Cultura e Spettacoli

Palafitte… di guardia

Tra il XVI e il XVII secolo le coste pugliesi vennero dotate di un’articolata infrastruttura di torri di guardia. Queste costruzioni non avevano alcuna funzione difensiva. Al più, una volta tirato su il ponte levatoio, potevano resistere agli attacchi, poco convinti, di ciurmaglie di pirati desiderosi di più facile preda, come alimenti, animali e soprattutto gente da immettere sul mercato della schiavitù o del riscatto, tutta ‘merce’ facilmente reperibile tra i lavoratori della terra che avevano la cattiva sorte di vivere a ridosso della linea di costa, lontano dai ben fortificati centri abitati di mare. L’unica funzione svolta da queste torri consisteva nel dare l’allarme appena all’orizzonte si scorgevano feluche saracene. Per mezzo di segnali di fumo, con i quali l’allarme raggiungeva anche le torri situate a nord e sud, quella povera gente era sollecitata a porsi in salvo ritirandosi nell’entroterra o raggiungendo il più vicino centro abitato. Migliori risultati in fatto di sicurezza del territorio si sarebbero raggiunti dislocando in loco contingenti armati, ma l’avidissima autorità spagnola, da noi implacabile nell’esazione dei tributi, per ragioni di bilancio preferiva dislocare quei contingenti su fronti di guerra giudicati più importanti, come i territori d’oltre mare, il confine francese e quello austriaco. La sopravvivenza delle nostre popolazioni rivierasche era dunque aggrappata all’efficienza delle guarnigioni di stanza presso queste torri. Quante erano queste torri? Si ritiene fossero dislocate ogni sei, sette leghe, corrispondenti ad una decina di chilometri. Ciò significherebbe su 784 km di sviluppo costiero quasi ottanta torri. Ne sono rimaste in piedi pochissime  e delle altrettante venute giù per vetustà o mancate riparazioni è rimasta memoria in qualche toponimo che ancora ‘segna’ tratti di costa. No, quei taccagni di Spagnoli non potevano permettersi tanta spesa. Viene da pensare che di queste torri ne elevarono molto meno e che integrarono i ‘vuoti’ con soluzioni decisamente meno economiche : baracche in legno sollevate di alcuni metri, qualcosa di simile a palafitte. Strutture non difendibili e il cui destino era essere immediatamente abbandonate una volta segnalato il pericolo e contro cui per prima cosa si scatenava il furore dei predoni. Di esse, ovviamente, non poteva restare traccia in mappe o altri documenti. Svanirono, insieme alla loro memoria, poiché date alle fiamme oppure perché venute giù da sole. Come le chiamavano, capanni d’avvistamento..? Dovevano somigliare a palafitte. Curiosamente, costruzioni di questo genere  sono tornate da noi, proprio a ridosso del mare. Ci riferiamo a quel tipo di rifugio così frequente nelle zone umide in cui gli appassionati di birdwatchinh si nascondono per osservare o fotografare il comportamento degli uccelli.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 27 Febbraio 2018

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