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“Caro Emiliano hai preso una cantonata”, il Mezzogiorno riceve già meno del Nord

E’ un giudizio senza appello quello del segretario della Cgil-Puglia, Pino Gesmundo, sulle recenti dichiarazioni del governatore pugliese, Michele Emiliano (Pd), che nel corso di un’intervista radiofonica del programma “6 su Radio 1” di lunedì scorso ha dichiarato di sostenere le posizioni “autonomiste” dei colleghi governatori di Lombardia e Veneto, ossia Roberto Maroni e Luca Zaia, perché “chi produce più reddito deve avere la possibilità di utilizzare questo denaro in maniera superiore”. Infatti, per Gesmundo il presidente della Puglia questa volta ha “preso una cantonata”, perché gli “sfugge in primis un dato evidente, e cioè che le regioni del Nord, più sviluppate, già ricevono risorse maggiori di quelle del Sud”. E il segretario generale pugliese della Cgil spiega: “la redistribuzione delle risorse non è una mancia per il Mezzogiorno, ma risponde al dettato costituzionale, dove all’articolo 119 si legge che lo Stato promuove lo sviluppo, la coesione e la solidarietà sociale e rimuove gli squilibri economici e sociali. Tra territori e tra persone, tra chi ha di più e chi ha di meno, dentro i confini di una stessa regione e tra diverse regioni perché fino a prova contraria l’Italia è una Paese e non una confederazione di Stati”. L’equivoco di fondo per la Cgil-Puglia “è una lettura regionalistica della differenza tra quanto versano i contribuenti tramite il pagamento delle imposte e i benefici che ne derivano sotto forma di spesa e servizi pubblici. Il cosiddetto residuo fiscale è evidente che vede le regioni più ricche e sviluppate – sottolinea Gesmundo – dare di più rispetto a quelle del Mezzogiorno che ricevono più di quel che pagano”. Ma questa per Gesmundo è una lettura “molto superficiale che non tiene conto di alcuni fattori” a cominciare dalla “redistribuzione territoriale” che “sarebbe iniqua qualora vi fosse un indice di spesa pro capite più alto al Sud e più basso al Nord, e questo non accade”. Anzi – rileva inoltre il segretario regionale della Cgil – la spesa pubblica è squilibrata a sfavore del Mezzogiorno che se vi fosse un vero federalismo fiscale dovrebbe ricevere più di quanto oggi lo Stato destina. Di contro la pressione tributaria in non poche regioni del Sud è allo stesso livello e talvolta risulta superiore a quella delle regioni del Nord”. In altre parole, ha commentato ancora Gesmundo, “nel Mezzogiorno si spende meno rispetto al settentrione ma si tassa in maniera uguale”. E non si esauriscono qui i rilievi della Cgil-Puglia alle dichiarazioni del governatore Emiliano all’intervistatore di “6 su Radio 1”, perché “vanno considerati ancora due aspetti”. Uno legato alla sede fiscale al Nord di numerose aziende che lì pagano le tasse”, mentre “producono beni, servizi e ricchezza nelle regioni meridionali” e l’altro legato al mercato di venti milioni di persone che vive nel Mezzogiorno d’Italia e che ha un import di circa il 70% provenite dalle regioni del Nord. Trattasi, quindi, di “una interconnessione naturale in un sistema Paese al quale non si può guardare con la lente regionalistica solo quando si parla di tributi e risorse pubbliche”. Perciò, replicando ad Emiliano, la Cgil pugliese controbatte affermando che non può essere il valore del residuo fiscale “ad orientare le politiche di coesione territoriale, che devono tener conto anche dei fattori di contesto che impediscono un pieno sviluppo del Mezzogiorno sul piano delle infrastrutture, della sicurezza, del capitale produttivo, della qualità dei servizi”. Ed è’ indubbio – ha concluso Gesmundo – che i nostri amministratori devono spendere bene e meglio le risorse, a ogni livello”. Però, stupisce per la Confederazione pugliese del maggior sindacato italiano “che Emiliano dimentichi tutti questi aspetti e si accodi senza alcuna motivazione a un’idea egoistica e regionalistica di sviluppo”, saltando “dall’eccesso sudista e neoborbonico della giornata regionale in memoria delle vittima dell’Unità d’Italia a visioni nordiste e autonomiste”. Visioni, queste ultime, “che se passassero condannerebbero il Sud e i suoi cittadini a un futuro di povertà e desertificazione sociale”. E nel contempo – si sottolinea al termine della nota della Cgil Puglia di replica ad Emiliano – “non avrebbe alcuna prospettiva di crescita l’intero Paese, che o riparte sostenendo i territori più arretrati o non avrà  speranze di competere su scala globale con economie più forti e avanzate”, come hanno fatto notare – ha ricordato la Cgil Puglia – “tutti gli economisti”. Però, a criticare in Puglia il governatore Emiliano, per le dichiarazioni di lunedì scorso a favore delle rivendicazioni di maggiori introiti dalla fiscalità statale a favore delle regioni che producono maggior gettito fiscale, non c’è solo il segretario regionale della Cgil, ma ci sono anche alcuni esponenti locali delle forze di opposizione alla Regione, come il senatore barese Massimo Cassano di Forza Italia, che lo accusa di occuparsi di “problematiche che non lo riguardano affatto”, lanciando “occhiolini patetici a governatori quali Maroni e Zaia”, piuttosto che delle problematiche della Regione di cui è governatore, o come il consigliere regionale leccese Saverio Congedo di Fratelli d’Italia, che lo accusa di passare “dalla sagra del Pd alla sagra del qualunquismo”. Infatti, dopo aver ricordato diverse contrastanti dichiarazioni del governatore pugliese, Congedo in una nota affermando che Emiliano “nella sua idea di politica pot-pourri buona per tutte le occasioni non solo continua a smentire se stesso, ma conferma la sua vocazione a guardare fuori dai confini regionali piuttosto che alla ‘sua’ Puglia” governata “con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti”. Un attacco di “fuoco amico” sullo stesso argomento giunge al Presidente della Puglia anche da un consigliere regionale di maggioranza, Cosimo Borraccino di Sinistra Italiana, che ha tra l’altro osservato: “se l’obiettivo del ‘federalista’ Emiliano è quello di contrastare il processo di accentramento statale a danno delle Regioni e del sistema delle Autonomie, processo avviato da Tremonti-Berlusconi ed enfatizzato da Renzi-Gentiloni, allora si deve concludere che lo strumento che ha scelto è il più sbagliato”, perché “i referendum leghisti – secondo Borraccino – non fermano il centralismo statale, ma più realisticamente puntano a una redistribuzione delle competenze e delle risorse togliendo al Sud e accumulando al Nord”.Infatti, per l’esponete di Si, le “nefaste conseguenze verso l’universalità dei diritti (non solo costituzionali) dei cittadini del Mezzogiorno così evidenti non dovrebbero sfuggire perfino a un leader gregario”, quale forse sarebbe, secondo Borraccino, il governatore pugliese, nonché leader della corrente interna al Pd chiamata “Fronte democratico”. Infatti, Borraccino ha concluso la sua nota critica ad Emiliano affermando che “consegnarsi ai carnefici e presentare la Puglia come appendice dei leghisti-forzisti è davvero troppo”, per un leader di centrosinistra quale è il governatore Emiliano. Ma l’esponente di Si alla Regione che critica il governatore pugliese, per la vicinanza sull’Autonomismo regionale ai colleghi di centrodestra Zaia, Maroni e Toti, non ha forse considerato che Emiliano è un leader “atipico” del centrosinistra, perché tutte le sue vittorie elettorali, da quelle che lo hanno portato nel 2004 e nel 2009 alla guida del Comune di Bari, a quella delle regionali del 2015 e finanche per quella delle primarie del Pd dello scorso Aprile, si fondano soprattutto sui consensi determinanti ottenuti da una parte preponderante di elettorato di centrodestra.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 4 Ottobre 2017

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