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Altra pesante “tegola” sull’olio d’oliva Dop pugliese

Un’altra pesante “tegola” provocata dal Ceta, ossia dagli accordi commerciali Ue-Canada, a danno dell’agricoltura pugliese ed, in particolare, del comparto olivicolo di Terra di Bari, il cui olio extra vergine d’oliva Dop, a differenza di quello veneto, è stato dimenticato nel citato protocollo d’intesa commerciale tra l’Europa e la nazione del continente nord americano partner dell’accordo. A denunciare la grave ed imperdonabile lacuna nel Ceta dell’olio Dop “Terra di Bari”, che con la sua produzione annua complessiva risulta essere il primo nell’elenco nazionale degli oli a denominazione protetta, è stato il consigliere regionale di opposizione Gianni Stea, eletto nel 2015 nelle fila del partito del ministro degli esteri Angelino Alfano (Ap) e da qualche mese transitato verosimilmente nel partito di Silvio Berlusconi, al seguito dell’ex sottosegretario barese al Lavoro nel governo Renzi prima e Gentiloni attuale, Massimo Cassano. Infatti, con una nota Stea commenta: “A pochi giorni dal discorso tutto centrato sulle future politiche per il Sud, con il quale il premier Paolo Gentiloni ha inaugurato sabato scorso la Fiera del Levante, possiamo dire di aver visto giusto: parole al vento, parole di circostanza”, rilevando “ l’ennesima tegola che va a penalizzare” l’olio d’oliva pugliese che è uno dei migliori prodotti a livello mondiale per proprietà organolettiche. “L’ennesimo scellerato accordo commerciale – ha poi sottolineato il consigliere regionale vicino al senatore Cassano ora di Fi – che fa temere l’esistenza di un vero e proprio disegno ai danni della nostra economia agroalimentare, già piegata dalla colata di olio d’oliva preveniente dalla Tunisia”. “L’ennesima beffa – ha esclamato Stea – che si aggiunge a danno degli olivicoltori (ndr – pugliesi)”. E per questo che lo stesso esponente di opposizione alla Regione Puglia, chiamando in causa direttamente il presidente Michele Emiliano e l’assessore all’Agricoltura, Leo Di Gioia, ha invitato a fare “fronte comune, tra parlamentari, presidenti di Regione, assessori, consiglieri regionali”. “Il Sud – ha esortato sempre Stea nella nota – deve fare muro contro il Ceta, accordo scellerato tra Europa e Canada che tutela quattro oli di oliva Dop Veneti, dimenticando – temo dolosamente – l’olio Dop della Terra di Bari”. Ben più pesanti, invece, le accuse sulla stessa problematica alla maggioranza parlamentare del governo Gentiloni, da parte del deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capodelegazione del M5s in commissione Agricoltura della Camera. Infatti, l’esponente pentastellato sostiene che l’olio d’oliva Dop “Terra di Bari” che – per L’Abbate – è stato “affossato col Ceta dagli stessi che ora dicono di volerlo tutelare”. E con una sua nota ha precisato che il M5s da sempre è contrario ad transnazionali che, per come sono redatti e stipulati, non portano benefici al Made in Italy. Perciò, “vista la spaccatura venutasi a creare nel mondo agricolo e agroalimentare nazionale”, il capogruppo del M5s in commissione Agricoltura ha reso noto di aver richiesto, attraverso un’apposita interrogazione parlamentare, quali “strumenti di difesa” il ministro Maurizio Martina intendesse attivare, “nel caso in cui le tanto sbandierate promesse di crescita e i reciproci benefici (ndr – del Ceta per i produttori agricoli italiani) si rivelassero disastrosi”. Infatti, ha rilevato il deputato pentastellato pugliese, “Servirebbero studi scientifici condotti al fine di valutare l’impatto delle disposizioni del Ceta sui comparti e le filiere italiane”   Ed al primo posto tra gli elementi più rischiosi del trattato Ue-Canada c’è proprio – per il M5s – “la grande quantità di  certificazioni Dop e Igp italiane”. Per cui, rileva inoltre L’Abbate, “oggi chi siede tra i banchi della maggioranza parlamentare e si stupisce che l’olio Dop Terra di Bari con le sue 2.549 tonnellate esportate (al contrario del Dop del Garda, con appena 80 tonnellate portate all’estero) non venga tutelato e protetto in questo scellerato accordo”. L’Abbate ha colto pure occasione per rinnovare l’invito alla principale associazione agricola nazionale, Coldiretti, “a  far dichiarare apertamente a deputati e senatori la propria posizione sul Ceta”, al fine di confrontarla, poi, con il loro voto in Aula al momento della ratifica degli accordi internazionali con il Canada. Infatti, rileva lo stesso L’Abbate, “tra coloro che ora si struggono, a parole, del trattato Ue-Canada, c’è chi appartiene alle medesime forze politiche che a febbraio 2017 nell’Europarlamento hanno approvato in maniera compatta e convinta il Ceta”, chiedendosi con evidente ironia: “Si stanno avvicinando le elezioni o sono rinsaviti o, peggio ancora, pensano che gli italiani siano stupidi?” Invece, per quanto concerne  l’olio Dop “Terra di Bari”, L’Abbate ha rivelato di aver chiesto dal 2015 al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina (Pd), di prestare attenzione alle problematiche che sta vivendo il Consorzio di tutela barese. Infatti, ha precisato ancora il deputato pentastellato, a causa del decreto De Castro (Pd),  “rischia di perdere la propria certificazione di qualità per meri motivi burocratici di rappresentatività”. Ma nonostante la sua interrogazione e una risoluzione in commissione Agricoltura – ha in fine rivelato L’Abbate – “la situazione non sembra esser cambiata”. E, verosimilmente, difficilmente cambierà nell’immediato, se non si eleverà alta e forte la voce degli olivicoltori pugliesi e, in particolare, della provincia di Bari.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 14 Settembre 2017

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