Cultura e Spettacoli

Pane e quotidiano con Rocco Scotellaro (V Parte)

Pochi grammi di poesia al giorno  per stare a contatto con l’universo poetico che vibra intorno a noi.

Rocco Scotellaro muore a Portici il 15 dicembre 1953, a soli 30 anni, a causa di un infarto.Gran parte dei suoi scritti furono pubblicati postumi, grazie a Primo Levi. Ciò gli fece ottenere premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Viareggio e il Premio San Pellegrino, entrambi nel 1954. I suoi versi vanno oggi letti avendo ben presenti le condizioni di vita e le lotte dei braccianti africani che ancora rivendicano diritti e dignità così come i contadini di un tempo.Rileggere Scotellaro è riprendere contatto con una limpida voce che dal passato non poi così lontano continua a parlarci.

 

 

 

Giovani come te

 

Quanti ne fissi negli occhi

superbi della strada, erranti

giovani come te.

Non hanno in ogni tasca

che mozziconi neri

di sigarette raccattate.

Non sanno che sperdersi

davanti alle lucide vetrine

alle dicende dei bar

ai tram in rapida corsa

alla pubblicità

padrona delle piazze.

Tanto perché il tempo si ammazzi

cantano una qualsiasi canzone,

in cui si chiamano fuorviati, si dicono

amanti del bassifondo

e si ripagano di comprensione.

Una canzone è per covare insano amore

contro le ragazze cioccolato

che sono un po’ le stelle sempre vive

che sono la speranza

d’una vita sorpresa in un sorriso.

E quanti, ma quanti

vorrebbero la luna nel pozzo

una loro strada sicura

che non si rompa tuttora nei bivi.

Quando compiono un gesto il solo gesto

son lì coi mietitori

addormentati ai monumenti

che aspettano la mano sulla spalla

del datore di lavoro.

Sono coi facchini di porto

contenti della faccia sporca

e le braccia penzoloni

dopo che il peso è rovesciato.

Son sprofondati talvolta in salotti

a far orgia di fumo e d’esistenzialismo

giovani malati come te di niente.

Spiriti pronti a tutte le chiamate

angeli maledetti

coscritti e vagabondi,

compagni dei cani randagi,

la nostra è la più sporca bandiera

la nostra giovinezza è

il più crudo dei tormenti.

Or quando la terra accaldata

ci mette addosso la smania del fuoco

nei lunghi meriggi d’estate,

è tempo di crucciarsi

di dir di sì all’Uomo che saremo

e che ci aspetta

alla Cantonata

con falce e libro in mano!

 

 

Rubrica a cura di Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte

 

 


Pubblicato il 23 Aprile 2022

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