Cultura e Spettacoli

Foto, manichini, locandine. Il teatro vive

Diciotto anni fa scompariva Eugenio D’Attoma, genio ispiratore del terzo fra i teatri in attività a Bari. In sua memoria, per tutta la settimana scorsa, un’installazione ha occupato il foyer, la platea e il palcoscenico della struttura di via Borrelli. Abiti di scena, manifesti d’epoca e proiezioni disegnavano come un percorso volto ad accogliere il visitatore calandolo in un clima intimo e discreto, misuratamente elegiaco nella penombra della platea. Preso posto in platea, a fianco di manichini un po’ inquietanti e paludati dei migliori pezzi del guardaroba storico del Piccolo, lo spettatore poteva così godere di una parata di scatti fotografici e qualche filmato proiettati in maxi formato sul fondo-scena. Centinaia di immagini – una parte delle quali documenta l’attività della compagnia del Piccolo fuori del suo storico ‘habitat’ – che si fermano sino a che Eugenio D’Attoma è rimasto in attività. Una parata di volti noti, tra cui purtroppo qualche ‘assente’. Volti anche giovani di personaggi che, spiccato il volo dal ‘piccolo’ nido, hanno poi trovato il successo altrove. Quanta emozione nel riconoscere, ‘fermati’ nell’espressione della più variegata arte scenica, i vari Mario Mancini, Caterina Costantini, Carmela Vincenti, il povero Franco Damascelli e tanti, tanti altri. Tra i tanti, più presente di tutti, ovviamente Nietta Tempesta, compagna di vita di Eugenio ed ora affaticata ma affatto arrendevole prosecutrice dell’attività del marito. Una sorte benevola ci ha assegnato la stessa Tempesta in qualità di cicerone : Commentate da lei, massima memoria storica del Piccolo, quelle cose sembravano tornare a vivere, a parlare. Particolarmente suggestivi, perciò, ci sono tornati gli scatti fotografici, il cui silenzioso alternarsi somigliava a un succedersi di lampi della memoria. Un succedersi anche lacerante perché testimonianza di un’era felice (e non solo del teatro cittadino) e forse irripetibile. Scorrevano le immagini e Nietta, come rapita, sussurrava battute, riviveva azioni… L’emozione, in verità possente, ci ha riportato alla memoria Gloria Swanson, l’immensa attrice che in ‘Sunset Boulevard’, celebre pellicola diretta nel 1950 da Billy Wilder, è Norma Desmond, una diva del muto che, tagliata fuori dal mondo del cinema con l’avvento del sonoro, vive sdegnosamente appartata, immersa nei ricordi… La stessa emozione ci ha poi scaraventati in altra dimensione letteraria, quella di ‘L’invenzione di Morel’, il più bel romanzo di Bioy Casares (1940). In esso uno scienziato ha inventato un macchinario capace di ‘catturare’ stralci di vita e riprodurli ‘materialmente’, a comando, per la gioia di chiunque voglia godere del passato più di quanto consentano immagini… In alcuni momenti della nostra visita è stata forte la tentazione di mettere piede in palcoscenico nel sogno di farsi risucchiare da una realtà duplicata e in essa trovare dimensione eterna.

 

Italo Interesse

 

 

 


Pubblicato il 14 Maggio 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio