Cultura e Spettacoli

‘Le Puglie’ e gli idiomi. Le insidie

Ignazio Buttitta, poeta siciliano, in ‘Lingua e dialettu’, la più celebre delle sue liriche, scrive che un popolo, anche se privato d’ogni cosa, rimane vivo fino a che gli resta la lingua madre. Siccome non esiste lingua più vera dei dialetti (pur se contaminati), viva gli idiomi locali. E pazienza se l’imperfetta conoscenza degli stessi può dare origine a equivoci fastidiosi. Per esempio nel Salento la parola “puru” non significa ‘puro’ bensì ‘pure’, cioè ‘anche’. Per cui un “puru salentinu” significa “anche salentino” e non altro, quando invece un “puro salentino” potrebbe alimentare sospetti di pretesa ‘superiorità’. La precisazione è doverosa dal momento che il testo di ‘Meridionale’, un brano presente in ‘S. Maria del Foggiaro’, ultima incisione dei Kalascima, band salentina emergente, ha dato adito in questi ultimi tempi a insidiosi qui pro quo. E se diamo dell’insidioso a ciò che a tutta prima potrebbe passare per una innocua svista è per segnalare il clima di disgregazione nel quale, anche a livello globale, siamo immersi. Con leggerezza irresponsabile in uno Stato su due si parla di secessione, persino su base regionale e provinciale. Nei centri abitati l’appartenenza al tale quartiere viene ribadita sui muri a suon di punti esclamativi. Scendendo di livello, i contrasti condominiali si fanno più aspri, negli appartamenti i coabitanti si chiudono nelle loro stanze, all’interno di queste l’uomo solo rischia lo sdoppiamento della personalità… Contro questo clima, che non esclude il Salento, si levano voci. E’ il caso dei Kalascima che si schierano contro quelle posizioni pseudo intellettuali che vedono minoranze salire in cattedra e usare sovrana sufficienza verso un prossimo giudicato inferiore (tra cui pure quel pan-salentinismo dissennato che spinge gli ultras giallorosi a ostentare striscioni dove si significa al mondo che “Salento is not Puglia”). Ma per ironia della sorte succede altresì che questi lodevoli richiami al buon senso e alla generosità d’animo si ritorcano come boomerang, stante la difficoltà d’intendersi fra idiomi distanti appena cento chilometri. I Kalascima, che ne sanno qualcosa, ci tengono perciò per voce di Riccardo Laganà, polistrumentista della band, che “ a ribadire che non per forza, se una band, di qualsiasi genere musicale ed età, proviene dal Salento, allora deve necessariamente portare con fare ‘leghista al contrario’ la bandiera del Salento, della Regione Salento, e dei contrasti calcistici, ideologici, linguistici e di tante altre sciocchezze …La canzone in questione, dal titolo ‘Meridionale’, è stata scritta proprio per denunciare questo modo di pensare e di fare. Nel testo si ripete in modo ostinato e ossessivo che questi contrasti, inutili e senza senso, tra salentini, baresi, tarantini, calabresi, siciliani, lucani e campani non hanno motivo di essere. E’ una canzone scritta per evidenziare come tutti i popoli del sud sono estremamente simili tra loro, e quando si parla di meridionale, non esistono distinzioni… E’ proprio un monito a tutti coloro che nell’ultimo decennio portano avanti idee secessioniste, campanilistiche e a nostro avviso assurdamente insensate di porre il Salento in antitesi con il capoluogo Barese e la Regione Puglia, di abbandonare queste folli idee”. La precisazione si chiude con l’invito ad abbandonare il pregiudizio “che l’idea del salentino super-uomo e superiore agli altri, pervada i pensieri e le convinzioni di chi abita questo lembo di terra…. non è così, e noi siamo i primi a lavorare per cercare di cambiare questo modo di pensare”. Tanto ci offre il destro per tornare su un tema del quale ci siamo occupati in passato. La Puglia, la più lunga regione d’Italia, è tutta protesa verso Oriente. Attraverso i millenni la nostra terra ha registrato in entrambi i sensi un intenso traffico di mercanti, viaggiatori, guerrieri, religiosi, intellettuali. Tanto andirivieni non poteva non lasciare traccia nei costumi di genti distribuite sull’arco di quattrocento chilometri e tra altipiani, pianure e ben definite aree di montagna. Nessuna meraviglia, quindi, che tra il dialetto di Termoli e quello di Otranto esista lo stesso abisso che divide la lingua italiana da quella sarda. Opportunamente gli antichi non parlavano di Puglia, espressione recente e riduttiva,  ma di ‘Puglie’, a significazione della straordinaria varietà nostrana di usi e idiomi. Potrà apparire banale, ma quel massificante ‘Puglia’ ha sulla coscienza il campanilismo feroce che lacera un’arida realtà amministrativa dove il capoluogo, per dirne una, fu a suo tempo individuato solo sulla base di convenienze geografiche. Intanto si parla di ridisegnare queste Ente regionale frantumandolo in tre soli distretti provinciali. Il Grande Salento, questo grande sogno coltivato da sempre nel leccese è prossimo a divenire realtà. Speriamo che ancora più avanti i pazzi di turno non si spingano ad invocare la Nazione Salentina. A maggior ragione chi vorrà contrastare questi pazzi in particolare insieme a tutti gli altri pazzi della stessa pasta dovrà applicare la massima prudenza comunicativa.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 9 Gennaio 2013

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