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Uno “scivolone” dietro l’altro di Emiliano sull’agricoltura regionale

Uno scivolone dietro l’altro della Regione Puglia nella gestione del Psr (Piano di sviluppo rurale) che, a circa tre masi (o forse meno) dalle prossime elezioni regionali, è diventato ormai uno dei temi più scottanti per il governatore uscente di centrosinistra, Michele Emiliano. Infatti, il Tar Puglia, accogliendo un altro ricorso sul Psr, ha annullato una circolare dell’Autorità di gestione del settore che fissava un criterio per la verifica della regolarità contributiva delle imprese nello stilare la graduatoria della misura 4.1A del bando regionale del Psr 2014-2020. L’effetto di questa nuova ed ulteriore sentenza dei giudici amministrativi è che circa cento aziende che già hanno ricevuto provvidenze economiche dovranno essere escluse dai benefici e restituire quanto già incassato. Sulla stessa graduatoria, sempre il Tar Puglia – come si ricorderà – si era espresso un mese fa su un altro ricorso, decretando anche in quel caso l’annullamento dell’elenco dei vincitori. Per cui, con questa nuova pronuncia dei giudici del Palazzo barese di piazza Massai, depositata in data 4 giugno, l’Autorità di gestione della Regione Puglia sarà costretta a redigere una nuova graduatoria, escludendo quanto stabilito dalla circolare annullata. Dopo la notizia di questa nuova sentenza che ha dato torto alla Regione Puglia, condannandola anche al risarcimento delle spese legali, le note di commento negative nei confronti della gestione del Psr da parte del governatore uscente sono innumerevoli. Anche perché – come è noto – Emiliano, oltre ad essere il capo dell’esecutivo regionale, detiene per se la delega alla Sanità dal’inizio del suo mandato e da circa un anno anche quella all’Agricoltura, lasciata vacante dall’ex assessore Leo Di Gioia, che nel luglio del 2019 – come si ricorderà – si è dimesso in polemica con lo stesso governatore Emiliano, che nel 2015 lo aveva chiamato a ricoprire quell’incarico. E la nota politicamente più pesante nei confronti del presidente Emiliano, emessa a seguito della ulteriore e recente sentenza del Tar Puglia sulla misura 4.1A del Psr, infatti è verosimilmente quella dell’ex assessore all’Agricoltura, Di Gioia, che così ha commentato l’ultimo esito dei giudici del Tar ai ricorsi presentati da ben cinque aziende che avevano partecipato al bando, però penalizzate dalla citata circolare ora annullata per via giudiziale. “Anche in questo caso, – ha dichiarato Di Gioia nella nota – il giudice ha dato torto alla Regione Puglia, condannandola alle spese e alla refusione del contributo unificato”. Una sconfitta annunciata per Di Gioia che ha poi ricordato: “nel mese di dicembre 2019, avevo tentato di scongiurare chiedendo, in sede di Consiglio regionale, al presidente Emiliano di intervenire per revocare atti palesemente illegittimi e che rasentavano l’illiceità. Ma il presidente Emiliano, in quella occasione, preferì andar via, così come i dirigenti dell’Assessorato decisero di non dare seguito alla successiva mia richiesta di revoca in autotutela di un atto assurdo che, consentiva alle aziende già escluse di essere riammesse”. Quindi, l’ex responsabile pugliese della delega regionale all’Agricoltura ha poi fatto il punto sulle ripercussioni amministrative della nuova pronuncia dei giudici aditi, affermando:  “L’effetto di questa sentenza sarà quello di estromettere circa 100 aziende dichiarate beneficiarie che non avevano né titolo né diritto ai sensi del bando e delle leggi nazionali e che ad oggi hanno già percepito parte significativa del contributo, con ciò profilandosi un enorme danno per imprese che avendo fatto fede su atti della Regione, si troveranno oggi a dover restituire contributi già incamerati. Non solo, si prospettano nuove e dolorose cause con annesse verifiche di responsabilità per i danni”. In definitiva, per Di Gioia, “questo è il segno della sciatteria con la quale si è condotta l’ultima fase di gestione dell’attività dell’Assessorato all’Agricoltura in palese contrasto con i miei richiami alla migliore osservanza di regole di trasparenza e correttezza amministrativa, con una precisa ostilità ad accogliere le mie proposte. Una gestione politico amministrativa che ha messo da parte ciò che era giusto, ciò che era lecito, ciò che era corretto fare”. Motivi, questi, che “nel mese di luglio 2019, per non essere complice di questa iniziativa e di quella che seguì con la determina 230, con la quale venivano sanati tutti i ritardi burocratici (non solo quelli del Durc) anche quelli sulle autorizzazioni e sulla bancabilità”, portarono – a dire dello stesso Di Gioia – alla decisione di dimettersi “in aperta polemica con il presidente Emiliano il quale, in quella circostanza, piuttosto che verificare la bontà degli atti amministrativi, si premurò di avere il consenso di qualche tecnico compiacente che, anziché pensare all’interesse generale, pensava a come rendere finanziabili le proprie pratiche o che, partecipando alle riunioni del partenariato, esponeva idee proprie a nome di organizzazioni ed associazioni, per certi versi travisando e inducendo in errore una controparte, quella della Pubblica Amministrazione, che si è dimostrata comunque essere assolutamente poco consistente”. Però, ha concluso Di Gioia,  “oggi il Tar mi dà ragione ed evidenzia l’insipienza di una recente visione del mondo agricolo piegato a interessi di pochi o, nella migliore delle ipotesi, al disinteresse del bene comune”. E bastano, forse, queste ultime affermazioni da sole, più di quanto possano fare tutti gli altri comunicati dell’opposizione di centrodestra e pentastellata al governatore uscente, per far ritenere del tutto fallimentare l’odierna gestione regionale di un comparto così delicato ed importante per l’intera economia pugliese, qual è per l’appunto quello agricolo.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 5 Giugno 2020

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