Cronaca

Nodo ferroviario, l’eterna incompiuta, il megapiano e le manie di grandezza….

Un vero e proprio tormentone, che si trascina senza soluzione di continuità, quello riguardante il “nodo ferroviario di Bari”. In verità sono previste entro il 2015, solo alcune opere minori. La variante est (eliminazione della ferrovia dal quartiere Madonnella a Torre a Mare) verrà invece completata non prima del 2022 (era previsto che ciò avvenisse entro il 2019). L’interramento della tratta Palese-S. Spirito è stato definitivamente ritenuto inattuabile per le difficoltà connesse all’incombente presenza delle costruzioni a ridosso della fascia ferroviaria, per la necessità di irreggimentare le acque che le falde portano a mare, per gli enormi costi che da queste difficoltà deriverebbero. Si parla da vent’anni di questi problemi, forse sarebbe stato possibile giungere a questa conclusione almeno qualche lustro prima. Si sarebbe però potuto progettare l’eliminazione di quel tratto portandolo a monte dell’abitato (con costi modesti e perciò finanziabili) trasformando poi il sedime abbandonato in una strada con tranvia atta a fornire un servizio di metropolitana di superficie verso Bari. E’ veramente triste, per chi vorrebbe una grande Bari, vedere naufragare il sogno di ridurre almeno i disagi d’una città divisa in due dal fascio del ferro rappresentato dai binari. Ma la colpa è di tutti, politici, intellettuali e professionisti locali chiedendo interventi che risultassero irrealizzabili, in tempi inaccettabili che hanno prodotto una vera paralisi, in un clima di attesa senza fine. E’ stata una colpa l’imbarcarsi in programmi altisonanti, finanziabili in tempi indeterminabili, buoni solo per essere venduti sul piano elettorale. Questo megapiano, come ricorda il sito ‘AziendaBari’ di Giovanni Giua, fu concepito dalle amministrazioni Vendola ed Emiliano e si rifiutava di considerare ipotesi di assai più semplice realizzazione e quindi di costo di gran lunga inferiore. La variante verso Torre a Mare poteva essere evitata limitandosi a coprire con galleria artificiale (una sorta di sistema di piacevoli dune) quanto esistente (oltre tutto senza determinare lo spreco degli interventi in quella tratta effettuati solo pochi anni addietro) e la ferrovia avrebbe continuato a servire, a livello metropolitano, il palazzo della Regione (in via di costruzione) e l’intera costa balneabile. L’eliminazione della ferrovia in Palese e S. Spirito spostandola all’esterno degli abitati poteva anche essere prevista sin da allora. Si poteva evitare di imporre che la Bari-Bitritto fosse realizzata con scartamento Rfi (inutile e penalizzante) accettando lo scartamento Fal. Sarebbe stata a doppio binario (essenziale per una metropolitana), sarebbe stato possibile interrarla nel sedime attualmente occupato e farla giungere in “centrale” a margine di via Capruzzi e quindi di fronte alla Sud-Est. Il tutto con costi molto più modesti, benefici nella gestioni, maggiori vantaggi nella fruizione. Inoltre a fronte di tutto questo che senso ha il concorso BARICENTRALE in assoluta carenza di date certe per la effettuazione degli interventi che dovrebbero essere punti di riferimento per le opere complementari poste a concorso? Che senso ha pensare ad opere che nella migliore delle ipotesi potranno essere realizzate, e solo in parte, a partire dalla metà degli anni ’20, epoca in cui il contesto potrebbe essere di molto cambiato, le necessità potrebbero essere molto diverse. Le risultanze della gara rischiano di essere solo materiale per una bella mostra ( così come è stato per il concorso per Via Sparano). Un quiz finale: perché mai Rfi che in altre città ha realizzato trasformazioni radicali delle stazioni centrali a Bari vuol solo provvedere a qualche imbellettamento? Come mai Comune e Regione non hanno preteso una soluzione con piastra al disopra dei binari, unico serio modo di ricongiungere pedonalmente piazza Moro con l’area Rossani? Perché i validi professionisti al soldo di Comune e Regione non escono allo scoperto per tentare di dare risposta almeno a queste poche domande? Mah…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 7 Luglio 2012

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