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Quintuplicato il costo dell’energia per la lavorazione delle olive pugliesi

Nell’annata di raccolta olivicola appena iniziata, risultano quintuplicati i costi di produzione dell’olio extra vergine d’oliva pugliese rispetto alla precedente annata del 2021-22. E’ quanto ribadito con una nota da Coldiretti Puglia che, dopo aver elencato i diversi fattori che nell’arco di 12 mesi hanno provocato l’esplosione dei costi di produzione per il comportato, è tornata ad affermare che “non è più rinviabile un Piano strategico nazionale dell’olivicoltura che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati che devono essere rinnovati per ridare ossigeno e speranze ai territori, proseguendo a livello internazionale la battaglia per tutelare la qualità del nostro olio extravergine d’oliva, cercando di cambiare anche alcuni parametri che penalizzano i nostri agricoltori già vessati dal cambiamento climatico e dall’aumento sconsiderato dei costi energetici”. Infatti, per il presidente di Coldiretti-Puglia, Savino Muraglia, “Il futuro dell’olio italiano passa da questi interventi fondamentali per tutelare un prodotto simbolo del Made in Italy”. Coldiretti ha poi fatto presente che l’olivicoltura nella nostra regione occupa oltre 370mila ettari di terreno coltivato, con 5 oli extravergine Dop e 1 Igp “Olio di Puglia”, rappresentando la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia con 60 milioni di piante, vale a dire il 40% dell’intera superficie olivicola del Sud, quasi il 32% di quella nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di Plv (Produzione lorda vendibile) di olio extravergine di oliva. Ad incidere sulla produzione dell’annata olearia all’avvio è stata – secondo il direttore pugliese di Coldiretti, Pietro Piccioni – “una siccità devastante mai vista negli ultimi 70 anni che ha messo in stress idrico gli uliveti danneggiando prima la fioritura e poi le gemme, soprattutto in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso per dissetare e rinfrescare le piante”. Infatti, ha rilevato Piccioni, “diverse aziende hanno deciso di non intervenire per gli elevati costi di carburante, elettricità, service e prodotti di supporto alla nutrizione dei terreni”. Anche se – per il direttore di Coldiretti regionale – la qualità è comunque salva e l’Italia può continuare a vantare “il più ricco patrimonio di varietà di olii a livello mondiale”. Ciò non toglie, però, che per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale e la dieta Mediterranea di cui l’olio è componente fondamentale – per Coldiretti Puglia – occorre un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione. Servono – ha incalzato Coldiretti nella nota – anche opere infrastrutturali di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve. Quindi, ha concluso l’Organizzazione sindacale agricola di Muraglia e Piccioni, “occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità, ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani”. Per Coldiretti, infatti, l’obiettivo è quello di rilanciare una produzione nazionale dell’olio d’oliva messa a rischio anche dal nuovo sistema europeo di etichettatura, il “Nutriscore”, che è “fuorviante, discriminatorio ed incompleto” per i consumatori di olio evo, poiché finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva di qualità, che è uno dei pilastri della “dieta mediterranea”. conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute. Ritornando, invece, sull’esplosione dei costi che in questa campagna olivicola 2022-23 hanno determinato incrementi in media del 50% nelle aziende olivicole, per la produzione di olive e la trasformazione in olio, Coldiretti regionale ha elencato i rincari diretti e indiretti intervenuti nell’arco temporale innanzi riferito. Incrementi che possono essere riassunti evidenziando il costo quintuplicato dall’energia per il funzionamento degli impianti di trasformazione dei frantoi ed a cui vanno ad aggiungersi un +170% dei concimi ed un +129% per il costo del gasolio per i mezzi meccanici delle campagne. Mentre per il confezionamento dell’olio occorre un 30% in più rispetto allo scorso anno per il vetro e del 60% per i contenitori metallici in banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, oltre ad un incremento del 35% per le etichette e del 45% per il cartone. Ad ogni modo, la campagna olivicola In Puglia è appena iniziata e – come al solito – a condizionare l’andamento dei prezzi dell’olio, oltre agli aumenti innanzi accennati, ci sarà soprattutto il “fattore” importazioni di olio evo comunitario ed extracomunitario che inciderà notevolmente sull’andamento del nostro mercato interno. Al momento, infatti, sembrerebbe che agli incrementi dei costi di produzione dell’olio d’oliva pugliese di qualità e al calo produttivo nazionale e regionale denunciato da Coldiretti si stia aggiungendo anche un calo produttivo estero di olio, per cui i prezzi finali dell’olio d’oliva sullo scaffale sarebbero comunque destinati ad aumentare, a prescindere dalla nazionalità e qualità del prodotto.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 18 Ottobre 2022

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