Cultura e Spettacoli

Panayota, l’altra nave dei veleni

Più che un isola, è un piccolo affioramento roccioso distante dodici miglia nautiche dalle Tremiti, del cui arcipelago fa parte. Il fatto d’essere disabitata e raggiungibile solo con natanti privati, fa di Pianosa e delle sue acque un paradiso naturale (e difatti l’isola rientra dal 1989 nella Riserva Marina Integrale delle Tremiti). Eppure, anche Pianosa deve lamentare scheletri nell’armadio : Era la notte dell’11 marzo del 1986 quando sulla sua scogliera si schiantava la motonave cipriota Panayota. A ventotto anni di distanza il relitto è ancora lì. Ma questo è il meno. Perché quello non fu un comune naufragio e la Panayota trasportava 695 tonnellate di fertilizzanti chimici e 211 fusti di rifiuti, che nel disastro si riversarono in mare. Quando il giorno dopo si presentò sul posto un guardiacoste, sul giornale di bordo venne annotato che “un lezzo insopportabile” si levava dalla carcassa della nave. Subito contattato, l’armatore della Panayota rifiutò di assumersi l’onere della rimozione della carcassa e soprattutto del carico disperso invocando il fatto che quella notte il faro di Pianosa era spento (ma  pare fosse vero il contrario). Intanto si cominciava a parlare di disastro ambientale. Il primo a certificarlo, dopo cinque (!) mesi di stallo fu un medico dell’Usl FG/4 sbarcato a Pianosa il 12 agosto : “La stiva della nave risulta aperta: la parte del carico visibile all’ispezione risulta essere formata da una fanghiglia fortemente maleodorante di color nocciola, con vaste zone schiumose ed in evidente stato di fermentazione e putrefazione”. Ugualmente nulla venne fatto per punire e i responsabili e contenere il danno ; semplicemente si lasciò che l’Adriatico nel tempo facesse pulizia. Guardano le cose col distacco dei quasi trent’anni che sono passati, forte è il sospetto di un incidente deliberato al fine di intascare un premio assicurativa. E l’inerzia dello Stato in tutta questa faccenda alimenta altro e più grave sospetto, quello dell’insabbiamento, frutto di possibili connivenze ad alto livello istituzionale. La grave conclusione sarebbe confermata dalla presenza di altre due  navi sporche nello specchio d’acqua di Pianosa. Un specchio d’acqua, sporco’ anche di bombe inesplose e scaricate da aerei Nato nel corso della guerra nei Balcani (per di più durante l’ultima guerra gli Alleati usarono Pianosa come poligono militare…). Ordigni che, non rimossi, si corrodono rilasciando Tnt. Questo composto di acido nitrico e solforico, che nell’organismo umano provoca epatatite e anemia emolitica, danni all’apparato respiratorio, eritemi e dermatiti, sta procurando nei pesci che nuotano nelle acque di Pianosa alterazioni a livello biochimico e istologico.

Italo Interesse


Pubblicato il 7 Ottobre 2014

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