Cronaca

L’Autonomia comunale resta l’unico progetto di sviluppo per le ex frazioni

Sono trascorsi tre anni esatti da quando il consiglio regionale pugliese, nella fatidica seduta del 5 febbraio del 2010, bocciò l’istituzione di due nuovi Comuni, quello di Palese-Santo Spirito e quello di Carbonara-Ceglie-Loseto. Come si ricorderà, entrambi i disegni di legge istitutivi dei nuovi Comuni naufragarono clamorosamente nell’Aula di via Capruzzi, perché entrambe le proposte appena dieci giorni prima avevano conseguito l’unanime parere favorevole della competente commissione consigliare  “Affari istituzionali”, oltre che l’esito analogamente positivo nel referendum consultivo delle popolazioni interessate. A bloccare l’approvazione definitiva dei due disegni di legge, come è noto, fu l’Amministrazione barese e, in particolare, il sindaco Michele Emiliano che, recatosi irritualmente in audizione alla Regione qualche ora prima della votazione in Aula delle due proposte, promise di procedere entro un anno alla ridefinizione degli organi di decentramento comunali, con l’attribuzione di maggiori poteri ed attività ai tanto decantati ed annunciati “Municipi”. Il sindaco Emiliano, facendo riferimento alla tematica della futura Città metropolitana, svalutò e contrastò l’istituzione dei due nuovi Comuni, che si sarebbero formati staccando da Bari i territori della Prima e Quarta circoscrizione amministrativa. E questo perché – secondo il Primo cittadino di Bari – i problemi che sarebbero stati risolti con l’istituzione dei due nuovi auspicati Comuni sarebbero stati già “risolti” attraverso l’istituzione, prima, dei Municipi di decentramento comunale e, successivamente, della Città metropolitana. Ora manca poco più di un anno alla scadenza naturale del secondo mandato sindacale di Emiliano, però né i Municipi, né la Città metropolitana sono stati ancora istituiti. Anzi, degli annunciati Municipi, la cui istituzione dipende unicamente da un atto comunale, non si conoscono ancora bene né i poteri e le effettive capacità a risolvere i problemi delle comunità interessate, né caratteristiche e funzioni. Mentre per l’istituzione della Città metropolitana sappiamo soltanto che è stata introdotta in sostituzione della Provincia da un decreto del governo Monti, poi non convertito in legge. E’ però probabile che il  Governo che nascerà dopo le imminenti elezioni politiche riproporrà la questione “Città metropolitana” negli stessi termini già disposti da Monti con il decreto decaduto. E, vale a dire, che l’istituzione della Città metropolitana barese sarebbe facilitata, se nella cintura a ridosso del capoluogo fossero presenti ulteriori due Comuni di media entità scorporati da Bari, come lo sarebbero Palese-Santo Spirito e Carbonara-Ceglie-Loseto, piuttosto che un unico grande Comune che metterebbe in ombra altre realtà minori, ma non meno importanti, come Altamura, Bitonto, Molfetta ed altre. Infatti, al riguardo basti verificare i pareri negativi, già espressi lo scorso ottobre dalle Amministrazioni territoriali di questi Comuni, sull’adesione alla Città metropolitana di Bari, decretata da Monti. Pertanto, non si può non tener conto che il nuovo Ente metropolitano, se e quando istituito, dovrà sostituire la Provincia, non il Comune, e sarà certamente caratterizzato da un flusso di poteri verso l’alto, che lascerà impregiudicate ed irrisolte tutte le questioni del “basso” che erano, e sono tutt’ora, alla base della rivendicazione di indipendenza politico-amministrativa da Bari delle popolazioni indigene di Palese-Santo Spirito e Carbonara-Ceglie-Loseto. Quindi, la tanto invocata ed auspicata Città metropolitana dal Sindaco barese dovrà, come dice l’articolo 23 del Testo Unico sugli enti locali, salvaguardare l’identità delle originarie collettività locali e, all’art.25, contemplare espressamente la revisione delle circoscrizioni territoriali dei Comuni compresi. Dunque, l’istituzione dei due nuovi Comuni naufragata a febbraio del 2010 per espresso boicottaggio del sindaco Emiliano, si riproporrà in futuro, non appena tornerà nuovamente alla ribalta il problema nazionale dell’abolizione delle Provincie e la costituzione delle Città metropolitane. In altri termini, se si vorrà effettivamente dare maggiore autodeterminazione ed efficienza di costi e servizi alle comunità cittadine, non vi è alternativa per Bari al riconoscimento delle autonomie comunali delle sue ex frazioni, che nel 2009, con il referendum, hanno detto “SI” al distacco. I fantomatici e paventati  “Municipi” di decentramento amministrativo promessi dal sindaco Emiliano sarebbero soltanto una brutta copia riveduta, e neppure corretta, delle attuali circoscrizioni. E, quindi, un altro fallimento per la Città e per chi li propone.              

Giuseppe Palella

 

 


Pubblicato il 7 Febbraio 2013

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