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Daccapo in piazza gli addetti ai servizi di pulizia all’Ateneo

La crisi azzanna e i lavoratori, specie quelli impegnati nella fornitura di servizi ad agenzie ed enti pubblici,  si preparano a tempi ancora più bui. Fuor di metafora: le organizzazioni sindacali  CONFSAL -FESICA.UGL-CIGIL-UIL TRASPORTI- UIL TUCS sono daccapo scesi sul sentiero di guerra dopo la gara bandita per il servizio delle pulizie negli atenei di Bari e Taranto, dove è previsto un taglio minimo del 35 per cento delle ore di lavoro a seguito di gare che hanno visto come criterio di aggiudicazione, l’offerta piu’ bassa. Ovviamente tutto questo ha suscitato le proteste dei lavoratori e degli addetti ai lavori, perche’ il taglio si ripercuoterà esclusivamente sui quasi duecento lavoratori impegnati nell’appalto, che da novembre 2010 ad oggi hanno subito una serie di riduzioni delle ore di lavoro abnorme, raggiungendo un massimo del 45 per cento. Questa situazione adoperata da parte della università non solo ha suscitato scalpore, gravando col suo fardello, come detto, ben centottanta famiglie, ma allo stesso tempo ha provocato una scarsissima igiene negli uffici e interni dei plessi universitari. Ed è opportuno evidenziare, come hanno già provveduto a fare le organizzazioni sindacali, oltre al danno la beffa, visto che tutto l’organico applicato e’ in Cassa Integrazione( a Bari al 31% e a Taranto al 36%) con personale che non percepisce retribuzione da ottobre dell’anno scorso. Insomma, si prepara un altro sit-in di protesta dei rappresentanti sindacali impegnati nella vertenza condotta a favore delle imprese di pulizia dell’Università degli Studi di Bari, visto che l’amministrazione-ente appaltante pare ancora decisa a concedere il nuovo appalto ad una azienda di Enna. Un affidamento temporaneo dopo una procedura di gara abbastanza tribolata che riguarda le sedi universitarie di Bari e Taranto in ogni caso ancora in bilico a causa dei soliti ricorsi e controricosi amministrativi a causa di esclusioni e aggiudicazioni provvisorie. La storia, ripete Mauro Solfrizzi, segretario pugliese Confsal-Fesica, ha avuto inizio a ottobre 2012, come detto, quando l’Università di Bari, nel rispetto del decreto contro le infiltrazioni della criminalità, ha emesso un decreto d’urgenza, escludendo dalla gara d’appalto la ditta che se l’era aggiudicata, la “I.A.S.” da Roma. Velocemente, nel giro d’una settimana, lo stesso ente appaltante ha iniziato un giro di consultazioni con le relative aziende che avevano partecipato all’appalto per le pulizie, le stesse ch’erano in ordine di graduatoria. E cioè le ditte seconda, terza e quarta classificata e via scorrendo, alla ricerca di un’impresa che accettasse termini e condizioni poste nel bando di gara dall’Università stessa. Tutte le aziende, almeno dalla seconda alla terza, non hanno accettato le condizioni contrattuali poste al tavolo del confronto, in quanto l’Università concede un solo mese col contratto allo stato d’origine, ovvero con un taglio del 31% . Un dato economico che, spiega ancora Solfrizi, ovviamente tutte le organizzazioni sindacali  CONFSAL-UGL- UIL TRASPORTI- UIL TUCS- CIGL-e CISL con tutti i lavoratori al loro seguito, non accetteranno mai. Ed il motivo è presto piegato ed ha una sola ragione, e cioè che con l’azienda I.A.S. tutti i dipendenti di Bari e Taranto (parliamo di circa centottanta lavoratori)  il 31% di perdita lo prendono come cassa integrazione. Ed essendo un decreto di urgenza per evitare infiltrazioni della criminalità, viene di fatto anche sospesa la cassa integrazione. Facile, dunque, immaginare il disastro economico causato a centottanta nuclei famigliari. Inoltre va considerato che l’azienda capitolina si trova in regime di ‘prorogratio’, il che significa che se rimaneva nell’appalto era garantita la cassa integrazione, al massimo, fino al 31 dicembre 2012. Alla mancata accettazione delle aziende contattate dalla stazione appaltante, i dirigenti amministrativi dell’Università di Bari hanno pensato bene di affidarla, infine, ad un’azienda siciliana, per la precisione di Enna. <> I lavoratori, inutile dirlo, sono tutti demoralizzati e fortemente preoccupati per il loro gia’ misero salario, certo, ma anche per il fatto che aziende al ramo, assai rinomate, hanno rifiutato di accettare le condizioni offerte dall’Università di Bari e Taranto. Mala tempora currunt…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 25 Gennaio 2013

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