Cronaca

Sindacati in trincea: s’infiamma la guerra dei ‘call-center’

Di nuovo aria pesante alla “”Network Contacts”” di Molfetta, uno dei maggiori ‘call center’ italiani dove, a distanza di pochi mesi dallo scampato pericolo dei licenziamenti, i sindacati autonomi sono tornati in trincea per difendere le condizioni di lavoro, daccapo precarie, di parecchie centinaia di lavoratori. In ballo nella società che, tra le altre cose, gestisce i servizi di alcuni colossi delle telecomunicazioni, c’erano stati circa cinquecento posti di lavoro, almeno fino all’autunno dell’anno scorso. Posti di lavoro salvati sul filo di lana, bisogna dirlo, grazie all’impegno delle sigle sindacali, ma anche della dirigenza aziendale e della Regione Puglia, che sul tavolo della concertazione, aveva messo circa 4 milioni di euro per la formazione di personale e sviluppo tecnologico. Ma contro quell’accordo sindacale sottoscritto dai sindacati confederali e dalla direzione ‘Network Contacts’, si era schierata fin dal primo momento l’Unione Sindacale di Base (Usb) Lavoro Pubblico-Privato di Bari, definendolo senza tanti giri di parole “”…un accordo dannoso per i Lavoratori””, Anzi, un accordo che “”non doveva essere sottoscritto””, ripete il segretario provinciale Usb, Sabino De Razza. Il quale alle critiche iniziali, dopo aver raccolto la rabbia di molti dipendenti del ‘call/center’ molfettese, aggiunge cariche a pallettoni contro quell’accordo di settembre-ottobre 2019. <<A quel danno, s’è aggiunta anche la beffa. Sin dai primi riscontri, infatti, dalle buste paga dei dipendenti è emerso che non è stato completamente rispettato quanto sottoscritto. Ad esempio: i buoni pasto che dovevano essere “cartacei” sono inseriti in busta diventando, nei fatti, una voce della retribuzione, oppure le giornate festive che sono registrate/addebitate come assenze volontarie. E per chi non ha giorni di ferie da “utilizzare”, sappiamo cosa significa…>> Insomma, per il battagliero segretario del sindacato autonomo di base siamo proprio dinanzi ad un “”pessimo accordo””. Un accordo che, se fosse possibile, potrebbe essere messo in atto in maniera ancora più dannosa, per i lavoratori. E per di più, a quanto pare, pur “ricevendo” lauti contributi economici ed agevolazioni fiscali con l’Accordo di Programma e i fondi regionali per la formazione, l’azienda non sembra indirizzata ad ammorbidire i toni della vertenza. Anzi, secondo rappresentanti sindacali e parte dei dipendenti, continua a fare il bello e cattivo tempo, considerato che ad oggi ancora non si comprende, per esempio, quando si tratta di formazione e quando si tratta di prestazione lavorativa vera e propria. Per di più sarebbero gli stessi lavoratori a subire pressioni sull’utilizzo di riposi e pause regolamentate, con tanto di lamentele e critiche che corrono veloci anche sul web. <<E’ bene ricordare – spiega infine De Razza – che questo pessimo accordo è stato creato dall’azienda e dai sindacati confederali, in seguito al solito ricatto dei licenziamenti ma, come Unione Sindacale di Base, riteniamo che possa essere modificato per migliorare le condizioni di lavoro e salariali dei Lavoratori coinvolti>>. Come? <<Partendo dall’attivazione delle verifiche nelle sedi competenti e proseguendo con legittime iniziative a fianco degli stessi lavoratori, veri protagonisti di questa vertenza>>.

Francesco De Martino


Pubblicato il 29 Gennaio 2020

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