Cultura e Spettacoli

Sentire il tempo. Il volto nuovo del passato, raccontato in una mostra fotografica

“Gli edifici abbandonati sono come gli uomini. Alcuni tengono duro, altri crollano …” Scriveva Mauro Corona. Ma ciò che resiste caparbiamente al tempo, trascina con sé i fantasmi di una secolare tradizione ancora capace di sussurrarci melodie antiche, che ci parlano delle nostre istanze più ancestrali e recondite. È questo ciò che avviene visitando l’antica chiesetta di San Martino a Bari vecchia. Ancora pochi conoscono il suo nome, che si intravede a malapena sul portale settecentesco incastonato nel palazzo dei Bianchi-Dottula, chiusa dagli anni ’50. Negli anni ‘70 è iniziato un lungo processo di restauro e recupero di questo antico scrigno, che nasconde, oltre a preziosi affreschi risalenti all’epoca bizantina, una nicchia sotterranea che presto, si spera, sarà restituita ai visitatori. Si tratta di uno dei luoghi religiosi più antichi della città, la sua costruzione risale infatti al IX-X secolo d.C, e custodisce anche la tomba del sacerdote e maestro di canto Smaragdo, rettore dell’oratorio durante il periodo bizantino. Grazie alle associazioni culturali Ascosi Lasciti e APS Martinus, composta da un collettivo di storici, architetti ed esperti d’arte, con il  principale obiettivo di restaurare e rifunzionalizzare la struttura , adibendola a spazio dedicato ad eventi culturali, è nata l’idea della mostra fotografica Sentire il tempo, organizzata dai fotografi Mimmo De Leonibus e Valeria Genco, che si è svolta dal 27 Gennaio al 5 Febbraio all’interno della chiesa ospitando anche eventi culturali di altro tipo, quali concerti e presentazioni di libri. Oltre alle opere fotografiche di Valeria Genco e Mimmo de Leonibus, venti artisti provenienti da tutta Italia hanno esposto le loro opere fotografiche, che ritraggono luoghi abbandonati, come a voler creare e ricercare quel legame, quel filo conduttore tra antico e moderno che ci lega indissolubilmente al nostro passato storico.” Stiamo parlando di un bene storico importante non solo per la Puglia ma per l’intero territorio Nazionale, perché ha alle spalle una storia millenaria, in una zona di Bari abitata fin dal periodo romano, il luogo in cui tutte le famiglie venute da Bisanzio hanno abitato. Furono i Dottula, ricca e potente famiglia dell’epoca, a volere fortemente l’edificazione di questa chiesa, come di tanti altri edifici a Bari, con i suoi meravigliosi affreschi, come quello della Madonna del Segno, risalente al quattordicesimo secolo. Legare il senso di questo recupero ad eventi culturali come quello di questa mostra fotografica, ha una valenza importante. Non dimentichiamoci che in passato le chiese erano luoghi di aggregazione letteraria, musicale e culturale in generale, ed è questo spirito che noi vorremmo far rifiorire oggi, chiaramente con connotazioni di modernità. Il luogo si presta perfettamente anche a concerti musicali, per la particolare struttura che caratterizza la sua costruzione. È fondamentale che i giovani capiscano l’importanza dell’approfondimento storico e del recupero del nostro passato culturale. Non bisogna mai smettere di alimentare quella scintilla di curiosità e di interesse per gli esseri antichi che siamo, oltretutto questo recupero di arte bizantina, è dal punto di vista artistico e culturale qualcosa di unico e raro per la città.” spiega Giancarlo Liuzzi, vicepresidente dell’associazione Martinus. “Il nostro intento è quello di far capire che questi luoghi, oltre al loro degrado, nascondono un’anima storica importante e dei vissuti, la cui vibrante eco, è in grado di travalicare il tempo e raccontarci ancora la sua profonda e immensa bellezza. Insieme a Valeria abbiamo fatto una piccola selezione di luoghi abbandonati pugliesi, che successivamente abbiamo visitato, scattando delle foto e cercando di cogliere e, sentire appunto, le vibrazioni di ciò che ci raccontavano. Ne è un esempio la mia foto del cinema teatro Centrone a Gravina di Puglia. Costruito negli anni ’50 in maniera molto moderna rispetto all’epoca. Si narra che Centrone, imprenditore degli anni ’40, fosse approdato a Bari con l’intento di lasciare il suo nome nella storia, e con una valigia piena di soldi avesse cercato di comprare il teatro Margherita. Purtroppo l’ambizioso progetto fallì, incontrando l’opposizione dell’amministrazione locale, e quindi ripiegò su Gravina… “aggiunge Mimmo De Leonibus, raccontandoci la storia legata ad alcune delle sue fotografie esposte. Tra le splendide foto che fanno capolino come finestre aperte tra i muri antichi della chiesa, spicca l’insanguinato rosso scrostato di un corridoio abbandonato, costeggiato da porte spalancate. È un interno della casa Rossa di Alberobello, di cui Valeria Genco ci racconta la storia:” L’atmosfera magica della chiesa di San Martino ci permette di percepire le voci di un passato lontanissimo, e credo sia l’ideale per chi, come noi, ricerca luoghi abbandonati come fonte di ispirazione per le proprie foto. Una delle mie opere esposte ritrae la casa Rossa di Alberobello, che oltre ad essere stata nella storia Istituto Agrario e rifugio politico, è stata anche campo di concentramento per gli ebrei. Visitare questo luogo è stata un’esperienza inquietante, immaginando tutta la sofferenza che è passata di là. Sorge tra Alberobello e Noci, nel pieno della campagna e della natura. Da qui il richiamo paesaggistico al nostro territorio. Ogni posto che visito lascia dentro di me una ricchezza infinita, sia a livello visivo che percettivo. Quel silenzio che mi accompagna all’inizio nell’entrare e nell’attraversare questi luoghi è ciò che in realtà per me dà il via a  quel percorso immaginifico che mi porta poi a creare le mie opere. L’Antico sussurro delle voci che attraverso il tempo lo hanno abitato, e che probabilmente giungono fino a noi per essere ascoltate. Sarebbe un vero peccato ignorare il loro richiamo. “

 

Rossella Cea

 


Pubblicato il 8 Febbraio 2023

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio