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L’Udc di Casini in Puglia decimata, a Bari cancellata

A volte i sondaggisti sbagliano, ma in alcuni casi indovinano. E’ accaduto all’Udc pugliese con le previsioni elettorali effettuate lo scorso gennaio dall’istituto del professor Piepoli, che per primo  aveva diffuso un sondaggio sulle imminenti politiche, da cui era emergeva che il partito di Pierferdinando Casini in Puglia, secondo le intenzioni di voto, avrebbe potuto ottenere meno del 3% dei consensi. Una previsione che scandalizzò ed irritò non poco il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, capolista alla Camera per lo scudocrociato proprio in Puglia, ed il deputato foggiano uscente, Angelo Cera. Quest’ultimo, infatti,  il giorno stesso della notizia criticò duramente, attraverso una nota, l’emittente televisiva locale che aveva commissionato il sondaggio, accusandola di voler condizionare il voto dei pugliesi con la diffusione di “numeri senza fondamento.” Un accusa che ora, invece, alla luce dei risultati elettorali, si è rivelata solo premonitrice della catastrofe politico-elettorale a cui stava andando incontro il partito di Casini nella regione in cui appena cinque anni prima, nelle politiche del 2008, aveva ottenuto circa 190mila voti, pari a quasi l’8% dei consensi espressi a livello regionale. Infatti, il dato riportato dal partito di Casini in Puglia, nella consultazione di domenica e lunedì scorsi, è stato appena del 2% con un numero di voti alla Camera che è stato di circa un quarto di quelli ottenuti nel 2008. Un dato che consente l’elezione in Parlamento di un solo deputato, Cesa appunto, a fronte dei quattro uscenti del 2008. Al Senato, poi, l’Udc ha perso pure l’elezione del leccese Salvatore Ruggeri che, pur essendo al secondo posto della lista unica con Monti, non è scattato, poiché il raggruppamento centrista in Puglia è riuscito ad esprimere un solo rappresentante a Palazzo Madama. Ora, però, dopo questa catastrofe elettorale – secondo alcune indiscrezioni – il leader nazionale dell’Udc, Casini, si sarebbe spaventato e potrebbe decidere a breve, insieme ai suo collaboratori più fidati, di correre immediatamente ai ripari, con scelte drastiche che azzererebbero l’organizzazione interna del partito sul gran parte del territorio, ed in Puglia in particolare. Qui, infatti, il partito in passato aveva sempre fatto affidamento su un consistente zoccolo di elettori di fede ex democristiana, che anche nei momenti più difficili, come nel 2008, gli aveva assicurato un notevole seguito di consensi, che in termini percentuali risultava tra i più ragguardevoli in Italia. Circostanza, quest’ultima, non verificatasi per l’Udc alle ultime elezioni, forse, non soltanto per l’offuscamento prodotto dalla sovraesposizione di Monti e dalla sua lista rispetto a Casini, che con il suo vecchio scudo crociato sarebbe passato in secondo piano nella coalizione centrista, ma almeno in Puglia il dato ultra negativo dell’Udc potrebbe essere stato soprattutto causato da alcuni clamorosi errori di gestione del partito. Errori, commessi proprio dai vertici romani dello scudo crociato, che ora  – a detta di qualche storico rappresentante centrista – in una campagna elettorale particolarmente difficile hanno contribuito ad aggravare l’emorragia di voti dal partito. Infatti, numerosi elettori di tradizione ex democristiana, questa volta in Puglia, hanno evidentemente abbandonato l’Udc, perché potrebbero non aver gradito talune candidature al Parlamento o, in qualche caso, anche la linea politica del partito, per cui hanno preferito per protesta, o perché ritenuta maggiormente affidabile, dare il proprio voto ad altra formazione politica. Ora difatti anche il capogruppo dell’Udc alla Regione, Salvatore Negro, nell’evidenziare con una nota diffusa ieri che “Il partito in Puglia non è morto”, ammette che negli ultimi tempi potrebbero essere stati commessi degli errori, calando dall’alto nomi e ruoli che invece avrebbero dovuto essere frutto di scelte condivise a livello locale da chi sui territori rappresenta lo scudo crociato e, soprattutto, ha dimostrato di avere il consenso degli elettori. Inoltre, non fa mistero Negro del fatto che i candidati al Parlamento, come pure quelli al Consiglio regionale siano stati scelti dall’alto e non “Selezionati dalla base fra coloro che hanno seguito 

 un percorso all’interno delle Istituzioni a partire dall’esperienza all’interno dei Consigli comunali.” Un modo di gestire il partito che anche in Puglia evidentemente ha portato al recente disastro elettorale, che potrebbe far scomparire definitivamente se in tempi brevi la dirigenza nazionale non dovesse correre ai ripari con un Congresso straordinario che rimoduli a livello centrale la linea politica del partito, ma soprattutto che in periferia affidi il partito nelle mani di chi è effettivamente rappresentativo sui territori ed è in grado di gestirlo in sintonia con la base e non soltanto come un’opportunità per accaparrarsi qualche incarico, o poltrona, finalizzata unicamente a soddisfare esigenze economiche di natura esclusivamente personale. Situazioni queste che, lì dove si sono verificate, ha prodotto per il partito di Casini, nelle recenti elezioni politiche, risultati ancora più disastrosi di quelli ottenuti a livello nazionale o regionale. E, al riguardo, qualche ancora affezionato elettore dello scudo crociato mostra i dati della provincia di Bari, dove il partito di Casini a queste politiche ha ottenuto in media 1,5% dei consensi. E, poi, rileva: “A Bari città, inoltre, con la presenza di un candidato locale al terzo posto della lista, e quindi in posizione di eleggibilità, Filippo Barattolo, che da ben quattro anni rappresenta l’Udc nell’amministrazione Emiliano e che in detto periodo ha pure avuto il controllo totale del partito a livello provinciale, i consensi ottenuti dal partito sono stati addirittura da prefisso telefonico, lo 0,9%.” Ed ironicamente aggiunge: “Non penso che lo scudo crociato in questo territorio avrebbe potuto fare peggio.” Una considerazione che la dice certamente lunga sullo stato di salute dell’Udc a Bari e nel barese, dove stante questi risultati potrebbe difatti considerarsi elettoralmente cancellato, anche se mantiene ancora qualche poltrona alla Regione e qualche rappresentanza territoriale a livello comunale. Ma, forse, ancora per poco, se la recente pesante sconfitta elettorale dell’Udc non dovesse far cambiare immediatamente rotta, ed idee, sulle strategie politiche e di partito, a chi nello scudo crociato, a queste elezioni, è stato confermato in Parlamento, ma solo per grazia ricevuta.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 28 Febbraio 2013

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