Primo Piano

Parco della giustizia: “I pini centenari vanno rispettati!”

A Bari lo chiamano un po’ troppo pomposamente ‘parco della giustizia’ quello che sorgerà all’interno dei muri di cinta che delimitano l’area delle ex caserme ‘Capozzi’ e ‘Milano’ che, secondo l’ultima proposta avanzata dal Comune, verrà occupata dalla sede unica dell’attività giudiziaria, in Città. Uno spazio che tutto potrà essere, però, tranne che parco. Un vero ‘ossimoro’, dunque, visto che finora sindaci, ministri e direttori del Demanio che firmano protocolli, piani e studi di fattibilità per riunire i palagiustizia non hanno ancora speso una parola sola sul futuro che attende l’enorme patrimonio di alberi e pini secolari all’interno delle vecchie caserme in via Alberotanza, proprietà del Demanio. Un silenzio che pone cattivi pensieri, visto che Bari è tra le più povere di verde d’Italia, nonostante gli sforzi delle ultime amministrazioni di proteggere e preservare il patrimonio arboreo, ancor più da quando sono entrate in vigore le norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani. Il 16 febbraio 2013, infatti, è entrata in vigore la legge n. 10/2013 che tutela il patrimonio verde, l’importante ruolo che gli alberi secolari rivestono nel controllo delle emissioni, protezione del suolo e miglioramento dell’aria. Una legge che impone ai comuni più grandi di eseguire  un censimento degli alberi per la redazione di quel Catasto/alberi che registra e classifica tutte le alberature: da quelle monumentali a quelle in giardini storici come quello, appunto, che si vorrebbe andare a intaccare nell’ex area militare. Un’area, giova ripeterlo, che va protetta e preservata per legge. Sarà curioso, dunque, capire cosa intendono progetti e piani di intervento con ‘parco della giustizia’, peraltro laddove il Piano Regolatore Generale prevede a verde a disposizione del quartiere, assieme all’altro grande polmone a largo 2 giugno, che nessun Consiglio Comunale potrà andare a variare. Ne parliamo con un autentico ambientalista come Gianni Picella il quale, oltre che della Consulta dell’Ambiente al Comune, a Bari fa parte di Italia Nostra e Fai.

Il settore giardini del Comune ha stilato il bilancio arboreo 2014/2019, ma cosa ne sarà delle centinaia di pini che cadranno per fare spazio al nuovo parco della giustizia, con annesso parcheggio? 

<<Quando si pianta un albero, da parte di un rappresentante delle istituzioni in occasione magari di una qualsiasi ricorrenza, siamo tutti compunti e partecipi, non dico commossi. Quando si tratta, poi, di abbatterlo, quell’albero, magari distruggendo un parco o, ancora peggio, un bosco, restiamo silenziosi. Anzi, succubi d’una presunta necessità, vittime di una decisione già presa. Non vogliamo renderci conto che questi alberi adulti abbattuti, per qualsivoglia ventilata necessità, già nostro polmone verde, rappresentano una ferita insanabile del territorio, un attacco subdolo a quel paesaggio che con quegli alberi si era modificato e ricostituito>>.

Quei pini secolari a Carrassi non si dovrebbero toccare per legge, ma nemmeno per andare a peggiorare un ‘habitat’ che paga già dazio notevole a smog e cemento

<<Certo, sarebbe una vergognosa ‘debacle’ del patrimonio collettivo, rappresentato da quegli alberi, fonte di innumerevoli benefici per l’intera cittadinanza. Quando poi, parliamo di verde di quartiere, è un delitto gravissimo ai sensi della Costituzione, che non si può sanare. Un albero abbattuto rappresenta un bene preziosissimo che se ne va, un faro nel tempo e nella storia per quel luogo, anzi, per l’intera città. Questo danno non può essere sanato con piantagioni suppletive, come hanno raccontato altre volte in passato. E’ una forma di eutanasia di cui non ci si può lavare bellamente le mani e che non si può far finta d’ignorare>>.

Insomma, andare costruire un complesso edilizio di quelle dimensioni in un’area non più periferica, bensì densamente abitata, sarebbe uno sbaglio per chi amministra

<<Guardi, sapevamo, conoscevamo quel territorio così costituito, ma ora è mutato, è impoverito: non può preservarsi l’ambiente a preferenza di nuove costruzioni, di ventilati nuovi bisogni; abbattere un albero adulto è come abbattere un monumento storico e come tale, protetto. Se poi pensiamo che gli alberi non hanno voce e chi dovrebbe tutelarli dorme, c’è poco da sperare per il bene della nostra Città. Non c’è città che non voglia riscoprire la sua storia: stiamo ripensando agli spazi storici come piazza Umberto, piazza Aldo Moro, Castello Svevo, Villa Bonomo. Bene, dovranno essere destinatari di questo sguardo che sa riconoscere e scoprire il loro valore. Lame cementificate, cemento ovunque in una città che viene così degradata e resa insostenibile, mentre altrove si lavora per non  recare danno a quei luoghi che manterranno la loro identità e sacralità. Così si restituisce dignità al cittadino unico detentore del potere di scelta. Insomma, basta subire! Non saranno piantumati nuovi pini, in ossequio al nuovo costruito, ma quelli centenari, per favore, rispettiamoli, con la loro chioma, le loro radici sino a farne quei monumenti che sono in questo paesaggio urbano>>.

Francesco De Martino


Pubblicato il 25 Marzo 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio