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Archivio generale del tribunale, una vera bomba carta pronta a scoppiare

Tonnellate di atti giudiziari, perizie, parcelle, documenti vari e fascicoli arretrati archiviati in spazi angusti dove tutto -o quasi- non è a norma per quanto riguarda le leggi sulla sicurezza del posto di lavoro. A cominciare, tanto per non restate sul vago, dalla pavimentazione fino alle crepe nei muri per arrivare alle grate poste all’altezza del piano terra che s’affacciano all’esterno; dove quando piove, soprattutto d’inverno, oltre al freddo polare che costringe gli impiegati a tenere i cappotti e a battere i piedi, entra di tutto; perfino gli escrementi canini. “Lo stato in cui versa l’archivio generale del Tribunale di Bari è gravissimo”, ha sentenziato non molto tempo fa l’ex magistrato e sindaco di Bari, Michele Emiliano deputato per legge a rintracciare i locali idonei per l’esercizio della giustizia. Il capo della giunta municipale barese ha anche aggiunto in una delel sue tante dichiarazioni sulle sedi giudiziarie in città che il trasferimento di decine di migliaia di fascicoli “…è urgente e non può essere rimandato”. Tanto urgente che anche la Commissione di Manutenzione presso la Corte d’Appello di Bari ha lanciato l’ultimatum al Comune di Bari chiedendo, appunto, l’immediato trasferimento degli archivi che conservano la storia della giustizia civile e penale da consegnare alla storia. Passata, come si dice, in giudicato e non al setaccio dell’acqua piovana che cola dappertutto negli scantinati dell’archivio allocato negli scantinati della struttura che ospita i giudici di pace, al rione San Paolo. Il problema serio, dunque, è il silenzio che si trascina da anni e anni attorno ad un archivio ormai saturo e insicuro, da chiudere con le sue tubature che ogni tanto sversano liquami che finiscono puntualmente su fascicoli e incartamenti. In un condominio prestato alla giustizia, com’è a Bari pure il Tribunale dei Minori e Tribunale Amministrativo regionale della Puglia, altri luoghi dove l’archiviazione e la catalogazione della documentazione giudiziaria fa a pugni quotidianamente con quelle norme che dovrebbero far rispettare giudici e avvocati. E cioè gli utenti primari di quegli spazi abbandonati a sporcizia e degrado da stato sudamericano, il più delle volte insensibili alle lamentele che ciclicamente partono da impiegati e dipendenti. Inutile dire, infatti, che l’Ufficio Tecnico del Comune – ripartizione Opere pubbliche- ma anche la presidenza del Tribunale di Bari in qualità di datore di lavoro, finora sono rimasti sordi alle numerose missive partite dai rappresentanti dei lavoratori che anche per iscritto hanno lamentato la situazione insostenibile in cui versa da anni l’Archivio Generale del Tribunale di Bari. Missive e fax che hanno tempestato gli istituti di previdenza ed altri enti deputati a garantire la sicurezza del lavoro ancor prima che ci fosse il trasferimento al quartiere San Paolo, quando l’archivio si trovava a via Brigata Bari, angolo via Crispi. Denunce ed esposti che hanno costretto più d’una volta ad intervenire ispettori che hanno poi redatto -a loro volta- verbali su verbali, ma senza ottenere anch’essi alcun risultato. “La situazione dell’archivio al San Paolo è forse ancora più grave di quella in cui versa il palazzaccio di via Nazariantz, ma nessuno di quelli che hanno responsabilità in materia provvede, a quanto pare per carenza di fondi. Eppure altri enti baresi come l’Inail, senza spendere barche di quattrini, hanno dato incarico a cooperative di giovani che archiviano i fascicoli senza creare quegli arretrati che, adesso, hanno reso impresa praticamente impossibile porre rimedio”, si lamenta un rappresentante dei lavoratori di via Nazariantz. Uno dei pochi, forse, che conosce bene le dimensioni del rischio igienico – sanitario cui sono sottoposti i suoi colleghi, ma anche quella, ogni giorno più grave, dello sfasamento tra carenza di spazi nell’archivio e numero di pratiche da conservare e catalogare. Una miscela che ha trasformato l’archivio generale del tribunale di Bari in una vera e propria bomba ad orologeria che per scoppiare, forse, aspetta solo l’evento imprevisto e imprevedibile. Come piace dire a presidenti, giudici e avvocati….

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 19 Settembre 2012

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