Cultura e Spettacoli

L’inventore con anello, pastorale e mitra

Nell’immaginario collettivo, dietro suggestione di un archetipo narrativo messo insieme da fumetti, cartoni animati e cinematografia d’evasione, l’immagine dell’inventore ha finito con l’assumere caratteri stereotipici : Un uomo occhialuto, dal fisico minuto, perennemente vestito d’un camice bianco, sbadato, eccentrico, anche folle, maldestro e trasandato, che vive lontano dal mondo, al chiuso del proprio laboratorio. A queste condizioni l’idea di un inventore con anello, pastorale e mitra torna improponibile. Eppure c’è stato un tempo in cui nessuno si scomponeva che un vescovo passasse il tempo libero in un laboratorio, perso dietro marchingegni che in un’altra epoca gli sarebbero costati l’accusa di stregoneria. Ricorre oggi il 116° anniversario della scomparsa di un inventore pugliese che per buona parte della vita vestì l’abito talare. Nato a Lecce il 28 ottobre 1837 (sarebbe morto a Ischia nel 1906), da Ferdinando e Stella De Pascalis, primogenito di sette figli, Giuseppe Candido nel 1847 entrò nel locale collegio dei gesuiti, dove si distinse per la vivacità dell’ingegno e per la grande passione per gli studi di fisica e matematica (in occasione della visita a Lecce di Ferdinando II re delle Due Sicilie, nel 1859, assisté il suo maestro, il gesuita Padre Nicola Miozzi, nell’accensione di una lampada elettrica ad arco). Aprì anche, nella sua casa, una scuola gratuita, molto frequentata, di fisica sperimentale, attrezzata con apparecchi scientifici fatti venire da Parigi e con altri da lui stesso costruiti nel proprio laboratorio, come un piano elettrico inclinato sul quale trovava esemplificazione l’esperienza di Galilei sulla caduta dei gravi. Alla fine del 1860 passò all’università di Napoli dove conseguì la laurea in scienze naturali, fisiche e matematiche ; in seguito si laureò pure in teologia. Tornato a Lecce, fu ordinato sacerdote e insegnò lettere nel seminario diocesano e nel liceo Palmieri. Nominato vescovo nel 1881, Candido venne assegnato prima alla sede di Lamezia Terme, quindi – sette anni dopo – a quella di Ischia. Per tutto questo tempo seppe attendere al dovere pastorale senza mai rinunciare agli amati studi. Tra le sue invenzioni sono da ricordare speciali campanelli elettrici e un apparecchio elettromagnetico che suonava la sveglia all’ora voluta, accendeva una lampada idroplatinica e la spegneva dopo un determinato periodo di tempo. Ma la sua vetta fu la realizzazione a Lecce tra il 1868 e il 1874 di una rete di orologi pubblici elettrici sincronizzati. Tale opera, che egli stesso costruì dopo averla progettata, non aveva precedenti in Italia e fu una delle prime in Europa, rimanendo in funzione fino al 1937.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 4 Luglio 2020

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