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E’ sempre bufera sull’Arif, in odore di aumenti per pagare il personale…

Agenzia Regionale Irrigui e Forestali sempre nel mirino, specie dopo che il Consigliere regionale Nino Marmo (PdL) che è anche Vice-Presidente del Consiglio, quasi tre mesi fa ha presentato una dettagliata e puntigliosa interrogazione a risposta scritta al Presidente della Regione ed agli assessori a Politiche Agricole e Riserse Umane e Personale. Da non molto, infatti, la Giunta regionale pugliese ha rideterminato le tariffe irrigue da applicare agli impianti regionali collettivi di irrigazione in concessione (delibera n. 858 del 3 maggio scorso), disponendo quasi il raddoppio delle stesse, poi è seguito l’ immediato recepimento ed approvazione delle nuove tariffe da parte dell’ARIF (D.D.G. n. 184 del 20.5.2013) ed, infine, si è assistito ad una successiva, forzata, marcia indietro con la sospensione degli effetti previsti dalla sopra richiamata deliberazione del Direttore generale Giuseppe Maria Taurino (D.D.G. n 201 del 5.6.2013). A giustificazione di questo minuetto o, come lo definisce senza giri di parole l’ex assessore Marmo, <> si è fatto riferimento ad una strategia della Regione per la razionalizzazione e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse irrigue disponibili, ma anche per scoraggiare l’uso dei pozzi in agricoltura. Per il consigliere di Minoranza di via Capruzzi, invece, il deliberato aumento doveva servire a finanziare la costosa e complessa macchina organizzativa della stessa Agenzia diretta da Taurino, costretto ad un enorme dispendio di risorse finanziarie, necessarie per i differenti rapporti di lavoro fino ad oggi esistenti nell’ARIF stessa. L’interrogante considera a tal riguardo che “dagli atti consultabili sul web si possono fare le seguenti riflessioni: 1) all’interno dell’ARIF operano circa 1.200 unità lavorative, per le quali, in ragione di diversi rapporti di lavoro, vengono applicati diversi contratti di lavoro: gli operai ex stagionali usufruiscono del contratto di settore; agli operai ex dipendenti regionali viene applicato il contratto pubblico; a quelli provenienti dalla ex SMA, a tempo determinato, il contratto del terziario. Questo comporta il riconoscimento di retribuzioni notevolmente differenti per lo svolgimento di lavori identici; 2)per finanziare questa contorta struttura, con il problema di dover coniugare il dovuto livello di servizi idrici e boschivi sul territorio regionale, l’Assessorato regionale competente ha deciso di aumentare le tariffe irrigue, suscitando polemiche e proteste da tutte le parti, per poi fare retromarcia ed obbligare il Direttore Generale dell’ARIF a sospendere detta decisione. Ne deriva che la soluzione prescelta comporta che la differenza fra costi dell’acqua fornita e le somme versate dagli utenti sia a carico della Regione, con dispendio di elevate risorse finanziarie pubbliche”. “In questa realtà – prosegue Marmo nella sua interpellanza- sono obbligatori: la massima trasparenza del sistema, così come congegnato, da sottoporre all’attenzione della politica e del sindacato; la riduzione dei costi sostenuti dall’ARIF, che dovrà tenere ben distinto il settore irriguo da quello forestale, con l’immediata applicazione dell’art. 32 comma 1 della L.R. 28/12/2012 n. 45. Non è assolutamente accettabile una strategia regionale rivolta a scoraggiare l’impiego in agricoltura delle acque del sottosuolo. Una buona politica agraria ed idro-geologica non va esercitata scoraggiando l’utilizzo dell’acqua del sottosuolo, ma piuttosto attraverso l’attuazione di piani territoriali, rivolti allo stesso tempo allo sviluppo dell’agricoltura ed alla tutela delle falde acquifere, precisando i tempi da rispettare e le modalità da seguire. Necessario, infine, razionalizzare i noti e diffusi sprechi di acqua, le scelte di colture agricole in terreni ad esse poco adatti, la realizzazione di nuovi invasi di acqua da destinare all’irrigazione, la rivisitazione dei contratti con l’ENEL, adeguando le potenze impegnate ai consumi effettivi”. Conclusione? L’interrogante ha chiesto a Presidente e assessori competenti: “1) se intendono far applicare immediatamente alla Direzione dell’ARIF la norma contenuta nell’art. 32 comma 1 della L.R. 28/12/2012 n. 45, che prevede per tutti i dipendenti dell’ARIF l’applicazione del CCNL degli Enti Locali, con il riconoscimento di eventuali voci retributive aggiuntive affidate a futuri confronti sindacali, per evitare, così come evidenziato dall’Organo di Revisione del bilancio dell’ARIF, “variazioni importanti alle previsioni di spesa contenute nel bilancio analizzato”, da coprire probabilmente con la riproposizione dell’aumento delle tariffe irrigue da applicare agli impianti regionali collettivi di irrigazione in concessione, per il momento solo sospeso; 2) se intendono far attuare alla Direzione Generale dell’ARIF una razionale utilizzazione della forza lavoro attraverso una netta distinzione tra le attività svolte dagli operai irrigui da quelli boschivi; 3) se esiste un piano di manutenzione e/o riabilitazione degli impianti irrigui; 4) quali progetti sono stati avviati con i finanziamenti europei ottenuti tramite la misura 226 del PSR 2007/2013 e quale è lo stato della loro realizzazione; 5) se hanno valutato di attuare, per un ulteriore risparmio di risorse pubbliche, adeguati piani territoriali, rivolti allo stesso tempo allo sviluppo dell’agricoltura ed alla tutela delle falde acquifere, precisando i tempi da rispettare e le modalità da seguire; 6) se hanno valutato, sempre nell’intento di diminuire la spesa a carico del bilancio regionale, di razionalizzare i noti e diffusi sprechi di acqua, di ottimizzare le scelte di colture agricole in terreni ad esse poco adatti, di realizzare nuovi invasi di acqua da destinare all’irrigazione, di negoziare la rivisitazione dei contratti con l’ENEL, adeguando le potenze impegnate ai consumi effettivi”. Tutte domande, a quanto pare, rimaste ancora senza risposta….fino a quando?

 

Antonio De Luigi

 

 


Pubblicato il 13 Settembre 2013

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