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D’Alema attacca Emiliano: “Da lui modi discutibili”

Nella campagna elettorale delle primarie interne al Pd di domenica prossima, per eleggere il segretario nazionale del partito, la polemica tra Massimo D’Alema, sostenitore di Gianni Cuperlo, ed il sindaco di Bari, Michele Emiliano, sostenitore di Matteo Renzi, rischia di trasformarsi in un vicendevole scambio di accuse senza esclusione di colpi. Infatti, il leader nazionale più autorevole del Pd pugliese, D’Alema per l’appunto, rispondendo a Bari ad alcune domande sulle critiche fatte dal Sindaco del capoluogo (che è candidato per la mozione Renzi all’assemblea nazionale) nei confronti di Cuperlo, ha evidenziato il comportamento particolarmente discutibile adottato dal Primo cittadino barese, per acquisire consensi alla sua corrente all’interno del Pd. Un modo di fare che evidentemente, secondo D’Alema, sarebbe discutibile non solo sotto l’aspetto del gioco politico interno al partito, ma anche rispetto ai doveri istituzionali di Emiliano da amministratore pubblico. Come dire che Emiliano non solo si comporta scorrettamente all’interno del partito, ma viola anche alcuni doveri istituzionali da sindaco, perché usa la propria posizione di potere per influire a suo favore nella competizione congressuale interna al partito. Infatti, per D’Alema il sindaco di Bari ha messo in campo “Un blocco di potere per la campagna interna del partito” interferendo evidentemente in modo improprio su “consiglieri comunali, assessori, municipalizzate e tutto l’apparato che ruota attorno all’amministrazione pubblica che governa la città”. Questo modo di agire – sempre secondo D’Alema – e’ un fatto molto discutibile sul piano del metodo, poiché altri esponenti del Pd con analoghi incarichi istituzionali e di potere non hanno fatto in altre parti del Paese. Ed al riguardo il massimo leader pugliese del Pd, poi, ha detto di avere apprezzato molto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ieri ha dichiarato di
votare Cuperlo ma che per rispetto al suo ruolo istituzionale non avrebbe fatto campagna congressuale. “Quella e’ una lezione di senso dello Stato – ha rilevato inoltre D’Alema – che mi pare Emiliano non abbia appreso”. Un’accusa, quest’ultima, che per un sindaco, oltre ad essere molto grave sotto l’aspetto etico e morale, lo è ancor di più dal punto di vista politico, perché sarebbe come volergli ricordare che il sostegno elettorale per quel ruolo non lo ha ricevuto solo dalla parte del Pd che ora è schierata con lui, ma da tutto il partito. Per cui, secondo D’Alema, evidentemente sarebbe sicuramente più corretto se Emiliano non usasse quella posizione per sottrarre metaforicamente acqua agli avversari interni allo scopo di incrementare quella della parte a lui alleata. Una scorrettezza, questa, che in seguito potrebbe sicuramente ritorcersi contro, quando nelle istituzioni dovrà servigli il sostegno determinante di quella parte del Pd che all’interno non condivide con lui lo stesso schieramento congressuale. Ma Emiliano probabilmente conosce bene il ‘pollaio Pd’ per cui verosimilmente ritiene di potersi permettere tale forzatura e scorrettezza. L’ex premier, inoltre, ha criticato Emiliano per non avere rispettato la legge che “impone ai magistrati, anche quelli in aspettativa, di non avere incarichi di partito”. Infatti, ha spiegato D’Alema: “Questo principio e’ stato ribadito da una sentenza della Corte Costituzionale”. E, continuando, nel ragionamento ha chiarito, rispondendo a chi rilevava che da anni Emiliano e’ presidente del Pd pugliese e nessuno glielo ha fatto notare: “Noi abbiamo supposto che lui conoscesse le leggi dello Stato”. E, poi, D’Alema ha concluso con ironia, evidenziando la contraddizione che “Emiliano da’ lezioni a tutti, ma si esprime in termini inappropriati”, ed anche con un evidente avvertimento finale: “E’ bene che qualcuno cominci a rispondergli per le rime”. Dopo tali dichiarazioni la risposta piccata del Primo cittadino di Bari non si è fatto certo attendere. E come di solito accade in politica le frecciate non sono sempre a senso unico, ma vicendevoli. Infatti, Emiliano alle accuse di D’Alema ha risposto con una lunga nota in cui esalta l’esemplarità del proprio comportamento nel Pd, respingendo gli addebiti rivoltigli dall’ex premier. E, poi, senza entrare nel merito di alcuna delle questioni sollevate da D’Alema, sino ad autodefinirsi un dilettante della politica che non ha mai utilizzato il proprio ruolo nel partito per ottenere incarichi politici o professionali. Ma c’è di più. Emiliano ricorda pure che in passato, quando era in sintonia con lo stesso D’Alema, lui è stato segretario regionale del Pd e nessuno ha mai sollevato alcun problema di incompatibilità. E come è possibile su quest’ultimo punto non dare ragione ad Emiliano. Infatti, se su tutte le altre questioni è ormai noto che il sindaco di Bari è, politicamente ed amministrativamente, un personaggio che predica bene e, poi, razzola male. Ma sulla incompatibilità tra militanza politica attiva e permanenza nella magistratura Emiliano è sempre stato coerente con se stesso. Su questo punto, infatti, gli incoerenti  nel Pd sarebbero altri. Coloro che dal 2007 il problema dell’incompatibilità non lo hanno mai fatto notare prima. Ed allora, sostengono in molti, perché nel Pd se ne accorgono solo adesso?

 

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 6 Dicembre 2013

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