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Il centrodestra non ha ancora il nome del candidato sindaco

Neppure il termine del 30 settembre scorso, paventato dal responsabile pugliese di Forza Italia, Luigi Vitali, è stato rispettato dalla coalizione del centrodestra locale per scegliere il nome da candidare a sindaco di Bari alle prossime amministrative della primavera 2019. Infatti, anche il tavolo regionale del centrodestra di questo inizio settimana si è concluso con un nulla di fatto, nonostante questa volta un nome della cosiddetta “società civile” (quindi, non appartenente ad alcuna delle forze politiche che compongono la coalizione) e disponibile a candidarsi a sindaco di Bari c’era. Un nome, Gaetano Roberto Filograno, che non solo sarebbe al di sopra della mischia in cui da tempo si è forse  impantanato il centrodestra pugliese, ma che in caso di candidatura potrebbe a livello personale raccogliere consensi sia nell’area pentastellata cittadina, perché considerato persona stimata dal vice premier Luigi Di Maio, sia nell’interno del centrosinistra che non vede di buon occhio il sindaco uscente, Antonio Decaro del Pd, che da quattro anni amministra la Città in teoria per gli interessi della collettività, ma in pratica a tutela probabilmente e prevalentemente di ben definite e consolidate lobby di potere locale. Consorterie, queste, che nel capoluogo pugliese si sono radicate e consolidate da tempo trasversalmente, per impedire ogni possibilità di innovazione e rinnovamento della classe dirigente locale. E, quindi, di ostruzionismo ad un vero cambiamento nel modo di amministrare la “Cosa pubblica” a Bari. Sta di fatto, però, che nonostante tali premesse che potrebbero verosimilmente fare conseguire una lusinghiera vittoria alla coalizione del centrodestra nella Città di Bari, dopo ben tre sconfitte consecutive alle amministrative, neppure un nome come quello di Filograno è riuscito a mettere d’accordo le varie anime locali del centrodestra. Al tavolo, infatti, si continuano a perpetuare vecchi riti ed a riesumare le antiche diatribe che già in passato hanno sconquassato codesta coalizione. A ben vedere parrebbe che il centrodestra locale agisca quasi come i manzoniani “polli di Renzo”. Infatti, il centrodestra locale invece di unirsi, per cercare di strappare una vittoria quasi a portata di mano al Comune di Bari alle prossime amministrative, considerati i tanti fattori contingenti, nazionali per lo stato comatoso in cui versa il centrosinistra, e locali per il mal contendo diffuso che da tempo regna in città nei confronti dell’Amministrazione in carica, si divide in fazioni configgenti, dove ognuna di esse propone sistematicamente il proprio candidato di bandiera, rendendo di fatto impossibile l’individuazione e la convergenza su un candidato a sindaco di Bari unitariamente. E così all’interno del centrodestra barese, oltre ad imperare la confusione, continua a regnare sovrano l’autolesionismo che in passato è stato la principale causa delle sconfitte non soltanto alle amministrative baresi. E, questa volta, per il centrodestra pugliese non c’è più neppure l’alibi che ad intralciare le possibilità di un accordo che individui un candidato sindaco per Bari “super partes” ci sia, come in passato, l’ingombrante figura egemone di un’ex ministro ed all’epoca leader incontrastato del maggior partito della coalizione, quale è stato Raffaele Fitto. Ora, per il centrodestra barese, il problema principale per addivenire ad un accordo unitario potrebbe consistere nel fatto che a sedersi al tavolo delle trattative non sono unicamente i responsabili regionale o provinciali delle singole forze politiche aderenti alla coalizione, ma insieme ad essi intervengono anche i consiglieri comunali baresi che si considerano rispettivamente potenziali candidati vincenti alla carica di Primo cittadino. Fatto, quest’ultimo, che difficilmente porterà ad una soluzione rapida, unitaria e potenzialmente vincente per il centrodestra, perché ciascuno dei consiglieri baresi pretendenti alla candidatura a sindaco pensa unicamente alle proprie fortune e non a quelle dell’intera coalizione di cui vuole far parte, ma non da “soldato semplice”. Quindi, nulla di più deleterio per instaurare un percorso unitario che possa portare il centrodestra a riconquistare la poltrona più ambita del Palazzo di Città. A livello barese, infatti, quello che manca al centrodestra del dopo Pinuccio Tatarella è una figura autorevole che, dopo aver  individuato un nome potenzialmente vincente per la candidatura a sindaco, lo faccia praticamente  “imporre” dai livelli più alti di ciascuna delle forze politiche che compongono la coalizione. Infatti, se anche sta volta continuerà a mancare nel percorso unitario del centrodestra barese il presupposto innanzi ipotizzato, allora le possibilità di vittoria, nonostante le condizioni nazionali e locali molto favorevoli per un ritorno di un sindaco espressione del centrodestra alla guida della città di Bari, saranno alquanto ridimensionate. “Iena ridens” ma non troppo, perché alle prossime amministrative le sorprese potrebbero arrivare anche con il nome di qualche altro candidato sindaco che porterebbe scompigliare non solo il centrosinistra, ma anche il centrodestra. Il “casi” Messina e Potenza docent.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Ottobre 2018

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