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Per la nuova giunta regionale un pasticcio dietro l’altro

Il presidente della Puglia, Nichi Vendola, ha rivendicato “in maniera netta l’esclusiva responsabilità” nel rimpasto di giunta per la scelta dei nomi di Antonio Decaro, Rosa Stanisci  e Giovanni Giannini. Una precisazione che, come ha premesso lo stesso governatore nella sua dichiarazione, si è resa necessaria a seguito di alcune fantasiose ricostruzioni giornalistiche che hanno attribuito l’individuazione di questi nomi in accordo con il sindaco di Bari, Michele Emiliano. Come è noto, Stanisci e Decaro hanno rinunciato all’incarico, Giannini invece ha accettato. Vendola, inoltre, ha reso noto di essersi limitato solo ad informare delle decisioni il presidente regionale del Pd, Emiliano, ed il segretario regionale Sergio Blasi. Però, la puntualizzazione di Vendola sarebbe alquanto superflua, perché rivendicare la responsabilità  personale nel decidere i propri assessori è una banalità, considerato che la scelta è una prerogativa del Presidente, prevista dalla legge. Quindi, il governatore Vendola commette un doppio errore con la sua dichiarazione, sia perché rivendica una responsabilità esclusiva, che in ogni caso è in capo al Presidente della Regione, sia perché con tale affermazione si assume apertamente anche la responsabilità politica di scelte effettuate in solitudine, perché non discusse né con il partito, né con il gruppo consigliare che da quei nomi deve essere rappresentato nella giunta. Sostanzialmente Vendola, con la sua rivendicazione di responsabilità personale e politica, ha rivendicato la pretesa di comandare la Regione senza condividere con il maggior partito della coalizione, il Pd, la composizione dell’esecutivo neppure per la rappresentanza che riguarda quel partito. Pertanto si rafforza il dubbio, per altro non chiarito da Vendola, sul criterio usato per la nomina dei nuovi assessori delle altre forze politiche che lo sostengono se sia stato lo stesso di quello utilizzato per la nomina di quelli in quota al Pd. Né è possibile credere che Vendola sia tanto ingenuo da pensare che i vertici regionali del partito di maggioranza relativa possano lasciarsi condizionare da decisioni che incidono pesantemente negli equilibri interni al loro partito e che, in caso di fallimento di talune nomine e strategie, ne condividerebbero comunque la responsabilità politica. Allora, dopo la recente dichiarazione del governatore, un interrogativo nasce spontaneo: “Quale è il vero scopo di Vendola, quale il fine perseguito con scelte assessorili come quelle di Stanisci, Decaro e Giannini?” Il quadro politico regionale in parte si è chiarito con le rinunce di Stanisci e Decaro, l’altra parte sarà evidente non appena ci sarà la prova d’Aula per i più importanti provvedimenti dell’azione di governo regionale. Sta di fatto che la sensazione percepita da gran parte dei pugliesi sulle vicende politiche regionali è quella di una coalizione di governo praticamente allo sbando, dove il Presidente della Puglia non si muove minimamente in sintonia con le forze politiche che lo hanno fatto vincere, ma soltanto con tatticismi personali il cui fine ultimo potrebbe essere solo quello di sfaldare la compattezza di una maggioranza, per precostituirsi alibi che poi giustifichino clamorosi insuccessi programmatici e continui altalenanti cambiamenti di rotta. Una regione, la Puglia, in cui finora prima di tutto ci sono state le carriere politiche personali di coloro che la governano, utilizzando i  ruoli istituzionali come trampolini di lancio, per proiettarsi sulla scena nazionale, e solo marginalmente i programmi ed i bisogni dei pugliesi. Conferma eclatante di tale percezione è, per l’appunto, la precisazione di Vendola sulla scelta dei neo assessori e l’indecisionismo del maggior partito che lo sostiene, il Pd, che non riesce ad esprimere unitarietà politica nei confronti di un governatore che anziché fare sintesi e concentrarsi nell’azione amministrativa, si cimenta in bizantinismi strategici per temporeggiare, soprassedendo alle vere priorità della Puglia. In definitiva, una regione che finora è stata gestita essenzialmente con atti di propaganda, piuttosto che da atti concreti di governo. E quando questi ultimi, pochi per la verità, sono stati effettuati, si è verificato spesso un pasticcio dietro l’altro.         

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 20 Marzo 2013

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