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I riflettori della Commissione parlamentare Antimafia sul “caso Bari”

Dopo i recenti fatti giudiziari, il M5S punta i piedi a favore di Michele Laforgia, lasciando intendere un abbandono della coalizione nel caso il candidato sindaco fosse Vito Leccese

 

La Commissione parlamentare Antimafia ha aperto un procedimento sul “caso Bari”, a seguito degli arresti di 130 persone, tra cui l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e di sua moglie, la consigliera comunale barese Carmen Maria Lorusso, entrambi accusati di aver comprato voti durante le comunali del 2019 attraverso anche l’intermediazione di clan mafiosi. “In sede di ufficio di presidenza della commissione Antimafia, – ha dichiarato il deputato pugliese Mauro D’Attis di Fi, nonché vice presidente della Commissione – ho chiesto l’acquisizione di tutti gli atti da parte della Commissione e la mia richiesta è stata accolta”. D’attis ha inoltre affermato: “Ho chiesto anche le audizioni del procuratore di Bari, Roberto Rossi, e del prefetto di Bari, Francesco Russo”, precisando che “per le audizioni, ovviamente, è necessario attendere i tempi processuali per il riesame e, dunque, saranno programmate successivamente”.

La Commissione parlamentare Antimafia ha deliberato di richiedere gli atti riguardanti l’inchiesta ‘Codice interno’ di Bari e “lo ha fatto – ha spiegato la presidente della stessa, Chiara Colosimo – con la consapevolezza che gli oltre 130 indagati, di cui oltre 110 tradotti in carcere, l’amministrazione giudiziaria disposta per l’Amtab e quello che emerge in queste ore a riguardo del Comune di Bari ha e richiede una necessità di un approfondimento”. “Un approfondimento dei rapporti – ha concluso la presidente Colosimo – tra mafia e politica, cosa che faremo senza tentennamenti nel pieno rispetto del lavoro degli inquirenti”. L’iniziativa di portare all’esame della Commissione parlamentare Antimafia, quindi all’attenzione del Parlamento, la situazione barese emersa dall’inchiesta della tutt’ora in corso altro non è che l’accensione dei riflettori nazionali sui rischi degli intrecci tra politica e criminalità organizzata nel capoluogo pugliese. Rischi di cui occorrerà valutare le conseguenze determinate sul tessuto economico, sociale e politico barese nel corso di questi anni, al fine di valutare se e come intervenire, sia per evitare che tali criticità si perpetuino che per rimediare a possibili guasti già determinati nella vita delle istituzioni locali. Gli arresti baresi di lunedì scorso stanno determinando anche una serie di preoccupazioni a livello politico, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, in vista delle amministrative del 8 e 9 giugno prossimi, quando a Bari – come è noto – si “dovrebbe” rinnovare il Consiglio comunale ed eleggere il nuovo sindaco. Infatti, il condizionale è d’obbligo, in quanto è possibile che, se nel corso delle indagini dovessero emergere ulteriori elementi di “rischio” per la vita amministrativa cittadina, a seguito di fatti pregressi penalmente rilevanti, si giunga al Commissariamento del Comune e, quindi, ad uno slittamento delle elezioni amministrative di Bari, già previste – come detto – per il prossimo giugno, in concomitanza con le elezioni europee. Sul fronte politico locale una svolta netta si registra nel capo largo del centrosinistra, dove appena una settimana fa il M5S e le forze che sostengono la candidatura a sindaco di Michele Laforgia avevano aderito alla richiesta del PD e delle civiche ad esso collegate che sostengono la candidatura di Vito Leccese, di partecipare alla scelta unitaria del candidato sindaco attraverso una selezione consultiva interna allo schieramento di centrosinistra, che il PD continua a definire “primarie”, mentre Laforgia vorrebbe fossero definite “unitarie”, perché da innovare nel nome, ma soprattutto nella forma di consultazione rispetto alle vecchie primarie. Però, dopo le notizie giudiziarie di lunedì scorso, il coordinatore regionale del M5s in Puglia, Leonardo Donno, commentando gli arresti a Bari, ha dichiarato. “Quanto sta accadendo in questi giorni a Bari deve fare riflettere seriamente tutte le forze politiche e coloro che ricoprono incarichi pubblici, politici e tecnici. Le indagini della Procura e le misure cautelari già adottate segnalano un’emergenza quanto al voto di scambio politico-mafioso e alle infiltrazioni della malavita organizzata nella pubblica amministrazione che non può essere ignorata”. Per poi aggiungere: “l Movimento 5 Stelle si è sempre contraddistinto come una forza politica che ha fatto della legalità, dell’etica pubblica e della trasparenza amministrativa i principi cardine della propria azione politica”. Pertanto, ha proseguito il responsabile pugliese dei pentastellati, “a Bari, dopo anni all’opposizione, abbiamo scelto di provare a creare un fronte unito, progressista, per garantire ai baresi un rinnovamento e soprattutto il rispetto di valori e principi fondamentali per una buona amministrazione” e “da settembre 2023 ci siamo assunti la responsabilità di promuovere un percorso di rinnovamento, sostenendo con convinzione la candidatura di Michele Laforgia che, a nostro avviso, rappresenta la più efficace garanzia del rispetto dei principi e valori di cui sopra, per noi irrinunciabili”. Infatti, ha chiarito Donno: “La candidatura di Laforgia, in particolare, rispecchia i requisiti di rinnovamento di una classe politica che possa seriamente e autorevolmente guidare la città di Bari”, perché “abbiamo bisogno, oggi più che mai, di dare un segnale chiaro agli elettori della stella polare che ci guida, che è il bene dei cittadini, da perseguire attraverso un’azione amministrativa rigorosa, trasparente, equa, innovativa”. Quindi, ha concluso Donno, “serve una svolta, un necessario cambio di passo” e “come Movimento non possiamo e non vogliamo voltare lo sguardo dall’altra parte rispetto alle informazioni che le indagini in corso stanno rendendo di pubblico dominio, che, anzi, ci spingono a tenere ancora più alta l’asticella della fermezza”. Affermazione, quest’ultima, che sembrerebbe voler avvertire sin d’ora i Dem barese che il M5S, alle prossime amministrative del capoluogo, se il candidato unitario della coalizione di centrosinistra sarà Laforgia, il M5S sarà parte della squadra, diversamente si tirerà fuori e si presenterà con un proprio candidato sindaco. E, quindi, se si vorrà mantenere la compattezza della coalizione, le “primarie” o “unitarie” che siano, sono perfettamente inutili. Perciò se fosse effettivamente questo il messaggio del M5S, sarebbe un’ultima novità non da poco nel campo dei progressisti baresi. Per scoprirlo, però, occorrerà attendere la riunione del prossimo tavolo di coalizione.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 2 Marzo 2024

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