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Udc pugliese: emorragia di uomini e di polemiche

Pur essendo rimasti in pochi, anzi in pochissimi, nell’Udc pugliese non mancano di certo le polemiche. E, sicuramente, i motivi su cui polemizzare non sono neppure pochi in un partito che in un lustro in Puglia, e soprattutto in Terra di Bari, è riuscito a perdere percentuali di consenso che difficilmente trovano precedenti in altre formazioni politiche. Infatti, dalle elezioni amministrative del 2009 in poi, il partito dello scudocrociato, che fino a qualche tempo fa si identificava anche nel simbolo con il nome del suo maggior leader, Pierferdinando Casini, a livello pugliese, ma maggiormente barese, ha registrato sistematicamente un’emorragia di voti con la fuga dal partito di centinaia di referenti locali. Esponenti eletti nelle istituzioni, militanti ed iscritti che hanno abbandonato quella che un tempo era ritenuta la forza politica centrista e cattolica per eccellenza, ma che di fatto era diventata una sorta di feudo personale di Casini e dei suoi prediletti. E non di partit, ma personali. “Esempio significativo – rileva un anziano e convinto esponente barese della vecchia Dc di Moro e De Gasperi – di quanto è accaduto in questi ultimi cinque anni nell’Udc è la vicenda barese, dove agli inizi del 2009 il simbolo, per un capriccio di Casini, è stato di fatto consegnato nelle mani di un personaggio locale, Filippo Barattolo, di tradizioni non certo democristiane perché, in precedenza, era stato esponente del vecchio Psi per oltre trent’anni. E le cui storie personali, politiche e non, sono ben note a Bari”. E da ultimo, meno di una settimana fa, anche il segretario regionale dell’Udc, Angelo Sansa, ha gettato la spugna, dimettendosi dall’incarico e comunicando la sua uscita dal partito. “Un’uscita quest’ultima – rileva sempre lo stesso esponente barese della vecchia Dc – che paradossalmente concentra anche nelle mani di Barattolo la rappresentanza regionale del partito, visto che quest’ultimo dal febbraio del 2012 è pure Vice-segretario pugliese dell’Udc”. E, continuando nella polemica, si lascia andare ad un’ironica e nefasta considerazione finale: “Ora, con la reggenza della segreteria regionale in mano a Barattolo, anche l’Udc pugliese è destinata a fare la stessa fine di quella barese”. Precisando: “Ossia a scomparire del tutto. Come è scomparsa anche la nuova sede provinciale di Bari, aperta meno di sei mesi fa in via Roberto da Bari 70, dopo aver lasciato per morosità quella al sesto piano di via Dante Alighieri 35.” Ma a polemizzare in Puglia sulla gestione dell’Udc non sono soltanto coloro che hanno abbandonato il partito, come Sansa o qualche altro simpatizzante, pure militante ex-democristiano, perché ad avere da ridire c’è pure l’unico esponente pugliese dello scudocrociato, che alle politiche dello scorso febbraio è riuscito a ritornare il Parlamento, il deputato foggiano Angelo Cera. Infatti, a margine dell’Assemblea nazionale del partito, svoltasi a Roma lo scorso fine settimana, il parlamentare pugliese ha commentato: “Con le parole di Casini non si cambia, anzi si continua a perseverare nell’errore”. E, proseguendo nel commento, Cera ha evidenziato: “Le assemblee di solito servono per chiarire, non per rendere le idee più confuse. E quando Casini invita alla calma e alla lucidità, chiedendo che si vada oltre l’Udc e Scelta Civica, non fa altro che disapplicare quello che lui stesso ha chiesto, ossia di essere lucidi”. Poi Cera alza i toni della polemica ed afferma: “La gente presente all’assise nazionale si aspettava delle risposte. Invece l’assemblea è servita solo a rimettere in pista le stesse persone che, in passato, hanno pensato alle primarie delle idee, al partito della nazione, alla lista per l’Italia, cancellato e rimesso scritte sul simbolo del partito, per poi lasciarlo al proprio destino”. In fine, il deputato foggiano tira le conclusioni alla sua polemica con Casini e dice senza mezzi termini: “Chi ritiene di poter, con questo sistema, depurarsi e rimettersi in pista sbaglia di grosso. Serve subito un congresso, per questo esorto Lorenzo Cesa ad andare avanti con questo obiettivo. Se nel mentre tutta la politica si chiede come aprire le porte ad una nuova generazione, magari con strumenti veramente nuovi, c’è una parte di dirigenti Udc, già bocciati dall’elettorato, che non vede l’ora di rimettere le mani sul partito, per riposizionarsi sulle poltrone”. E Cera termina affermando: “Si applichino prima di tutto a farsi conoscere nel proprio territorio di appartenenza”. Però, proprio su quest’ultima affermazione del parlamentare pugliese nell’Udc barese vi è pure chi comunque obietta: “A Bari non credo che il problema dei fallimenti elettorali del partito degli ultimi cinque anni siano dovuti al fatto che il dirigente, recentemente bocciato alle politiche dall’elettorato barese, dopo la scippata poltrona nel 2009 in nome e per conto dell’Udc, come assessore al Comune barese, spera forse di riposizionarsi ancora su qualche altra poltrona, facendo accordi al ribasso con il Mep del consigliere regionale Nicola Canonico, non sia conosciuto sul territorio di appartenenza. Anzi, nel l’Udc di Terra di Bari il problema è verosimilmente  al contrario”. E, su questo punto, il riferimento è più che scontato.

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 24 Luglio 2013

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