua strategia politica dopo l’abbandono del Pd, nel quale sono comunque ed ancora rimaste circa la metà delle truppe renziane annoverate prima dello scisma della scorsa settimana. Metà truppa che – secondo molti addetti ai lavori – sono rimaste fedeli a Zingaretti, ma che in realtà rispondono forse ancora all’ex segretario-premier e che sarebbero pronte ad uscire dal Pd qualora il neo progetto politico renziano dovesse decollare nello scenario nazionale. Di certo la recente ed improvvisa iniziativa di Renzi ha contribuito ad aumentare la situazione confusionale interna al Pd. Una situazione che forse non appare compiutamente, ma che in realtà esiste e che al momento è solo mascherata da un’apparente ritrovata compattezza provocata dall’emorragia renziana nei gruppi di Camera e Senato. E che la situazione del Pd nazionale (ma anche pugliese) sia quella innanzi riferita è testimoniata dal fatto che, come innanzi riferito, anche le valutazioni sul neo partito di “Italia Viva” da parte di taluni autorevoli esponenti del partito di Zingaretti sono divergenti. E tra i pugliesi del Pd basta soffermarsi su ciò che ha dichiarato in proposito il neo ministro agli Affari regionali, il pugliese Francesco Boccia, e ciò che invece ha sostenuto il barese Decaro. Infatti, per il ministro Boccia “le scissioni non pagano mai” e “chi le fa poi ne paga le conseguenze”. Di tenore completamente opposto il giudizio del sindaco Decaro che, a proposito della scelta di Renzi di uscire dal Pd per lanciare il progetto “Italia Viva”, ha affermato: “Io appartengo a quelli che dicono che questa scelta può arricchire il centrosinistra, ampliare l’offerta del centrosinistra, e può consolidare la nostra coalizione”. E Decaro sull’ex premier ha inoltre affermato: “appartengo a quelli che dicono che Renzi ha sempre avuto una marcia in più”, per cui “spero che la direzione (ndr – Dem) prenda atto di questa scelta che fatta da una parte del gruppo dirigente (ndr – del Pd)”. Insomma Decaro, come forse tanti altri che sono rimasti fedeli a Zingaretti, è nel Pd, ma rimane ambiguo nella posizione nei confronti di Renzi. Peccato, però, che anche in questa sua posizione il Primo cittadino barese è scostante, visto che non più tardi di una settimana, quando ha dichiarato di non seguire Renzi e rimanere nel Pd, aveva detto di essere dell’avviso che è “sempre meglio avere torto, ma rimanere nel partito, piuttosto che aver ragione, ma uscire da esso”. Ed allora – verrebbe da chiedersi –  “Renzi – per Decaro – ha fatto una cosa buona ad uscire dal Pd oppure no?” Ma su questo interrogativo il sindaco Decaro finora non ha chiarito alcunché. E, forse, non lo farà mai!

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 24 Settembre 2019

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