Primo Piano

Altro che solidarietà!… Decaro rifletta sulle conseguenze dello scontro istituzionale

Per il Primo cittadino barese sarebbe opportuna una pausa prolungata di riflessione sulla valenza delle sue parole

Se il “caso Bari” degli intrecci tra criminalità organizzata e politica, messo in luce dagli oltre 130 arresti dello scorso 26 febbraio della nomina di un commissario giudiziale al vertice della più importante azienda comunale di trasporto pubblico urbano, l’Amtab spa, non fosse una questione seria, sarebbe stata sicuramente una sceneggiata tragicomica. Infatti, a far scivolare l’attenzione da fatti gravi ed importanti, come quelli rappresentati negli atti d’inchiesta della Procura distrettuale antimafia, a caciara politica ci ha pensato martedì sera u.s. il Primo cittadino barese e presidente dell’Anci, Antonio Decaro (Pd), subito dopo essere stato informato personalmente dal ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, che il Viminale aveva dato il via alla nomina della Commissione di accesso agli atti del Comune di Bari, per verificare se quanto di grave e scandaloso è accaduto nei gangli vitali di un’azienda partecipata al 100% dal Comune capoluogo, l’Amtab per l’appunto, possa aver anche prodotto riflessi e ingerenze sull’intera attività amministrativa della città. Una nomina, quella della Commissione d’accesso agli atti, prevista da una legge speciale antimafia del 1991 e contemplata dal Tuel (Testo unico sugli enti locali), a cui il Ministero degli Interni è obbligato, peraltro, ad attenersi non solo quando ci sono fatti come quelli dell’inchiesta barese “Codice interno” tuttora in corso, ma finanche quando si ravvisa il solo sospetto che l’attività di un Ente locale possa essere stata contaminata da infiltrazioni di stampo criminale o mafioso. Però, per il sindaco barese Decaro è stato sufficiente tale atto per rendersi protagonista di una ennesima “sceneggiata” politico-mediatica, il cui fine è verosimilmente quello di promuovere la propria figura di sindaco “vittima” di un’offensiva politica orchestrata dalla locale opposizione di centrodestra che in vista della imminente campagna elettorale, approfittato del ruolo di governo occupato a livello nazionale, sta tentando di sovvertire le sorti delle prossime amministrative baresi dove, a dire dello stesso sindaco Decaro, il centrosinistra, grazie al suo operato, avrebbe già la vittoria in tasca. Perciò Decaro, forte anche della società di comunicazione che lo segue (di cui ora apprendiamo anche che si è fatto vanto con esponenti di parte avversa), martedì scorso è partito lancia in resta contro lo “Stato di diritto” e, forse, dimenticando di essere lui stesso, nella sua veste di Primo cittadino, un autorevole rappresentante locale dello Stato, ha definito come “atto di guerra” il provvedimento del Ministero degli Interni riguardante la verifica degli atti interni al Comune di Bari da lui guidato negli ultimi dieci anni. Una dichiarazione, questa, che al di là di ogni considerazione soggettiva o di parte è oggettivamente inaccettabile, per la gravità, da qualsiasi rappresentante istituzionale serio e che non si senta al di sopra della legge. Infatti, a richiamare ancor di più l’attenzione di chi scrive sulla gravità del linguaggio usato dal Sindaco e Presidente barese dell’Anci è stato un semplice commerciante barese di frutta e verdura che, commentando la recente “sceneggiata” politico-mediatica instaurata dal sindaco Decaro, verosimilmente su suggerimento del “king maker” comunicativo che lo segue, mi ha ironicamente chiesto: “Se nel mio negozio vengono i vigili annonari a controllare la regolarità della mia attività per gli aspetti sanitario ed amministrativi della stessa, oppure viene la Guardia di Finanza per una verifica fiscale (registratore di cassa, etc.), potrei allora anch’io affermare, come Decaro, che è un ‘atto di guerra’, in questo caso al mio negozio ed alla mia clientela?” Ed ancora a chiedersi il sagace e riflessivo commerciate: “In caso di controlli, potrei fare quindi anch’io la parte della vittima, come Decaro, dicendo che è la verifica dell’Annona o della Gdf è un ‘atto di guerra’ perché l’Assessore alle attività economiche, o il Capo della Finanza, non sono della mia stessa parte politica e con tali ispezioni vogliono forse favorire l’attività dei colleghi commerciati miei concorrenti?” Ed in fine ha esclamato: “Certo che, se il mio esercizio commerciale non è in regola, l’ispezione potrebbe determinane la chiusura o la revoca della licenza amministrativa!”. Per poi concludere con un’altra esclamazione: “Però, se è tutto regolare, non ho nulla da temere per la mia attività!”. Infatti, l’iperbole utilizzata da questo operatore commerciale non fa una grinza. Invece l’accusa del Primo cittadino e Presidente barese dell’Associazione dei sindaci italiani è sicuramente censurabile non solo dal punto di vista politico ma soprattutto etico, sia per la gravità che per le logiche conseguenze a cui porta un’affermazione di tale porta e gravità, come quella pronunciata da Decaro nei confronti di un’Autorità statale e quindi superiore, qual è per l’appunto la figura di un Dicastero della Repubblica, che – come è noto – è tenuto non solo ad applicare le leggi, ma anche a vigilare, affinché queste vengano rispettate. E proprio per il necessario rispetto delle leggi e dei cittadini non sarebbe male se il sindaco Decaro, dopo tale gravissimo ed increscioso episodio di mancato rispetto istituzionale (la cui conseguenza logica, sia pur involontaria, ravvierebbe il tentativo di una delegittimazione ed insubordinazione alla superiore Autorità statale), si concedesse qualche volontaria e prolungata pausa di riposo e, soprattutto, di riflessione, lasciando che per qualche tempo la guida della Città di Bari passasse interamente nelle mani del suo Vice e della sua Giunta. In modo che, alla ripresa, prima di mettere in scena facili pianti e vittimismo politico (anche questi, forse, suggerita dalla società di comunicazione?), rifletta sulla sua carica istituzionale rappresentata e sulle conseguenze reali di talune parole e comportamenti anche quando taluni provvedimenti di Autorità a lui superiori gli possano apparire inopportuni o esagerati. Infatti, nella malaugurata ipotesi di un provvedimento governativo di commissariamento da parte del Governo, Decaro dovrebbe sapere come e dove opporsi per far vale le proprie ragioni. Altro che….solidarietà  nei confronti di chi, rappresentando lo Stato a livello più basso,  definisce “guerra” un “atto” di livello maggiore dello Stato!

Giuseppe Palella


Pubblicato il 22 Marzo 2024

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio