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Decaro smentisce un possibile rimpasto in giunta

L’elezione del sindaco Antonio Decaro a presidente nazionale dell’Anci potrebbe servire da pretesto al Primo cittadino barese per giustificare una messa a punto di metà mandato nella composizione dell’esecutivo cittadino. Infatti, al di là dei roboanti annunci propagandistici e delle attenzione che l’amministrazione Decaro sta ricevendo dal governo Renzi verosimilmente più in chiave mirata, in vista del referendum costituzionale, che per una gestione governativa generale di valorizzazione e sostegno a tutte le grandi città del Sud Italia, la giunta a guida Decaro, insediatasi nella seconda metà del 2014, sta producendo ben poco di nuovo e diverso rispetto a quelle che erano le aspettative di gran parte dei cittadini baresi che alle ultime amministrative, nella cabina elettorale, hanno confermato fiducia al centrosinistra ed, in particolare, ad un candidato, Decaro per l’appunto, che passava per essere un esponente che sarebbe stato in discontinuità con le pratiche e le logiche gestionali dei dieci anni di amministrazione del suo predecessore. In realtà, a detta di molti cittadini baresi, il sindaco Decaro si è posto in discontinuità con la precedente gestione Emiliano, ma in peggio. Infatti, rilevano gli stessi cittadini, la qualità dei servizi comunali, a cominciare da quelli essenziali, come igiene urbana e trasporto pubblico, è addirittura regredita rispetto all’era Emiliano,. Per non parlare, poi, della funzionalità della macchina amministrativa comunale, che nella migliore delle ipotesi, quando non si inceppa, funziona a rilento o in maniera irregolare. E queste non sono soltanto impressione degli utenti, ma inconfutabili dati di fatto che trovano conferma in una recente relazione redatta dagli ispettori del Mef (Ministero dell’economia e finanze) dopo le verifiche di alcuni atti non solo della precedente amministrazione a guida Emiliano, ma anche di quella attualmente in carica. Relazione che, per altro, come è noto, a tutt’oggi non è stata ancora resa nota in maniera integrale dal sindaco, neo presidente dell’Anci, che così facendo ha pure confermato le accuse di chi lo addita di scarsa trasparenza amministrativa. Il capitolo “decentramento amministrativo”, per rimanere in tema di funzionalità, è un argomento pressoché morto per l’amministrazione Decaro. Ed a denunciarlo non sono solo taluni esponenti di opposizione all’amministrazione, come ad esempio i consiglieri comunali del M5S, ma addirittura esponenti della stessa parte politica del Primo cittadino, come è possibile rilevare leggendo talune notizie di cronaca politica cittadina. In altri settori amministrativi, quali l’urbanistica e le opere pubbliche, la viabilità e traffico, il commercio e le società partecipate, le lamentele dei cittadini baresi non sono di certo poche. L’unico fronte su cui – a detta sempre di tanti cittadini – l’amministrazione Decaro è stata finora particolarmente attiva, mostrando dinamismo ed una rapida intraprendenza, è stato quello dei tributi. Infatti, proprio in tale settore, il sindaco Decaro si è particolarmente distinto nel vessare i contribuenti barese, a cui ha inflitto, nei suoi circa 27 mesi di gestione, esosi aumenti sia nel costo dei servizi che nelle aliquote della fiscalità generale. Nei servizi non è stato risparmiato neppure l’aumento del 33% al biglietto di bus e del raddoppio del costo per il funzionamento delle lampade votive nei cimiteri baresi. Quest’ultimo aumento, per altro, a vantaggio soprattutto dell’impresa privata che gestisce il servizio con un affidamento che è tutt’altro che trasparente. In definitiva, un cambio di passo nell’amministrazione Decaro sarebbe auspicabile e, forse, financo necessario. Infatti, già da tempo a Palazzo di Città, ma negli ultimi giorni ancor di più, le voci di un possibile rimpasto di giunta in seno alla maggioranza che sostiene il sindaco Decaro nell’aula “Dalfino” si sono fatte sempre più insistenti. Infatti, il ragionamento all’interno della coalizione di governo cittadino è : “ora che Decaro e’ presidente dell’Anci, al Comune ha bisogno di figure più autorevoli cui affidare la città in sua assenza”. Però, il Primo cittadino barese,  di fronte a tale ipotesi e probabili richieste, si è subito preoccupato di smentire, dichiarando la notizia del rimpasto priva di fondamento e chiarendo che gli incarichi che ricopre sono appannaggio esclusivo del sindaco, eccetto quello di presidente della Fondazione Petruzzelli che può essere delegato. Infatti, a chiarito Decaro, il ruolo di presidente dell’Ente lirico barese lo sta ricoprendo in via temporanea, per in un periodo di emergenza. Ma entro fine mese, conta di individuare il successore di Gianrico Carofiglio, dimessosi lo scorso luglio per le note vicende del personale da assumere e subito dopo  licenziare. Quanto agli impegni romani, invece, Decaro ha sottolineato che li aveva già come vice presidente nazionale dell’Anci, per cui nulla è cambiato nella sua agenda degli impegni politico-amministrativi. Però, tra i nomi della giunta finiti nell’occhio del ciclone c’è soprattutto quello del vice sindaco, Vincenzo Brandi, ripudiato in primis dal suo stesso partito, Realtà Italia, che già da alcuni mesi ne chiede la testa. Ma all’interno della maggioranza il problema non è solo quello di Brandi, che – a detta dei più esperti fra i consiglieri comunali – non sarebbe adeguato al ruolo di vice e, forse, neppure a quello di assessore. Infatti, i nomi dell’esecutivo che proprio “non vanno” nel far funzionare la macchina politico amministrativa sarebbero più di uno. Il sindaco, nonostante le critiche dall’intento della sua stessa maggioranza, li ritiene però tutti inamovibili, almeno per ora, perché verosimilmente è sicuro delle loro capacità gestionali. E forse anche del fatto che nessuno di essi possa alla lunga fargli “ombra”. Ed anche in questo – secondo qualche addetto ai lavori – l’amministrazione Decaro è peggiore di quella precedente. Infatti, l’ex sindaco Emiliano almeno sotto questo aspetto non temeva rivali, per cui anche per la scelta di propri collaboratori, quando qualcuno non gli era più gradito o non funzionava come si aspettava, era pronto nel cambiare.   

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 18 Ottobre 2016

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