Primo Piano

Nuove funzioni e personale delle ex provincie, nuova grana per Emiliano

 

La grana delle nuove funzioni e del personale in esubero alle 5 Province pugliesi sopravvissute alla riforma Delrio (L. 56/2014) ed alla Città metropolitana di Bari rischia di esplodere tra le mani del neo governatore regionale Michele Emiliano. Infatti, in occasione della riunione urgente della conferenza delle Regioni prevista ieri a Roma, il neo Presidente della Puglia si è fatto promotore di un documento, condiviso con tutti i 5 presidenti provinciali pugliesi e con quello della Città metropolitana di Bari, per chiedere al Governo nazionale gli strumenti con i quali poter affrontare subito le principali emergenze in cui sono finiti questi nuovi Enti, dopo la riforma Delrio dello scorso anno. L’intervento di Emiliano sul Governo nazionale si è reso necessario dopo che martedì mattina i  presidenti delle province pugliesi, Francesco Miglio (Foggia), Francesco Spina (Bat), Martino Tamburrano (Taranto), Maurizio Bruno (Brindisi) ed Antonio Gabellone (Lecce),  più un rappresentante della Città metropolitana di Bari, Michele Abbaticchio, hanno incontrato il Presidente della Regione per chiedergli di accelerare l’iter legislativo regionale con cui completare il quadro normativo che li riguarda, previsto dalla legge 56 del 2014. Un quadro che, come è noto, dovrebbe rimettere ordine ai compiti ed alle funzione dei nuovi Enti, ma dovrebbe soprattutto individuare le fonti finanziarie con cui nuove Province e Città metropolitane devono provvedere a mantenersi ed a svolgere le attività ad esse affidate. Entro la fine dello scorso anno la Regione Puglia avrebbe già dovuto provvedere a legiferare sulle deleghe non fondamentali affidate a Province e Città metropolitana barese, ripartendo di conseguenza le risorse per ciascun di questi enti. La Puglia su questo fronte, però, non ha ancora dipanato la matassa e le Province pugliesi, tra rispetto del ‘Patto di stabilità’ e riduzione dei trasferimenti statali già attuata, rischiano il default. Infatti, i problemi più urgenti riguardano non soltanto le funzioni ma anche la ricollocazione di una parte consistente del personale pre-riforma, poiché gli abbattimenti di risorse previsti dalla legge Delrio e, quindi, di competenze creano esuberi nel personale che per le 5 Province pugliesi e la Città metropolitana barese si aggirano complessivamente tra 250 e 1300 unità lavorative, su un totale di 2800 attualmente in organico. Emiliano, per parte sua, si è impegnato a far approdare in Aula entro settembre il disegno di legge che completa il quadro normativo regionale sulle funzioni non fondamentali e le relative risorse. Occorre, però, che il Governo nazionale chiarisca quanto prima le lacune presenti nella legge di riforma delle Province ed istitutiva della 10 Città metropolitane. E su quest’ultimo punto il Presidente della Regione si è anche dichiarato disponibile ad impegnare sull’argomento la Conferenza Stato-Regioni già dall’incontro di mercoledì mattina, ossia ieri. “Avevamo denunciato da subito i limiti della Legge Delrio” ha dichiarato in una nota il neo presidente della VII Commissione regionale, Saverio Congedo della lista Fitto, che continuando rileva: “Constatare che anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, abbia espresso un analogo giudizio, ieri, durante l’incontro con il presidente dell’UPI Puglia, Antonio Gabellone, ci fa ben sperare per il passo che sarà impresso in questa legislatura in questa materia. Le Province pugliesi sono sull’orlo del fallimento soprattutto per i tagli imposti e i continui e maggiori prelievi effettuati dallo Stato, ma anche per l’assenza di una normativa che stabilisca  ruoli e funzioni. In questi primi sette mesi dell’anno, infatti, gli enti provinciali hanno continuato a sostenere costi per servizi e personale che proprio la legge Delrio ritiene non siano più di loro competenza”. Poi, sempre Congedo, continuando sull’argomento afferma: “Ora il presidente Emiliano si è impegnato a rimodulare il disegno di legge sul riordino degli Enti Locali, che la legge Delrio affida alle Regioni, entro settembre, ammettendo che quello approvato il 30 dicembre scorso dalla giunta Vendola è del tutto insufficiente a regolare la materia. Non possiamo che prendere atto con soddisfazione di questa volontà di imprimere velocità e contenuti al ddl e come presidente della settima Commissione, quella competente all’esame del disposto legislativo prima dell’approvazione da parte del Consiglio regionale, assicuro lo stesso impegno affinché l’iter dei lavori sia sì veloce, ma inclusivo, ovvero pronto ad accogliere ed ascoltare tutti i contributi che i colleghi vorranno portare per fare chiarezza non solo sul destino delle Province pugliesi ormai sull’orlo del fallimento, ma sarà anche l’occasione per ipotizzare una sistemazione organica degli enti locali in chiave moderna e sinergica”. Anche l’associazione politica “Convochiamoci per Bari” ed il Laboratorio pugliese d’arte politica sono intervenuti con una nota sulla questione per chiedere che la situazione degli esuberi del personale nei nuovi Enti intermedi tra Comuni e Regioni venga affrontata con “scelte politiche forti, non di ripiego, per valorizzare il personale delle Province” senza mortificare esperienza e professionalità, ma riqualificandolo al meglio nei settori della PA dove più di altri si è in sofferenza di organico, come ad esempio quello dei Tribunali e dei controlli fiscali. Intanto da Roma giunge notizia che lunedì scorso, presso la Corte di Cassazione, è stata depositata una proposta di legge di iniziativa popolare in materia di “Elezione diretta del sindaco e del consiglio della città metropolitana”. A guidare l’iniziativa sono esponenti Radicali, Socialisti, di Italia Unica, liste civiche e associazioni provenienti dalle città metropolitane di tutta Italia (presente alla sottoscrizione in Cassazione anche il comitato promotore di Bari con in testa il barese Antonio Gadaleta). Per i promotori di tale iniziativa  “la legge Delrio ha reso le città Metropolitane enti di secondo livello, di fatto nominati dai partiti”, per cui  si  intendono rivolgersi agli amministratori ed, in particolare, ai cittadini di quei comuni che, con l’attuale normativa, sono stati defraudati del diritto di voto, già sancito dalla Carta europea delle autonomie locali”. Infatti, ha dichiarato il comitato promotore della proposta di legge: “Auspichiamo che, grazie all’iniziativa popolare, si possa superare l’attuale assurdo sistema e ripristinare quanto prima l’elezione diretta e a suffragio universale”. Elezione diretta, per altro, già prevista in via facoltativa nella legge Delrio, qualora fosse recepita nello Statuto metropolitano. Ma, come è noto, finora nessuna delle 10 Città metropolitane istituita l’ha presa in considerazione, sia per preservarsi la casta dei partiti di scegliersi i rappresentanti con l’elezione di secondo grado, sia soprattutto, come nel caso di Bari, per evitare che la città capoluogo perda di peso all’interno del Consiglio metropolitano rispetto ai restanti rappresentanti di tutti gli altri 40 Comuni del barese. Infatti, la Delrio prevede pure che, in caso di elezione diretta dei consiglieri metropolitani, il capoluogo “deve ripartirsi” in due o più Enti comunali, qualora vi siano i presupposti per tali nuove entità. E, come è noto, a Bari sentir parlare di “autonomia” comunale delle sue due periferie con oltre 35mila abitanti, gli attuali pseudo Municipi di decentramento amministrativo di Palese-Santo Spirito da una parte e Carbonara-Ceglie-Loseto dall’altra, proprio non va giù.  
   

Giuseppe Palella


Pubblicato il 30 Luglio 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio