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Numobag, al Policlinico ancora un miraggio

 Con una semplice busta di plastica collegata ad una bombola d’ossigeno è possibile curare pazienti affetti da patologie ortopediche; malati di ulcere infette; ustionati e persone a cui sono stati amputati gli arti. Non si tratta di una burla: si chiama Numobag, viene dall’America, ed è una tecnica già utilizzata in molti paesi del mondo (vedi foto).  «In un’apposita “busta di plastica” sistemata intorno al corpo del paziente viene pompato dell’ossigeno – spiega il dott. Franco Simplicio, dirigente, nonché ex Direttore Sanitario al Policlinico di Bari –  in questo modo si possono curare una serie di patologie che oggi costringono i pazienti a sottoporsi a trattamenti con camera iperbarica».  A Bari esiste una sola camera iperbarica, presso l’Ospedale San Paolo. «Dal Policlinico inviamo al San Paolo solo due pazienti alla settimana – continua il dirigente sanitario – il resto non può ricevere in tempo le cure che necessita, e fa coda nelle liste d’attesa». Il tipo di cure mediche che si effettuano per mezzo della camera iperbarica vanno sotto il nome di “ossigenoterapia iperbarica”.  L’ossigenoterapia consente, tra l’altro, attraverso la somministrazione di ossigeno puro ad alta pressione, di curare  ferite o piaghe dovute da insufficienze vascolari (come molte fastidiose e antiestetiche piaghe che affliggono le gambe delle donne), o causate dal diabete. I benefici di questa terapia sono inoltre indicati per le sindromi da schiacciamento e per lesioni degli arti ad alto rischio di amputazione; ritardi nel consolidamento delle fratture; trapianti di porzioni di pelle o reimpianti in cui si hanno complicazioni alla circolazione o infezioni.  Insomma, l’ossigenoterapia è uno strumento fondamentale, nelle mani dei medici, per la cura dei malati; il problema è che a Bari i pazienti devono fare a turno per utilizzarla!  Per rimediare a questo grave inconveniente si pensò di importare al Policlinico la tecnologia statunitense – sopra citata – dei numobag. «Iniziammo ad utilizzare questa tecnica nel reparto di chirurgia plastica – continua Simplicio –  i pazienti, tra cui molte donne affette da ulcere alle gambe, che da anni venivano sottoposti invano a molteplici trattamenti curativi, miglioravano a vista d’occhio!». Ciò nondimeno, il progetto naufragò. «La dirigenza dell’ospedale decise di sospenderne l’uso, e si ritornò a spedire i malati al CEP».    I motivi dietro questa decisione sono ancora ignoti, ufficialmente. Ma le voci corrono e già si parla della volontà, da parte della dirigenza del nosocomio barese, di “isolare” Simplicio dall’attività gestionale e, di conseguenza, di troncare ogni progetto sanitario da egli avviato. Il medico, infatti, è stato coinvolto in alcune vicende giudiziarie che lo vedono imputato per: interruzione di pubblico servizio; falso e truffa ai danni del Policlinico di Bari; e per reati contro l’ambiente (smaltimento non autorizzato di rifiuti pericolosi), che – questi ultimi – sarebbero avvenuti al di fuori della sua vita professionale.  Da questa prospettiva, il dott. Simplicio non è certo quel che si direbbe uno “stinco di santo”. Le decisioni della dirigenza a suo carico, in ogni modo, non riguardano la nostra analisi. A quest’ultima spetta il dovere, invece, di constatare la totale mancanza di logicità tra eventuali sanzioni disciplinari – anch’esse forse contestabili nella forma, dato che, se Simplicio era meritevole di una punizione, allora perché lasciarlo ben comodo, seduto sulla sua poltrona da dirigente al Policlinico? – e l’interruzione del progetto di inserimento di una tecnologia, come quella dei numobag, che salvaguarderebbe la salute dei cittadini, oltre che ridurre i costi (una semplice “busta di plastica” è molto più economica e pratica di un trattamento alla camera iperbarica ottenuto, tra l’altro, dopo aver pagato un’azienda esterna di trasporti che accompagni i pazienti sul luogo della terapia).    La vicenda del numobag, come molte altre al Policlinico e negli altri centri sanitari baresi, è una questione che trascende i rigori della logica e, a volte, sembra addirittura confonderli in un caos paradossale. Per comprenderne i meccanismi bisognerebbe, probabilmente, prestare orecchio alle voci che circolano nei corridoi del Policlinico.  Voci che parlano di dirigenti e dipendenti “mobbizzati”, cioè isolati dalla vita professionale, seduti sulle loro poltrone comodamente a far nulla, perché in contrasto con i superiori o perché ne hanno perso, per qualche ragione (spesso legata a conflitti di interesse), il fondamentale appoggio; nei circoli di una casta medico-sanitaria che sembra ancora, ineluttabilmente, legata a quelle gerarchie di potere e a quegli “intrallazzi” con la politica e le aziende private che nulla hanno a che fare con la salute dei cittadini.  E a questi ultimi che noi del Quotidiano ci rivolgiamo. Siete voi lettori, cittadini contribuenti, che avete il diritto di pretendere che il servizio sanitario sia erogato col massimo rigore e rispetto. Se avrete mai bisogno dell’ossigenoterapia, prima che vi impacchino su un’ambulanza, direzione San Paolo, chiedete come mai al Policlinico di Bari non si usano più i numobag…    
 
 
Mirko Misceo
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 19 Luglio 2011

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