Cultura e Spettacoli

Pasolini scoprì la Puglia e…

“Curiose abitazioni trogloditiche”, così Levi in ‘Cristo si è fermato ad Eboli’ descrive i Sassi, Già all’epoca, le prime guide turistiche raccomandavano di non lasciarsi scappare la città vecchia di Matera. Essa però non costituiva ancora un’attrazione di rinomanza planetaria. Il primo passo in questa direzione i Sassi lo fecero nel 1963, anno in cui Pier Paolo Pasolini girò il suo ‘Il Vangelo secondo Matteo’. Un luogo comune vuole che quel film sia stato interamente girato a Matera e dintorni. Niente vero. Premesso che inizialmente il film doveva essere girato in Israele, Matera fu solo una delle tante location individuate dalla produzione. Scene vennero girate a Tuscania e Chia (Lazio), a Cutro e Le castella (Calabria) e persino nella valle dell’Etna. In Basilicata si girò a Barile, a Lagopesole e nei Sassi, dove con assai poca fatica vennero ricostruiti alcuni scorci di Gerusalemme. A sorpresa, fu in Puglia che vennero battuti più ciak. Le località prescelte furono Manduria, Ginosa (due scene nella grave), Massafra (alcuni luoghi della Palestina), Castel del Monte (la cacciata dal tempioi), Gioia del Colle (l’episodio di Erode e Salomè, ambientato nel castello), Santeramo in Colle (l’annunciazione, parte del discorso delle beatitudini, l’avvicinamento a Gerusalemme). Perché tanta predilezione per la nostra terra? Dodici anni prima, nel 1951, Pasolini aveva visitato la Puglia. Alberobello lo folgorò. Al paese dei trulli dedicò un articolo (‘I nitidi trulli di Alberobello) pubblicato lo stesso anno sulla rivista Nuovi Argomenti. Nello stesso articolo, dopo avere espresso l’incanto di questa “architettura grottesca e squisita”, Pasolini parla di Massafra, che con Monte Sant’Angelo contende ad Alberobello “il primato della perfezione” : “Al di là del ponte si trova il centro della città, una piazza affollata, verso sera, come in un giorno di festa. E’ una calca di uomini vestiti di nero e ragazzi disegnati col diamante e il carbone. Attorno a questa piazza si aggrovigliano, come visceri, i vicoli e le stradine scoscese… Il puro medioevo intorno… Come in Alberobello, l’architettura di Massafra… è di una coerenza che fa pensare al rigore di uno stile”. Sono in molti ancora a ricordare quei giorni. Era la prima volta che una troupe cinematografica si presentava a Massafra. Il soggetto del film e la fama di uomo maledetto che Pasolini già si portava dietro avevano sollevato nella popolazione una grande curiosità. Curiosità che evolse in perplessità dinanzi all’assenza di star (come è noto il film fu volutamente girato da attori non professionisti). Poi la perplessità cedette il posto allo stupore allora che la produzione fece sapere che si cercavano comparse. E siccome Pasolini non era tipo da andare in cerca di bellocci, stangone e figure sofisticate, non parve vero al cafone, alla ragazza bruttina, al giovane dal sorriso interrotto di trovare posto sul set e arrangiare anche un cestino, qualche biglietto da mille, per tutta l’invidia degli esclusi. Ricordi da serbare per sempre nel cuore con freschezza tutta paesana, provinciale, un po’ borgatara. Proprio come piaceva a Pasolini.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 30 Gennaio 2019

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