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Emiliano e Decaro potevano davvero non sapere dell’inceneritore della Newo?

“Ma il davvero il governatore pugliese, Michele Emiliano, ed il Primo cittadino di Bari, Antonio Decaro, potevano non sapere del progetto presentato rispettivamente a Regione e Comune di Bari dalla società dauna Newo e prontamente autorizzato dagli stessi enti, per realizzare un impianto di ossido-combustione di rifiuti urbani indifferenziati in via Corigliano, nella zona industriale di Bari-Modugno?” A porsi questo interrogativo sono molti di coloro che contestano l’iniziativa della Newo e che non credono affatto né alle loro dichiarazioni di completa estraneità all’iter procedurale, né tantomeno alla “bontà”  delle loro tardive prese di posizione sul progetto, poiché seppur contrari (a parole!) all’inceneritore, hanno invece firmato comunque le relative autorizzazioni. E, quindi, in definitiva avvallato in toto l’operato dei rispettivi Uffici, senza  sollevare alcuna opportuna obiezione in merito alle approvazioni e conseguente realizzazione di tale “pericoloso” progetto. Infatti, l’altra domanda che scaturisce in tale vicenda, a seguito del precedente interrogativo, è “se la politica sia stata tenuta effettivamente fuori dalle decisioni tecniche per una così importante e verosimilmente dannosa infrastruttura su un territorio già gravato da altre fonti di inquinamento ambientale, quali – ad esempio – l’Aeroporto civile “Karol Wojtyla” e la centrale termoelettrica di Edison, oltre a numerosi altri impianti inquinanti di più modeste dimensioni. L’impianto di ossicombustione della Newo preoccupa tutte le comunità dell’entroterra nord barese che l’area della possibile erigenda struttura e fa paura per le conseguenze negative che potrebbe procurare alla salute dei cittadini ivi residenti, poiché – secondo quanto affermano autorevoli esperti in materia, come il presidente di Isde Italia, l’Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente, Agostino Di Ciaula – i rischi sanitari ed ambientali si svilupperebbero su vasta scala e sono stati financo sottolineati dall’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, che di analoghi impianti ne ha certificato pure la pericolosità. Infatti, sempre secondo lo stesso Di Ciaula, il prospettato impianto barese della Newo emetterà nell’aria particolato submicrometrico, ossia scaglie impercettibili di residui di ossicombustione, che sono i più pericolosi inquinanti dell’atmosfera, perché in diverse circostanze risultano difficilmente rilevabili dalle strumentazioni analitiche di controllo in quanto, a seconda delle condizioni meteorologiche, potrebbero spostarsi addirittura per decine di chilometri dall’area interessata al progetto. Perciò, il risultato sarebbe che neppure i Comuni dell’intero hinterland barese potrebbero “dormire sonni tranquilli” a causa della potenziale nocività di tale impianto. Non meno sospette, in questa vicenda, sono le dichiarazioni ed il ruolo del presidente dell’Ager (Agenzia regionale per i rifiuti), Gianfranco Grandaliano, che nel marzo del 2016, promuovendo dinanzi alla Commissione parlamentare un analogo impianto sperimentale di Gioia del Colle, preparatorio dell’analogo progettato impianto modugnese, aveva asserito che tale idea “pilota” si potesse sviluppare a livello industriale. Tipologia, quest’ultima, nella quale si può far tranquillamente rientrare il contestato impianto della Newo di via Corigliano, nell’area industriale barese. Ma il presidente di Ager, Grandaliano, uomo di fiducia del presidente della Regione, Emiliano, oltre che persona assai vicina al sindaco Decaro, non è certamente considerabile “individuo al di sopra di ogni sospetto” in questa vicenda, in quanto si è venuto a scoprire che il professionista è stato in passato (prima della sua ascesa ai vertici dell’Amiu prima e dell’Ager dopo) per diverso tempo legato da rapporti di lavoro al patron della Newo, Vincenzo Chirò. Pertanto, quest’ultima circostanza, fa scaturire un’ulteriore domanda in alcuni di coloro che contestano il previsto impianto barese promosso dall’azienda foggiana del predetto Chirò: “E’ forse un caso che tale iniziativa imprenditoriale sia stata proposta proprio nella zona industriale barese?”. Però, come affermava un noto e navigato politico ormai defunto della prima Repubblica, “a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”. E questo forse uno dei tanti casi? Difficile poterlo affermare, ma il dubbio resta. Come dubbia rimane la posizione del sindaco Decaro e del governatore Emiliano, che della politica del “far vedere” potrebbero averne fatto, sulla scorta dell’esempio di un noto politico locale decaduto, pseudo-autonomista palesino, un loro “marchio di fabbrica”, ormai anche conosciuto nel proscenio politico e partitico nazionale. Sarà proprio così? Staremo a vedere come si evolveranno gli eventi.

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 6 Febbraio 2018

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