Cronaca

Olivicoltura, il Pd pugliese tenta di salvare la faccia con la Gentile

Il Pd pugliese corre ai ripari dopo la diffusione della notizia che, lunedì scorso, la decisione della Commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo di spalancare le porte all’ingresso nel mercato comunitario di ulteriori 70mila tonnellate di olio d’oliva tunisino in due anni, a dazio zero, è passata anche col voto favorevole dei due rappresentanti italiani del Pd, gli eurodeputati Alessia Mosca e Goffredo Bettini, che hanno accettato la proposta della relatrice del provvedimento, Marielle de Samez (Alde – Francia), di aumentare la quota di olio d’oliva del paese Nordafricano da importare in Europa senza dazio, che passerebbe così da circa 57mila tonnellate l’anno ad oltre 90mila. Quantitativo, questo, che verosimilmente finirebbe sul mercato italiano, danneggiando pesantemente la già precaria situazione economica del comparto olivicolo ed oleario nazionale e, in particolare, pugliese. Infatti, a tentare di correggere la “gaffe” politica compiuta dai due esponenti italiani del Pd in Commissione e, quindi, a prevenire probabili ricadute elettorali negative al partito, soprattutto da parte del mondo agricolo locale, è intervenuta l’eurodeputata pugliese del Pd, Elena Gentile, che con una nota ha dichiarato: “La decisione assunta in Commissione Commercio del Parlamento che consente l’importazione di olio d’oliva dalla Tunisia trova la mia ferma opposizione per le inevitabili ricadute negative sul settore olivicolo del mezzogiorno d’Italia ed in modo particolare della Puglia”. E, proseguendo, ha aggiunto: “Le pur nobili motivazioni che hanno suggerito il voto positivo da parte della Commissione (la Tunisia infatti sta guadagnando faticosamente la strada della democrazia e della pace) confliggono con gli interessi del sistema d’impresa italiano e con la legittime aspettative di migliaia di lavoratori agricoli che si sentono oggi minacciati nel loro reddito e nella qualità della vita delle loro famiglie”. Per cui, ha affermato l’esponente pugliese del Pd al Parlamento europeo: “Ci prepariamo a dare battaglia in Parlamento in occasione del voto finale”. In fine, ha preannunciato Gentile: “Il nostro capogruppo in commissione Agricoltura, l’on. Paolo De Castro, presenterà infatti un emendamento finalizzato a ridurre le ricadute negative sul sistema agricolo del territorio”. E conclude: “Io sarò al suo fianco anche a difesa della straordinaria qualità delle nostre produzione in virtù della necessità di garantire i massimi livelli di sicurezza alimentare e scongiurare il pericolo di comportamenti illegali”. Sullo stessa tema sono intervenuti anche il senatore Luigi Perrone del gruppo dei Conservatori e riformisti (CoR), nonché presidente dell’Associazione dei Comuni pugliesi (Anci – Puglia) ed il capogruppo del M5S in Commissione agricoltura della Camera, Giuseppe L’Abbate, che ha lanciato un ulteriore allarme per gli olivicoltori pugliesi. “Scelta sciagurata” ha definito Perrone la decisione della Commissione europea di dare il via libera all’ingresso di ulteriori 70mila tonnellate di olio d’oliva dalla Tunisia. Una decisione, ha affermato ancora il rappresentante di Cor, che rischia di “dare il colpo di grazia agli olivicoltori italiani, e in particolare ai produttori delle regioni meridionali, già provati da una lunga crisi. Penso, in particolar modo alla Puglia, a cui l’Ue ha già chiesto di pagare un conto salato, imponendo misure a dir poco inaccettabili per fronteggiare l’emergenza Xylella, come il taglio del patrimonio di ulivi secolari”, rivolgendo per questo motivo anche un appello a tutti i parlamentari pugliesi, “affinché prendano ufficialmente, e con urgenza, una posizione unanime e netta nei confronti di questo nefasto provvedimento che, ove non arginato o eventualmente compensato con adeguate misure di sostegno ai produttori agricoli del Mezzogiorno, finirà per avere ripercussioni pesantissime sull’intera economia locale del territorio”. L’ulteriore pericolo sollevato dall’esponente del M5S per l’olivicoltura pugliese riguarda invece le recenti modifiche introdotte nel reg. Cee 2568/91 che impongono nuovi limiti della Ue  alle aziende olivicole della Puglia che hanno intrapreso un percorso di tracciabilità. Infatti, argomento di riforma sono i parametri analitici di alcune qualità di olio, tra le quali spicca la varietà “Coratina”,  con l’aggiunta di un decimale per quantificare i risultati della composizione degli acidi grassi. Con i nuovi valori della Ue, infatti, si supera leggermente la soglia prevista in precedenza dalla vecchia normativa comunitaria. Come specificato nella denuncia delle Organizzazioni della filiera olivicola olearia italiana, peraltro, tali superamenti non incidono minimamente né sul livello qualitativo degli oli, che rimangono comunque eccellenti, rispondendo a parametri ben più importanti come l’acidità e la valutazione organolettica, né sulla genuinità degli stessi.  Però, ha spiegato L’Abbate: “Non di rado capita che l’olio ottenuto dalle olive prodotte dalle aziende agricole nazionali, una volta analizzato, presenti valori non conformi al regolamento e pertanto non è consentita la vendita come ‘olio di oliva’ oppure come ‘olio extravergine’, a meno di essere miscelato con altri oli e perdendo così tutto il valore aggiunto che gli conferiscono le informazioni relative alla propria storia, origine ed identità”. “E’ purtroppo – ha spiegato inoltre il rappresentante penta stellato in Commissione agricoltura della Camera –  il caso della varietà Coratina che, per quanto riguarda il valore dell’acido eicosenoico, è leggermente superiore al limite ammesso senza che ciò costituisca tentativo di sofisticazione”. Per questo, lo stesso L’ Abbate con il collega Parentela, ha presentato sia una risoluzione sia una interrogazione parlamentare, per chiedere al Governo di intervenire urgentemente presso le sedi comunitarie competenti, affinché le prescrizioni previste dal regolamento n.1830/2015, con riferimento alle analisi sulla composizione in acidi grassi ed i parametri di conformità stabiliti dal Consiglio oleicolo internazionale, non vadano ad impattare negativamente sulla già precaria economia delle aziende agricole pugliesi che hanno volontariamente scelto un sistema di certificazione di qualità dei prodotti e la tracciabilità. “Il Governo – ha in fine ammonito L’Abbate  – la smetta di distrarsi e di pensare solo agli interessi delle multinazionali e si faccia per una volta portavoce degli interessi dei piccoli produttori che hanno deciso di investire in qualità e tracciabilità: il vero ‘made in Italy’ ha bisogno di essere difeso”. Ma su quest’ultimo punto il discorso per i produttori olivicoli ed oleari italiani è ben più complicato da affrontare, visto che sono decenni ormai che, chi ha il dovere istituzionale di alzare la voce con il Governo nazionale in primis, tace lasciando che a dettare la strategia economica del comparto siano soltanto le multinazionali di concerto con la Ue, anziché gli organismi istituzionali di settore. E questo, forse, è soltanto uno degli aspetti del problema dell’olivicoltura italiana in generale, ma più in particolare pugliese.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 28 Gennaio 2016

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